«Adesso sto meglio, ma i primi giorni non riuscivo a dormire, avevo gli incubi».
Sono reduci dall'intervista rilasciata in esclusiva ieri sera alla trasmissione di Rete4 Dritto e rovescio condotta da Paolo Del Debbio (e il cui audio ci è stato concesso gentilmente) la coppia di fidanzati reggiani 20enni rimasti vittime della bolgia umana che a Capodanno in piazza Duomo a Milano li ha travolti e nella quale lei, la ragazza, si è sentita mettere le mani addosso. Ad oggi infatti sono ben 8 le giovani abusate quella notte, tutte rintracciate dalla Procura di Milano dopo l'analisi dei frame delle telecamere di sorveglianza. Le immagini hanno ripreso infatti i momenti concitati di quelle violenze.
«Quella sera, dopo la mezzanotte, ci siamo spostati sotto i portici perché c'era poca aria e non riuscivamo a stare (in mezzo alla piazza, ndr) - racconta la giovane emiliana alla giornalista di Mediaset - Abbiamo iniziato a camminare mano nella mano, il mio ragazzo era davanti a me. A un certo punto sento una mano che fruga sotto il mio vestito, cerco in ogni modo di toglierla senza riuscirci. Inizio a urlare e chiedo a lui di mettermi davanti e dopo 10-15 secondi riesce a trascinarmi via. Ho iniziato a tremare e non respiravo più. Ho iniziato a piangere».
Per i fatti di Capodanno in piazza Duomo i magistrati milanesi indagano sul «tahrrush gamea». Il termine arabo significa letteralmente «molestie di gruppo» e fu utilizzato per la prima volta in Egitto nel 2005 quando le forze dell'ordine cercavano di reprimere le proteste delle donne al Cairo, in piazza Tahrir. A Milano lo stesso fenomeno si riscontrò per la prima volta durante il Capodanno 2023, sempre in Duomo, quando venne aperta la prima inchiesta. Per questo la giornalista chiede alla ventenne reggiana se quella notte ha capito di essere finita proprio all'interno di un gruppo di uomini che cercavano di circondarla e che non la lasciavano più andare via. «Lì per lì non me ne sono resa conto però secondo me c'erano altri uomini con lui...» dice la ragazza.
Interrogata quindi sull'aspetto del suo aggressore la giovane dichiara: «Mi ha guardata, non ha detto nulla, ma si vedeva che non era a posto con la testa. Era di origine pakistana o indiana, ricordo che indossava una camicia blu».
Interviene il fidanzato. E spiega all'intervistatrice: «All'inizio non avevo capito, pensavo la stessero schiacciando e basta, perché c'era tanta gente - racconta-. Quando mi ha detto della mano sotto i vestiti, mi sono girato e avevo altre 4-5 persone girate verso di me. L'ho preso di forza». E conclude: «Se non ci fossi stato io sarebbe finita peggio».
Conclude la
fidanzata: «Sono andata dalla polizia e dopo 10 secondi è arrivata un'altra ragazza. Ricordo solo che l'ho sentita urlare». Se ripensi a quel momento, ti sei sentita una preda? «Si» chiosa senza esitare la ventenne reggiana.
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