Ci sono sfide che anche i grandi campioni preferiscono non affrontare oltre. Ci sono gare dove il traguardo non è la vittoria, ma la liberazione. Dal dolore, dalle ansie. Elena Fanchini lo aveva capito da tempo e con la saggezza delle persone miti ha affrontato tutte le prove che una vita troppo breve le aveva inanellato davanti come le porte di uno slalom troppo gigante per i suoi grandi occhi e il suo sorriso largo, sempre sincero.
Ieri sera Elena è morta: classe 1985, la più grande delle sorelle di Montecampione, ha chiuso gli occhi, dopo una lunga malattia che aveva scoperto negli ultimi anni della sua attività, prima del ritiro nel 2017 a pochi mesi dai Giochi Olimpici. Aveva 37 anni, uno in più della sorella Nadia e tre in più rispetto a Sabrina. Le sorelle Fanchini erano e resteranno una cosa sola, uno dei doni più belli dello sci azzurro. Elena era la più forte e la più fragile insieme.
Sfortunata, quanto brava. Sette anni fa aveva scoperto quel male per caso, attraverso dei controlli. Da allora aveva combattuto come sempre, vinto ancora poi perso. Sempre accanto alle sorelle che intanto arrivavano pure al termine della loro carriera, ma iniziavano la seconda manche della loro vita. Amore, nozze, figli. Quattro nipotini che per Elena sono stati la linfa fino all`ultimo. Il male si era riaffacciato questa estate, come un avversario senza scrupoli. Sofia Goggia ne aveva parlato poche settimane fa, dedicandole una delle sue vittorie e recapitandole quel pettorale rosso che anche Elena aveva spesso indossato.
Fanchini è stata uno dei talenti più cristallini della squadra di velocità, capace di vincere 2 discese a 10 anni di distanza nel 2005 in Canada e nel 2015 a
Cortina. In curriculum aveva anche l`argento Mondiale targato Santa Caterina 2005, alle spalle di Janica Kostelic, quando non aveva ancora 20 anni. Gli allenatori parlarono di miracolo. Ciao Elena, campionessa per sempre.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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