Angela Carini si è arresa a Imane Khelif dopo 46 secondi. "Fa troppo male", ha detto al suo angolo lamentandosi della potenza dei pugni dell'avversaria. In quel momento, ha deciso che per lei l'incontro doveva finire così, per abbandono. Avrebbe potuto vincere? Forse no, ai punti la vittoria sarebbe probabilmente andata all'avversaria, perché già da quel primo minuto i suoi colpi entravano di più e meglio. Avrebbe potuto terminare i tre round? Forse sì, perché la pugile delle Fiamme oro ha una grande esperienza di combattimenti e probabilmente sarebbe riuscita a evitare il ko. Sapremmo mai come sarebbe finita se avesse continuato? No, questa è l'unica certezza. Sul ring, il 1 agosto, non c'erano 56milioni di italiani che oggi sono tutti eredi di sangue di Cassius Clay: c'era solo lei.
"Ditele che ha scelto di fare boxe e che questo è uno sport in cui si prendono pugni", "Scopre ora che nella boxe di prendono i pugni?", "Se non sa incassare un pugno ha sbagliato sport", e così via. Questa è solo una parte delle migliaia di commenti, per lo più provenienti da sfegatati tifosi dell'ideologia inclusiva, che si possono leggere sulla prestazione della pugile italiana dopo l'abbandono dell'incontro. I commentatori della domenica, campioni nel sollevamento di telecomando e rutto libero, fanno quasi tenerezza quando vogliono insegnare cosa sia la boxe a un'atleta che è arrivata alle Olimpiadi, mentre loro faticano anche solo a sollevare il loro sedere per scendere la spazzatura la sera. Carini avrebbe probabilmente potuto agire in maniera diversa, poteva anche rifiutare il combattimento, ma i commenti nei suoi confronti sarebbero stati meno impietosi? Chi lo crede vive nel mondo incantato di Biancaneve.
Certo che dà fastidio vedere un'atleta azzurra arrendersi a un'avversaria, che per quanto forte non è Tyson. Ma l'unica persona che in quel momento aveva gli strumenti per prendere una decisione era Angela Carini. Ha subito due pugni, ha fatto le sue valutazioni e, magari con un eccesso di prudenza o chissà, per i condizionamenti esterni, ha deciso che lei non avrebbe continuato. E per quanto risulti incomprensibile ai più, la sua è una decisione legittima. Che sia giusta o meno non sta agli altri deciderlo.
Quel che ancora una volta emerge nelle discussioni di questo Paese è l'incapacità di affrontare una discussione scevra dai pregiudizi e dalle ideologie politiche. E così si trovano perfino tanti italiani, che non è difficile capire per chi votino, che addirittura esultano per la sconfitta di un'atleta azzurra. Eppure, c'era un tempo in cui gli italiani, tutti, riuscivano a unirsi attorno a quell'Azzurro.
Forse è il caso di ripartire da qui per riflettere sulla direzione che stiamo prendendo come nazione, sempre più rancorosa e sempre più divisa. E come si possono contrastare i nemici esterni se esultiamo per le nostre stesse sconfitte?- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.