Amanda: sesso, paura e confusione Ecco il memoriale

Il documento scritto dall'americana nelle ultime ore passate in libertò. "Il mio ragazzo mi accusa di aver detto cose non vere. Non gli ho mai chiesto di mentire per me". "Questa sera? Forse ho letto, forse ho fatto l'amore". Leggi i passi salienti

Amanda: sesso, paura 
e confusione 
Ecco il memoriale

Perugia - Le ultime ore di libertà Amanda Knox le passa in questura. Butta giù su un quaderno l’elenco dei ragazzi che conoscevano Meredith, con numeri di cellulare e «cartina» disegnata a mano per gli indirizzi. Ci sono Lumumba e Yuve, c'è il belga Pj, i maghrebini Ardak e Shaky. E, solo alla fine, spunta anche Rudy Guede. Amanda non fa il nome dell’ivoriano e sostiene di non esserne amica. «Riferiva infine - annota nella sua relazione la poliziotta che le sta accanto - di un altro ragazzo sudafricano, di colore, basso, che gioca a basket nel campo di piazza Grimana, il quale avrebbe in un'occasione frequentato la casa dei vicini del piano di sotto e in quell’occasione sarebbe stata presente anche Meredith». Ma è il giorno dopo, mentre aspetta di essere portata nel carcere di Capanne, che Amanda fa la sua richiesta più strana. Fogli bianchi. Per scrivere una lettera, prima di finire dietro le sbarre. E spiega che dovranno leggerla «tutti i poliziotti». Va avanti per tre pagine e mezzo, rapida, scrive di getto, in inglese, tra frasi confuse e contraddittorie.

Amanda dice di aver visto Meredith l’ultima volta «intorno alle 15-16» e poi di esser andata a casa di Raffaele a vedere il film «Amelie». «Ciò che è successo dopo non concorda con ciò che dice Raffaele, ma questo è quel che ricordo. Ho detto a Raffaele che non dovevo andare a lavorare e che potevo restare a casa la sera. Dopo questo credo che ci siamo un po’ rilassati insieme nella sua stanza, forse ho controllato la mia e-mail, forse ho letto e studiato, o forse ho fatto l’amore con Raffaele. Infatti penso di aver fatto l’amore con lui. Tuttavia ammetto che in questo lasso di tempo è tutto piuttosto strano perché non sono del tutto sicura. Ho fumato della marijuana con lui e potrei essermi addormentata. Di queste cose non sono sicura». E ancora: «Ho fatto la doccia con Raffaele e questo potrebbe spiegare come abbiamo trascorso il tempo. In realtà non ricordo che giorno fosse ma ricordo che abbiamo fatto la doccia per molto tempo. Lui mi ha pulito le orecchie, mi ha asciugato e spazzolato i capelli».

Un idillio insomma, se non fosse che poi scrive: «Mi accusa di aver detto cose che io so che non sono vere. Non gli ho mai chiesto di mentire per me. Questa è una bugia. Ciò che non comprendo è perchè Raffaele, che è sempre stato così premuroso e gentile con me, dovrebbe mentire riguardo a questo. Che cosa ha da nascondere? Non penso abbia ucciso Mez ma penso che sia spaventato come me. Si è trovato in una situazione in cui non avrebbe mai pensato di trovarsi e forse sta tentando di trovare una via d’uscita prendendo le distanze da me. Onestamente capisco che questa sia una situazione spaventosa».

«C'è una cosa che dentro di me penso sia vera - scrive Amanda - ma c'è anche un'altra possibilità che potrebbe essere vera e, onestamente, non posso dire con certezza quale sia quella giusta. Sto cercando veramente di farlo perché ho paura per me stessa. So di non aver ucciso Meredith. Questo è quello che so per certo».
«A questo punto la mia testa è piena di idee contrastanti e mi dispiace di essere incapace di gestirle». Qualcosa però le è chiaro. Poche ore prima ha detto di essere stata in casa durante l'omicidio, indicando in Patrick l'assassino. Ora che sta per entrare in carcere ritratta e conferma anche la versione sull’sms scambiato con Patrick: non era un appuntamento per quella sera. E accenna a violenze, psicologiche e fisiche, subite dagli inquirenti. «Per quanto riguarda la “confessione” che io ho reso la scorsa notte - attacca - voglio chiarire che ho seri dubbi sulla verità delle mie dichiarazioni, perché sono state rese sotto la pressione di stress, shock e perché ero esausta.

Non solo mi era stato detto che sarei stata arrestata e messa in prigione per 30 anni, ma sono stata anche colpita in testa quando non ricordavo correttamente un fatto». Il finale di Amanda è quasi un calembour: «La verità è che non sono certa della verità».

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