È stata chiesta dal pm Maura Ripamonti una condanna a 13 anni e quattro mesi di carcere per Hassine Hamis, a processo con il rito abbreviato per il tentato omicidio del viceispettore Christian Di Martino (nella foto, con la premier Giorgia Meloni). Il 37enne marocchino irregolare, con precedenti penali e 22 alias, l'8 maggio scorso alla stazione di Lambrate ha accoltellato il poliziotto, che si era salvato praticamente per miracolo, grazie all'intervento dei colleghi e alle delicate operazioni cui è stato sottoposto al Niguarda. La sentenza è attesa per il 23 gennaio.
All'udienza di ieri era presente Hamis, non la vittima, che è parte civile nel processo assistita dall'avvocato Massimo Del Confetto dello studio Lexalent. Il gup Silvia Perrucci ha respinto la richiesta della difesa, rappresentata dall'avvocato Tiziana Bacicca, che voleva per l'imputato una perizia psichiatrica. Per il giudice, sul 37enne non ci sono evidenze nella storia clinica di una patologia psichiatrica, anche se abusa abitualmente di alcol e sostanze stupefacenti. Insieme al tentato omicidio, la Procura contesta all'uomo altre sette imputazioni. I reati di resistenza, lesioni nei confronti di altri due agenti, porto del coltello (aveva una lama di 20 centimetri) e false attestazioni sull'identità. Si aggiungono le lesioni nei confronti di una passante colpita alla testa quella sera dai sassi lanciati dal marocchino, che si trova tuttora a San Vittore. Poi i reati di «attentato alla sicurezza dei trasporti», per il lancio di pietre contro i treni, e di danneggiamento di un convoglio regionale. In aula, a porte chiuse, l'imputato ha reso dichiarazioni davanti al gup, ribadendo la propria versione di quei fatti, già data dopo l'arresto. Cioè che abusava di benzodiazepine, che aveva paura perché alcune persone lo perseguitavano, che credeva che chi si era avvicinato a lui volesse fargli del male, non essendosi accorto che erano poliziotti. «Chiedo scusa», ha detto Hamis. La difesa ha chiesto per lui l'assoluzione per mancanza di volontarietà e in subordine «la valutazione del fatto come colposo», senza dolo appunto. Il legale di parte civile si è associato alle richieste del pm (i 13 anni e 4 mesi sono al netto dello sconto di pena previsto dal rito) e ha anche chiesto un risarcimento danni di 150mila euro. A titolo inevitabilmente simbolico, considerata la condizione di Hamis.
Di Martino ha rischiato di perdere la vita. Ha riportato «ferite penetranti a organi interni», polmone, duodeno e reni, con emorragia interna gravissima.
Per salvarlo sono state necessarie anche quasi cento sacche di sangue trasfuso. Si trova ancora in congedo per malattia, ma si dice pronto a tornare in servizio sulla strada. Sarà presto sottoposto a valutazione di idoneità.
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