La «contestazione», esplosa nel 1968, aveva le sue ragioni. L'università era inadeguata alle sfide di una società civile e politica in fermento. La popolazione studentesca era cresciuta in misura esponenziale. Gli atenei non erano in grado di sostenere quel ritmo di sviluppo e, d'altro canto, molti docenti, legati a modelli elitari di cultura, si arroccavano, incapaci di comprendere la situazione e di aprire un confronto e un dialogo. Ma non basta. A ben vedere, quella contestazione studentesca dava visibilità al malessere esistenziale dei «figli del benessere». Non a caso un grande pensatore cattolico, Augusto Del Noce, avrebbe definito la contestazione una «rivolta contro la società del benessere o tecnologica o tecnocratica o opulenta».
Ben presto la contestazione non si limitò a postulare la riforma dell'università ma giunse ad auspicare il rovesciamento del sistema del quale l'università era un pilastro. Divenne così ribellione contro la società capitalistica e contro il sistema democratico rappresentativo. Poi, come è noto, parte di essa degenerò incontrando una montante protesta operaia o trovando il suo prolungamento nei «partiti armati» e nell'eversione politica.
Il centro di irradiazione della contestazione fu, all'inizio, l'Università di Trento. Un giovane studente di sociologia, Giovanni Tassani, ne visse, proprio lì in quell'ateneo, l'inizio, ma ben presto se ne distaccò. Oggi, divenuto un noto studioso di storia ed esperto archivista, egli ha raccolto in un corposo volume dal titolo Su tempi appena trascorsi. Esperienze, connessioni, dettagli (Una città editrice, pagg. 360, euro 18) sue interviste, articoli, saggi, interventi congressuali particolarmente interessanti. All'epoca giovane intellettuale cattolico, Tassani, dopo la laurea, abbandonato il mondo dei contestatori (molti dei quali finiti nei movimenti estremisti o fra gli extraparlamentari) e messa da parte la sociologia, decise di restare a sinistra, nell'ambito della sinistra cattolica, pur senza «appartenenze». Era rimasto colpito dalla lettura della Rivista trimestrale di Franco Rodano e dalla sua «critica al limite anarchico presente in Marx»: il che, per inciso, conferma l'importanza (spesso misconosciuta) di quel piccolo ma intellettualmente agguerrito gruppo di cattolici comunisti raccolti attorno a Rodano e studiati da Augusto Del Noce nel saggio Il cattolico comunista (Rusconi). Tassani ebbe rapporti con molte riviste come Il Regno e il Mulino, ma cominciò a frequentare, con spirito anticonformista, anche cattolici che non appartenevano alla tradizione progressista, nonché esponenti del mondo di quella che veniva etichettata come «cultura di destra».
Divenne amico e confidente di Gianni Baget Bozzo. Sono particolarmente suggestive proprio le pagine dedicate da Tassami a questo intellettuale cattolico, divenuto sacerdote in età matura e definito da Massimo Cacciari una delle personalità più complesse della cultura italiana del secondo Novecento. L'itinerario culturale e politico di Baget Bozzo appare in effetti tortuoso: collaboratore di Cronache sociali, culla della sinistra cattolica di Dossetti, aveva poi fondato il filo-tambroniano Lo Stato e diretto la rivista teologica Renovatio, voluta dal cardinale Siri col quale poi ruppe quand'egli, già contrario all'apertura a sinistra, manifestò disponibilità per il compromesso storico; infine, dopo la militanza socialista, era venuta quella con Forza Italia. Baget Bozzo, come ricorda Tassani, si avvicinò a Silvio Berlusconi sia perché convinto che il disegno di questi rappresentava «una scommessa di libertà, valore per lui centrale», sia perché non riteneva opportuno consegnare l'Italia a un Pds «in parte acerbo e in parte egemonico». Non è privo di significato che il discorso più bello e intenso dell'intera carriera politica di Berlusconi, quello di Onna sulla ricorrenza del 25 aprile 2009, portasse l'impronta di Baget Bozzo e che fosse l'ultimo contributo politico del sacerdote intellettuale.
Tassani ricorda che Berlusconi chiese a Baget Bozzo di preparargli il discorso e aggiunge: «ne sono testimone, perché, ospite suo (di Baget Bozzo, ndr) a Genova, mi chiamò e disse: Giovanni, mi ha telefonato Berlusconi, vuole che gli prepari il discorso, ragioniamone insieme. E un pomeriggio siamo stati lì a conversare e ragionare. Poi lui ha fatto di suo: io gli feci solo da reagente, per facilitare l'elaborazione spontanea delle idee. Era lucidissimo. Quella mattina stessa aveva saputo scrivere quattro articoli, per altrettante diverse testate, quasi certamente su argomenti diversi. Pensai allora che si fosse davvero ripreso. E invece pochi giorni dopo ricevetti la telefonata in cui mi si comunicava che era morto nel sonno».
Intellettuale libero da condizionamenti ideologici e aperto al confronto, Tassani offre squarci interessanti sul mondo dei cattolici ricordandone iniziative culturali, giornalistiche e politiche spesso ignorate: dalle Edizioni Cinque Lune, che pubblicarono opere importanti di saggistica storico-politica anche di autori stranieri (come, per esempio, lo splendido volume di Loubet del Bayle su I non-conformisti degli anni Trenta) fino ai Convegni di studio della Dc di San Pellegrino e di Lucca, dove Augusto Del Noce, in una memorabile relazione, affrontò «il problema politico dei cattolici» ovvero dell'«unità politica dei cattolici» dinanzi alla «società del benessere». Neppure tralascia di analizzare le manifestazioni più significative di resistenza o dissenso, culturale e religioso, nei confronti del Concilio Vaticano.
Quando, messa da parte la sociologia, cominciò a interessarsi di storia culturale e politica Tassani scoprì la lezione metodologica e storiografica di Renzo De Felice e a tale lezione si rifanno le sue ricerche storiche, a cominciare dal volume Diplomatico tra due guerre. Vita di Giacomo Paulucci di Calboli Barone (Le Lettere), biografia di uno dei più importanti ambasciatori italiani del secolo passato basata su una ricca e inedita documentazione archivistica.
La scoperta dell'importantissimo archivio privato di Paulucci di Calboli Barone, da lui ordinato e valorizzato, è all'origine di numerose altre ricerche storiche - fra le altre mi piace segnalare i contributi dedicati al «caso Dreyfus» - tutte condotte con quello spirito di onestà intellettuale e di obiettività nella ricostruzione dei fatti proprio dell'insegnamento di Renzo De Felice.
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