Ad Ardea, dove la genuinità è di casa

Ad Ardea, dove la genuinità è di casa

Renato Mastronardi

Il sito, che è un pianoro di tufo sul quale sorge la mitica Ardea, risulta frequentato da circa quattromila anni. E, non per caso, le prime notizie sulle sue origini si leggono nell’Eneide di Virgilio, quando il poeta della grandezza di Roma attribuisce la fondazione della città a Danae, la donna greca, madre di quel Perseo che venne buttato in mare, chiuso in una cassa insieme al figlioletto, per volontà di Giove. La cassa sospinta dal mare si arenò sulla spiaggia di Ardea. Sulla quale, al tempo della guerra tra gli esuli troiani e gli abitanti autoctoni, regnava Turno, sfortunato amante della vergine Camilla. Leggende ed epica a parte, resta comunque confermato che intorno al VII secolo avanti Cristo Ardea era già una cittadina fortificata. E questo è un dato storico. Nel medioevo la città subì la sorte della maggior parte delle cittadine italiane: venne devastata dal succedersi delle invasioni barbariche. Intorno all’anno Mille, invece, il Castrum Ardeae divenne un possedimento dei monaci benedettini di San Paolo. Ad essi si deve la prima spinta alla rinascita e il ritorno a una prosperità economica di tutto il territorio circostante. Uno sviluppo così accentuato e repentino che, dopo il 1200, condannò tutto l’ardeatino ad essere oggetto di aspre contese tra le grandi famiglie della nobiltà romana. Perciò fino al oltre il Cinquecento, si alternarono sul «trono» feudale di Ardea, con discutibili ed alterne fortune i Savelli, gli Orsini, i Colonna e, quindi, i Cesarini ed i Caffarelli. Ma, in pratica, dai tempi del pontificato di Sisto V, il vero signore del vasto territorio fu Giovanni Valente, il temuto capo brigante.
Da vedere
I monumenti del centro storico di Ardea, testimonianza di un passato che affonda le sue radici nei secoli, sono quasi tutti in stato di abbandono. Ma, delle fortificazioni arcaiche (gli Aggeri) rimangono i tre terrapieni dell’Acropoli, della Civita Vecchia e della Casa Lazzara. Anche la grande cinta muraria del IV secolo avanti Cristo è ancora ampiamente rappresentata. Anche le tombe a camera, rinvenuto a Vignacce sono del V-IV secolo avanti Cristo. Eccellenti emergenze, storiche ed architettoniche, arrivano, invece, dalla lettura di alcuni monumenti medioevali: la Chiesa di Santa Marina (XII secolo) con facciata a spioventi e preceduta dai resti di un portichetto sul quale incidono alcune arcate e tracce di ormai obsolete decorazioni ascendenze tardo medioevali si ritrovano anche all’interno della millenaria Chiesa di san Pietro. Di straordinaria valenza, anche leggendaria, è il magnifico Palazzo Sforza Cesarini, eretto dai Colonna nel XV secolo come fortezza aperta agli ardeatini in caso di imminente pericolo.
Da mangiare e da bere
Il menu nasce dalle peculiari attività agricole della zona: dal pascolo, dai vigneti, dagli oliveti, dai frutteti, dagli orti, dall’allevamento di bovini, ovini e animali di bassa cortile. Da qui le specialità: ravioli di ricotta, gnocchi, pollo, abbacchio, antipasti di verdura, mozzarelle di bufala con prosciutto, pasta ai funghi porcini e ai fiori di zucca, coniglio fritto ed arrosti misti.

I vini arrivano dai Colli Albani: l’Amabile doc dal colore giallo carico e dal sapore dolce, morbido e vellutato; il Pinot delle vigne della vicina Aprilia, inconfondibile per colore (rosso) e aromi e sapore (asciutto ma non troppo).

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