Addio pacifismo, la sinistra scopre la realpolitik Calcoli politici e paura, il Carroccio è neutralista

Cosa c’è di diverso rispetto al conflitto in Irak contro il quale i puri della pace alzarono le barricate? Solo qualche orfano di Rifondazione comunista ha protestato. Gli altri hanno messo da parte l’ipocrisia. Intanto la Lega si riscopre neutralista

Addio pacifismo, la sinistra scopre la realpolitik 
Calcoli politici e paura, il Carroccio è neutralista

Accidenti, che strano: non ho visto nemmeno una bandiera arco­baleno. Sui balconi, dico. Alle fine­stre. E nemmeno per strada. Fateci caso: non ci sono vessilli della pa­ce. Neppure uno. Eppure vi ricorda­te quanti ne sventolavano ai tempi dell’Irak? La situazione non è poi così diversa:allora c’erano i raid ae­rei, un dittatore arabo, le popolazio­ni oppresse da difendere, qualche interesse per il petrolio. Adesso ci sono i raid aerei, un dittatore ara­bo, le popolazioni oppresse da di­fendere, qualche interesse per il pe­trolio. Dov’è ladifferenza?Bisogna chiederlo agli esperti della Settima­na Enigmistica, rubrica «aguzza la vista».

Intanto la guerra è cominciata. E stavolta, nessuna indignazione. Sa­rà che le prime bombe à la carte so­no state francesi? Si sa come sono i nostri cugini, charmant anche quando sparano: le due fregate mandate in avanscoperta si chia­mano Jean Bart e Forbin, gli aerei Rafale. Sentite com’è chic? Essere presi a cannonate dalla Forbin di sicuro è meno doloroso, il Rafale probabilmente sgancia i suoi siluri micidiali con uno spruzzo di Cha­nel n.5. Dev’essere per forza così, perché altrimenti avremmo già le piazze invase, i balconi otturati di vessilli, Agnoletto e Casarini alla guida di una maxi marcia della pa­ce, con gli striscioni delle Acli, e i pullman pagati dalla Cgil. I disob­bedienti, in nome della pace, avreb­bero già spaccato un paio di vetri­ne. E Annozero avrebbe già organiz­zato una puntata speciale sul pon­te di Tripoli, con diretta della con­tessina Beatrice Borromeo avvolta nella bandiera arcobaleno davanti alla base di Aviano. Invece, niente.

Le agenzie regi­strano una dichiarazione di Gino Strada, un po’ di orfani di Rifonda­zione comunista e poco altro. C’è Il Manifesto , che onora la linea pacifi­sta, qualche francescano sparso. E nulla più. Ma dove sono finite le masse pacifiste? Dove sono le ma­ree colorate che sfilavano dietro la grande scritta «senza se e senza ma»? Dove sono quelli dell’artico­lo 11 della Costituzione? Chissà: forse sono distratti. Forse è colpa del week end lungo.

Forse il pacifi­smo si è concesso l’ultimo week end a Saint Moritz. O forse l’ubria­catura patriottica ha fatto dimenti­care che «la guerra giusta non esi­ste », come urlavano solo poco tem­po fa. Se è così, beh, cari amici pacifisti, c’è ancora tempo. Ora che togliete la bandiera tricolore dal balcone, potete subito sostituirla con quella arcobaleno. Ora che a Saint Moritz la neve si scioglie potrete invadere Roma con un corteo. E così potrete chiedere ai leader della sinistra, co­me mai ai tempi dell’Irak sfilavano al vostro fianco senza se e senza ma e adesso invece sono così pieni di se e di ma da arrivare a dire, come Francesco Boccia, che «concedere le basi è il minimo, bisogna fare di più». Ma certo, di più: ci manca so­lo che chiedano di radere al suolo Tripoli, magari usando testate nu­cleari e armi batteriologiche, e poi la conversione sarebbe comple­ta… Per carità, la realpolitik va bene.

Figurarsi: sono anni che la predi­chiamo. Sono anni che diciamo che un dittatore si può anche bom­­bardare, se serve a salvare vite uma­ne. Sono anni che non ci scandaliz­ziamo per il fatto ch­e le guerre si fac­ciano anche per interessi economi­ci, perché da sempre avviene così. Quello che ci fa un po’ paura è l’inte­gralismo dei neofiti. Soprattutto, fa un po’ ridere pensare che si possa manifestare per mesi urlando che «non esiste una guerra giusta» e poi scoprire all’improvviso che una guerra giusta esiste. E pure vicino a casa. Sarebbe interessante sentire come riescono spiegarglielo i verti­ci del Pd ai pacifisti. Sempre ci fosse­ro ancora i pacifisti, naturalmente. E sempre ci fossero ancora i vertici del Pd. So qual è la giustificazione pron­to uso: questa guerra è figlia di una decisione Onu, dunque si può fare. Ma se una guerra giusta non esiste, come può esistere dopo una dichia­razione Onu? E poi ce li ricordiamo bene i Pax Cristi con Pd al seguito quando sfilavano dicendo che l’ar­ticolo 7 dell­e Nazioni Unite impedi­sce comunque la guerra.

Ce lo ricor­diamo Dario Franceschini quando dichiarava: «L’approvazione del­l’Onu non basterebbe». E allora? Che cos’è cambiato? Sarà che alla guida degli Stati Uniti c’è il demo­cratico Obama e non il perfido Bu­sh? Yes we can : le bombe black so­no politicamente corrette? Profu­mano anch’esse come le verdurine dell’orto di Michelle?O forse la sini­stra di casa nostra, nella sua totale confusione, ha scambiato Ghedda­fi con Berlusconi, per via dell’anti­co rapporto, ed è intimamente con­vinta che bombardando Tripoli si bombardi un po’ anche Arcore?

Quanta ipocrisia: ai tempi della guerra in Baghdad i seguaci di Sad­dam venivano definiti «resistenza irachena». Se c’è qualcuno dispo­sto a definire i seguaci di Gheddafi «resistenza libica» si faccia avanti subito.

Altrimenti potremo dire, una volta per tutte, che quel pacifi­smo era una fetenzia, robetta stru­mentale. E che le guerre, dall’Irak alla Libia, si possono fare. Di sicuro non sono mai belle. Ma, a volte, possono anche essere giuste.

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