Chi è La sconosciuta del ritratto che Gustav Klimt (1862 - 1918) dipinse nel 1910? La donna aveva un grosso cappello, una stola vistosa, le spalle nude. Il Ritratto di ragazza fu comprato nel 1916 da un collezionista e fu ridipinto dall'artista viennese nel 1917, un anno prima di morire, diventando il Ritratto di signora (niente cappello, spalle coperte da uno scialle a fiori): lo ha svelato una studiosa italiana, Claudia Maga, che lo ha analizzato alla Galleria Ricci Oddi di Piacenza. Proprio dalla Galleria il quadro fu rubato nel 1997 e poi, dopo che una lettera anonima prometteva la restituzione entro vent'anni, fu ritrovato in un sacco nero nel 2019, nel giardino della Galleria. Perché le due versioni del dipinto? Perché il furto e la ricomparsa? Se lo è chiesto la scrittrice francese Camille de Peretti nel suo La sconosciuta del ritratto (edizioni e/o, pagg. 298, euro 18,50): un romanzo in cui questi misteri si snodano fra la Vienna del primo Novecento, dove una ragazza povera (Martha) diventa l'amante di un rampollo di ricca famiglia e la New York degli anni Trenta e oltre, dove il suo figlio illegittimo (Isidor) trova un destino inaspettato (che spiega, anche, furto e ricomparsa del quadro).
Camille de Peretti, sa che il quadro ha ispirato anche un altro romanzo, scritto dall'italiano Gabriele Dadati, La modella di Klimt (Baldini + Castoldi 2020)?
«Sì, ma la sua storia è così grandiosa, che mi meraviglio abbia ispirato soltanto due romanzi. Nel 2019, un amico mi mandò un articolo del Guardian che raccontava di quando il quadro era stato scoperto in un sacco nero, vicino alla galleria Ricci Oddi: È stato ritrovato un bellissimo dipinto di Klimt, che mancava da vent'anni. È una storia che tutti amano: un quadro da sei milioni di dollari restituito in un sacchetto... Poi nell'articolo si parlava solo del mistero della scomparsa, ma ce ne sono altri».
Ha indagato?
«Stephen King, che ha sempre ragione, ha detto: il bravo scrittore è quello che continua a cercare idee. A partire da quell'articolo ho cominciato a fare le mie ricerche e, più approfondivo, più la storia mi sembrava incredibile».
Perché?
«I pochi fatti erano straordinari, ma nessuno sapeva quasi nulla: chi era la modella? Perché Klimt aveva ridipinto il ritratto? E poi il furto e la ricomparsa del quadro. Una storia vera che racchiude così tanti misteri è il massimo per uno scrittore: può inventare quello che vuole. Ci sono così tanti aspetti oscuri che ci si può immergere nella Storia e nel secolo di Klimt».
Perché quella donna è così affascinante?
«Secondo alcuni studiosi, Klimt era innamorato di quella donna, che poi era morta; così, per dimenticare il suo dolore, l'aveva ritratta. Per me questa però è una strana teoria: se la ami ed è morta, perché nel nuovo ritratto le togli il cappello e la stola?».
Che idea si è fatta?
«Se consideriamo la vita di Klimt, nel 1910, quando dipinse il quadro per la prima volta, era stato a Parigi e aveva visto le prostitute di Toulouse-Lautrec, con i loro grandi cappelli, i trucchi vistosi, le stole che nascondevano i volti... Nei suoi diari e nelle cartoline che spedì in quel periodo, Klimt diceva di amare quello che faceva Toulouse-Lautrec. Credo che si siano influenzati a vicenda e che, una volta tornato a Vienna, Klimt volesse dipingere un po' al modo del francese; infatti la prima versione del Ritratto è più alla Toulouse-Lautrec e la modella sembra una prostituta: si vedono le spalle nude, gli occhi sono molto truccati, il volto è coperto».
E nella seconda versione del 1917?
«È quella che vediamo esposta a Piacenza e la donna ha più l'aria di una signora: ha i capelli raccolti in uno chignon, un bello scialle con i fiori, un aspetto più borghese».
Klimt ne era innamorato?
«Per me no. Klimt era innamorato spesso, di tante donne, delle quali faceva molti schizzi, molti disegni; invece nel caso di questa donna abbiamo solo un dipinto. Non è da nessuna altra parte, quindi credo fosse una modella che aveva posato solo per quel quadro. Questa almeno è la mia teoria».
Ma quanto uno scrittore può inventare?
«Puoi inventare quello che vuoi, ma devi rimanere attaccato alla realtà: io ho fatto moltissime ricerche sui documenti. Poi la storia è inventata, anche se attraversa 110 anni di storia e tre generazioni».
Come ha costruito il romanzo?
«Prima ho indagato i fatti reali: la storia del dipinto, del suo furto e di Klimt stesso. Poi ho letto Zweig, Schnitzler e altri autori austriaci per immergermi nella Vienna del primo Novecento. Per esempio, leggendo Il mondo di ieri di Zweig, ho scoperto che, nell'alta società austriaca dell'epoca, le ragazze si sposavano a vent'anni mentre i ragazzi intorno ai 25-30: un buon padre non dava la figlia in sposa a un uomo troppo giovane. Quindi ai ragazzi toccava aspettare».
Perciò?
«Perciò la sifilide era molto diffusa... Così molti genitori facevano in modo che i figli avessero delle cameriere in casa, per essere soddisfatti sessualmente. Erano ragazze che venivano dalla campagna apposta e sapevano benissimo perché. Non avevo mai visto una cosa del genere: ho immaginato Martha, la protagonista, come una ragazza così».
Perché si muove fra Vienna e l'America?
«Dovevo iniziare a Vienna, perché lì nasce il dipinto, e finire a Piacenza, perché lì viene ritrovato. In mezzo avevo solo l'America, dove sono giunti molti immigrati dall'Austria e dall'Italia. A un certo punto Isidor, il mio personaggio, è spaventato e senza soldi: così si imbarca per New York».
All'inizio i personaggi sembrano tutti separati; poi, a un certo punto, come in una spy story, tutto si collega.
«L'architettura del romanzo è stata per me la parte più entusiasmante. Se avessi raccontato questa vicenda cronologicamente, non ci sarebbe stata alcuna suspense. Quello che ho fatto è stato prendere la storia, farla a pezzi, spargerli e rimescolarli. E così l'ho restituita al lettore».
È stata alla Galleria Ricci Oddi?
«Sì, per sapere di più del furto e del ritrovamento. Ho chiesto anche di poter rimanere da sola con il quadro: erano diciotto mesi che avevo la cartolina del ritratto di quella donna sopra la mia scrivania ma, quando mi sono trovata lì davanti, mi sono venuti i brividi.
È così bella: ha una profondità, uno sfavillio negli occhi, una luce sul viso... Non è famosa, ma è splendida come Monna Lisa. Molti mi hanno scritto di essere andati a vederla dopo aver letto il mio libro e spero che tanti altri lo facciano. Se lo merita».
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