Siamo davvero agli sgoccioli. Lunedì prossimo, 31 gennaio, scatterà l'ora x per il Museo dell'Alfa Romeo di Arese. La Soprintendenza regionale per i beni ambientali, braccio lombardo del ministero dei Beni culturali, dovrà infatti esprimersi definitivamente sulle sue sorti, dopo il vincolo apposto sia al contenuto (a cominciare dalle circa 250 auto conservate) sia al "contenitore", cioè l'edificio che lo ospita, lo scorso ottobre.
Gli appassionati del Biscione di tutto il mondo stanno facendo pervenire in queste ore decine e decine di appelli al blog nato appositamente per sostenere la causa del mantenimento del Museo nella città che lo ospita da sempre (fu fondato nel 1976), ultima vestigia di un marchio nobile e unico, icona planetaria dell'auto sportiva per eccellenza, che - prima dell'infausto passaggio alla Fiat nel 1986 - ha fatto fremere di ardore seguaci di ogni continente.
Intanto, com'era prevedibile, a Torino non sono stati con le mani in mano. Evidentemente indispettita (per usare un eufemismo) dalla decisione della Soprintendenza di Lombardia, che appose il vincolo su richiesta del Comune di Arese e in primis del suo sindaco, Gianluigi Fornaro (Pdl), e del Consiglio comunale, pare che Fiat abbia fatto fuoco e fiamme a Roma per ribaltare la posizione del ministero.
E proprio quella di un clamoroso ribaltone è la spada di Damocle che pende sulla testa dei sostenitori di Arese e che è vissuta in queste ore come un vero e proprio anatema. Così, si va avanti a sperare, battendo sul tam tam del passaparola, che ha messo in agitazione mezzo mondo.
Dal canto suo, il sindaco Fornaro - tetragono sulle sue posizioni condivise da tutti i fan del Biscione ma anche dal mondo sindacale - non fa neanche un mezzo passo indietro, affermando anzi che l'eventuale acquisizione di Alfa Romeo da parte di Volkswagen sarebbe la manna dal cielo. Ecco le sue parole: "Se speriamo che arrivino i tedeschi? Certo, magari! Di sicuro qui ci sarebbe più lavoro. Nella peggiore delle ipotesi il Centro stile, che nel 2009 è anche formalmente emigrato a Torino, tornerebbe nella sua sede naturale. Per non parlare del museo e del suo contenuto".
Del resto, sul fatto che Volkswagen sarebbe la scelta giusta per valorizzare il marchio milanese, nessuno ha dubbi: "Basterebbe guardare a come il gruppo tedesco ha saputo e voluto rilanciare la Lamborghini, senza sradicarla dal suo territorio, mentre qui Fiat ci ha lasciato solo ruderi", taglia corto Fornaro il quale, dalla sua, sa di poter contare su vere e proprie "divisioni" di sostenitori.
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