"Il premier vacilla per Qatargate e altre scelte. Ma ora anche i suoi elettori sono irritati"

L'ex ufficiale Avi Melamed: "Netanyahu mosso da interessi politici"

"Il premier vacilla per Qatargate e altre scelte. Ma ora anche i suoi elettori sono irritati"
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Avi Melamed è un ex ufficiale dell'intelligence israeliana, è stato consigliere per gli Affari arabi di Ehud Olmert ai tempi in cui l'ex premier fu sindaco di Gerusalemme ed è stato negoziatore nella prima e seconda Intifada.

Il governo Netanyahu vota per licenziare il capo dello Shin Bet, Ronen Bar, e la procuratrice generale, Gali Baharav-Miara. È uno scontro senza precedenti. Cosa sta accadendo?

«Ufficialmente la ragione è la perdita di fiducia in Ronen Bar e sostanziali divergenze di opinione con la procuratrice. Ma il premier è mosso da motivazioni politiche. L'intelligence sta indagando sul sospetto che i suoi consiglieri abbiano svolto servizi di marketing per promuovere gli interessi del Qatar».

Quanto può essere pericoloso il caso per Netanyahu?

«Una dei maggiori sospetti è che il premier abbia incoraggiato il passaggio di flusso di denaro dal Qatar a Gaza. Non dimentichiamo che il Qatar è il principale finanziatore di Hamas. E molti israeliani sono preoccupati e arrabbiati. Lo scandalo è serio. Ma il governo e i suoi sostenitori se la prendono con queste figure perché dicono che non sono state elette e che, essendo sotto il controllo dell'esecutivo, devono obbedire. Ci sono forze nel governo e a destra che non nascondono il desiderio di rimuovere certi personaggi chiave per raggiungere i propri obiettivi politici».

Quali sono questi obiettivi?

«Il governo è influenzato da due forze, gli ultraortodossi e gli ultranazionalisti di destra. La loro agenda collide con quella della maggioranza degli israeliani. Ma se questi partiti votassero contro il governo, l'esecutivo cadrebbe».

La piazza contesta. È una minoranza rumorosa?

«Credo il contrario. Molti sostenitori del Likud, il partito del premier, sono a disagio. Stimano Bar, che vuole portare avanti il lavoro fatto finora, e anche la procuratrice. Sono sospettosi, convinti che Netanyahu sia mosso da interessi politici e personali, illegittimi. Fanno parte della classe media, servono nell'esercito o sono riservisti. Sono arrabbiati per le manifestazioni di violenza dei coloni in Cisgiordania e perché il premier esclude gli haredim (gli ebrei ultraortodossi) dal servizio nelle Forze Armate».

La Corte Suprema ha congelato la decisione su Bar. Cosa succederà ora?

«La Corte chiederà al governo di spiegare le sue ragioni. E valuterà se la decisione è legale»

Il premier potrebbe scivolare sul Qatargate?

«Il caso potrebbe modificare i giochi e forzare Netanyahu ad andare a elezioni. Ma il Paese affronta una crisi civile che precede il 7 ottobre. E Netanyahu cerca di rafforzare la base».

In che modo?

«Valuta una coalizione basata sui partiti sionisti, che ora non sono rappresentati. Ma credo sia meno possibile che resti al potere dopo le prossime elezioni. Il premier cerca di affermarsi come leader che ha segnato la Storia, ma la sua figura è sempre più controversa e nell'opinione pubblica il risentimento cresce».

La piazza contesta anche il mancato ritorno degli ostaggi. Di chi è la colpa se non sono ancora tornati tutti?

«In effetti alcune persone coinvolte nei negoziati sostengono che, a causa della debolezza delle istruzioni date da Netanyahu ai negoziatori, Israele ha perso una o più opportunità per la liberazione degli ostaggi.

Quel che sta accadendo è che gli interessi opposti di Hamas e Israele difficilmente porteranno al rilascio di tutti i rapiti. Hamas li usa come arma di pressione per sopravvivere. Netanyahu e il suo governo hanno come primo obiettivo che Hamas vada via da Gaza. Sono interessi non conciliabili. Le parti sono bloccate, senza vie d'uscita».

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