Amarcord L’utopia sconfitta dagli apocalittici

Adesso che stiamo davvero invecchiando possiamo non avere più nostalgia degli anni ’80. Tanto li hanno messi in un museo, con i refrain musicali, la memorabilia, gli spezzoni di telefilm. Perfino quelli che li hanno odiati, i trentenni e quarantenni di allora, pensionati ormai da decenni, ma sempre al potere, rimpiangono i tempi andati. La memoria di quel decennio è poltiglia kitch svaporata nella retorica di Fabio Fazio. La realtà è che gli anni ’80 li hanno depotenziati. Sono l’involucro postumo di quella che oggi è la cultura dominante. È incredibile. Sono stati riabilitati, santificati e traditi. Tutte le promesse sono state azzoppate.
È strano. Quando leggi Storia d’Italia degli anni Ottanta di Marco Gervasoni (Marsilio) ti rendi conto che per un attimo abbiamo intravisto la nostra modernità. Poteva essere una rivoluzione culturale, tecnologica, sociale, economica, perfino politica. Una melma reazionaria ha cancellato tutte le possibilità. Gli apocalittici della generazione precedente hanno fatto muro contro gli effetti degli anni ’80. Prima chiudendo le porte, poi lasciando penetrare nella cittadella solo frammenti innocui della modernità. È stata un’operazione reazionaria e ora sta arrivando alla fine. Gli apocalittici stanno vincendo. «Negli anni ’80 - scrive lo storico milanese - gli antimoderni si chiusero a riccio nella denuncia dell’individualismo, del mercato e dei consumi, utilizzando categorie obsolete, ripetendo gli stessi giudizi che i loro fratelli maggiori avevano proferito contro il boom di vent’anni prima. Fu un netto rifiuto del Paese reale, che rafforzò mitologie tradizionali come quelle dell’altra Italia, delle due nazioni, del Paese degli onesti contro quello dei corrotti». Gli apocalittici hanno visto gli ’80 come l’esaltazione del capitalismo e la fine delle utopie. Si inventarono così un’isola di resistenza, quella dei buoni, dei giusti, dei resistenti. Il guaio è che i corrotti stavano anche in quel finto paradiso. Gli onesti stavano e stanno anche nel mondo, nel mercato, sulla terra. Stavano e stanno da tutte e due le parti. L’altra Italia esiste, ma non è ideologica. È una scelta personale.

Ma il peccato dei reazionari è sempre lo stesso: spaccare il mondo in due e dividere i vivi e i morti, i buoni e i peccatori. Il risultato è che la nostra modernità è affogata dentro il deliro di un’eterna guerra civile: culturale e di parole. Qualche volta di sangue. Gli anni ’80 sono passati e non è cambiato nulla.

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