
Lo status della Crimea e delle quattro regioni ucraine occupate dalla Russia sono «l'elefante nella stanza» nei colloqui di pace tra Mosca e Kiev. In una lunga intervista con l'ex conduttore di Fox News Tucker Carlson, l'inviato di Donald Trump Steve Witkoff spiega che a suo parere il più grande ostacolo alla risoluzione della guerra è proprio se l'Ucraina cederà o meno tali territori. Le regioni orientali di Donetsk, Luhansk, Zaporizhzhia e Kherson sono state annesse illegalmente durante l'invasione della Russia, e Kiev si oppone fermamente alla loro cessione. «Sono russofoni - sottolinea Witkoff - Ci sono stati referendum in cui la stragrande maggioranza della gente ha indicato di voler essere sotto il dominio di Mosca. La domanda è: il mondo riconoscerà che si tratta di territori russi? Può Volodymyr Zelensky sopravvivere politicamente se lo riconosce? Questa è la questione centrale». Il leader di Kiev ha ribadito la scorsa settimana «che non riconosciamo i territori occupati come russi», e la questione sarà discussa durante i colloqui che riprendono domani in Arabia Saudita, con i funzionari statunitensi pronti a incontrare sia i colleghi russi che ucraini (le due parti in guerra saranno in stanze separate e non si incontreranno faccia a faccia, come fa sapere il Washington Post).
Uno dei negoziatori di Mosca, Grigory Karasin, dice di aspettarsi «almeno qualche progresso», e che si recherà a Riad con spirito «combattivo e costruttivo». L'inviato Usa, intanto, ribadisce pure che «ci saranno le elezioni in Ucraina»: «Penso che Zelensky stia facendo il possibile e sia in una posizione molto, molto difficile. Si trova di fronte a una nazione nucleare e che ha quattro volte la popolazione del suo paese, e quindi deve sapere che verrà schiacciato. Ora è il momento migliore per lui per concludere un accordo, il presidente Trump gli offrirà il miglior accordo possibile». Quindi, ripete che «non possiamo semplicemente dare soldi per sempre all'Ucraina perché potrebbero finire in polvere e non possiamo correre il rischio di una guerra nucleare, nemmeno un'azione tattica, che basterebbe per far crollare i mercati azionari in tutto il mondo». «Nessuno dice che non dovremmo aiutare Kiev oggi e nella ricostruzione in seguito, ma deve avvenire a certe condizioni», prosegue, e per questo a suo parere rimane cruciale che ci sia un piano sostenibile.
Witkoff ha parlato del rapporto personale tra Putin e Trump («Lo Zar ha pregato per lui dopo che gli hanno sparato») e tocca pure le relazioni tra Usa e Iran, con cui Trump «vuole stabilire un rapporto di fiducia», e illustra dettagliatamente il contenuto della lettera inviata dal presidente a Teheran. Il 7 marzo, il tycoon ha rivelato di aver inviato un messaggio alla Repubblica islamica per proporre di riprendere i negoziati sul nucleare o rischiare un'azione militare, affermazioni interpretate come una «minaccia» da Teheran.
Secondo l'inviato speciale invece, Trump (che durante il primo mandato ha ritirato gli Stati Uniti dall'accordo sul nucleare iraniano) ha scritto di «essere un presidente della pace, e non c'è motivo di ricorrere alle armi. Dobbiamo parlare, mettere da parte le divisioni».
Se il Governo ucraino avesse concesso l'autonomia alle regioni abitate da popolazioni di lingua e cultura russa (come fece l'Italia per l'Alto Adige) questa guerra non sarebbe nemmeno iniziata,.
Vedrete cosa farà Putin dopo avere incassato l'Ucraina !
Eventuali aiuti militari dei "Volenterosi" non cambieranno le sorti della guerra.
Se veramente ama il suo Paese, Zelensky deve accettare trattative di pace su posizioni realistiche con la mediazione degli USA.
Continuare una guerra persa significa solo altre distruzioni e altre migliaia di morti.
Se il Governo ucraino avesse concesso l'autonomia alle regioni abitate da popolazioni di lingua e cultura russa (come fece l'Italia per l'Alto Adige) questa guerra non sarebbe nemmeno iniziata,.