Natura: tra guide reali, intelligenza emotiva, app virtuali e tecnologia. L'esempio virtuoso di inaturalist

Nelle sfida tra guide reali o app per esplorare la natura, l’intelligenza emotiva e quella cognitiva hanno la meglio sulla fallibile intelligenza virtuale . Inaturalist, una app dedicata alla natura, però incarna un esempio edificante di tecnologia al servizio di valori reali. Ecco perché

Natura: tra guide reali, intelligenza emotiva,  app virtuali e tecnologia.  L'esempio virtuoso di inaturalist

In rete esiste un luogo in cui l’intelligenza cognitiva ed emotiva collaborano con quella virtuale e tecnologica e si incontrano (felicemente) nella app inaturalist, dedicata agli amanti del mondo naturale.

Chi, nell’era pre app, ha sperimentato il privilegio di avvicinarsi alla natura accompagnato da un sapiente ed empatico nonno, un genitore o da un’esperta guida (in carne ed ossa), senza l’uso di tecnologia, sa che le informazioni e i “segreti” tramandati oralmente, irreperibili nei libri o in rete, andranno conservati come un’eredità preziosa.

Ma sa anche che, quando queste figure di riferimento non dovessero più essere presenti,con loro se ne andrà un tesoro fatto di sapienza, intelligenza emotiva ed empatia al confronto del quale poche app spiccheranno come alternativa, mentre le altre genereranno una frustrazione capace di amplificare la nostalgia di ciò che fu.

A chi chiedere su due piedi di quel fiore, insetto o nido mai visti prima d’ora? A chi riprodurre quello strano richiamo udito nel bosco per sapere di cosa si tratti? Al proprio telefono naturalmente, e alle sue app, verso le quali abbiamo esigenti pretese e con cui interagiamo alla stregua di esseri umani.

Ma il telefono non è un’esperta guida o un nonno appassionato ai quali si possono fare descrizioni colorite, smorfie, versi e gesti teatrali .

Il cellulare pretende prove accurate e fatti documentati con molti megapixel e audio editati.

Un lavoro. Che rischia di andare in fumo, tra connessioni instabili in luoghi remoti e applicazioni arrendevoli di fronte a foto prese da un’angolazione che l’intelligenza artificiale non riconosce (o misconosce se assenti nel data base).

La delusione si trincera dietro all’obiettivo, insieme all’entusiasmo che giace tarpato davanti ai quesiti irrisolti.

E il lato emozionale ed avventuroso del processo cognitivo che sboccia da un’inaspettata scoperta e subito cerca la condivisione con un essere in carne ed ossa, si spegne. "Ah se ci fosse stato il papà, la risposta sarebbe arrivata puntuale".

Il punto è che la tecnologia senza la quale ci sentiamo vulnerabili, in realtà è fallibile.

Anche se ci ostiniamo a credere che Google maps sia la soluzione più sicura per vagare nelle sconosciute giungle di cemento mentre una fitta foresta, inaccessibile anche a internet, sia da evitare.

Che differenza c’è tra un pino ed un abete? Potrebbe essere più chiara quella tra un capitello ionico e dorico.

Come potrebbe essere più semplice riconoscere le iconiche suole rosse firmate Louboutin, in mezzo a tutte le altre calzature, piuttosto che le impronte di un selvatico sulla neve.

Di chi è la colpa se la nostra conoscenza sulla natura zoppica e ci siamo allontanati da lei?

Delle app che non rispondono? Delle rare esplorazioni, di aver perso le guide del cuore e con esse l’uso dell’intelligenza emotiva per rapportarci con l’ambiente? Forse è colpa di tutto questo e del mistero che la avvolge e che nemmeno la tecnologia riesce a cogliere in pieno.

Imprevedibile, trasformista, paziente ed enigmatica, la natura non ci rincorre ma noi ci siamo allontanati da lei nella misura in cui la rassicurante tecnologia ha cominciato a trascurarla.

Ma la buona notizia è che c’è un sano luogo ( virtuale) dove riappacificarsi con lei. Si tratta di inaturalist, una app tra quelle che può reggere il confronto ( parziale) con l’appassionante esperienza di contatto con una guida in carne ed ossa.

Senza speciali alchimie, distinguendosi come spazio dove buon senso e buona educazione brillano, si è fatta largo in un web sempre più arrabbiato e infestato dai troll, agevolando il matrimonio tra l’intelligenza (cognitiva ed emotiva) e quella artificiale.

Lì, hi tech, entomologi, botanici, professionisti e semplici appassionati della natura convivono pacificamente.

Ci si iscrive per far parte di una comunità accogliente e condividere audio e foto di fauna e flora viaggiando virtualmente dalle Hawaii alle montagne della Vallecamonica con un clic, in cerca di risposte o semplicemente per fornire aiuto a chi le risposte non le trova.

I più esperti si mettono a disposizione. Altri caricano una immagine dell’essere sconosciuto e si mettono virtualmente in coda, esercitando la virtù della pazienza, in attesa di un riscontro. Arrivano le correzioni sugli errori di classificazione e si profondono i ringraziamenti per l’aiuto ricevuto.

Si praticano l’altruismo, nemico dell’ego e l’autoironia che smantella giudizi insindacabili e verità granitiche.

Nel divertente forum “oggi sono stato ingannato” si scherza sui propri errori di valutazione e si raccontano aneddoti senza timore di essere giudicati.

Un utente confessa (e posta l’affascinate ed ingannevole foto) di aver confuso, da lontano, una sottile corda nera in tessuto con un’infiorescenza su un raro esemplare di fiore, raccontando dell’emozione incontenibile e del desiderio di condivisione sull’app. e della successiva delusione per l’abbaglio preso.

Inaturalist assomiglia ad un salone moderno (senza camino) dove alberga uno spirito cavalleresco, privo di supponenza e manie di protagonismo e dove si dipanano storie ( che richiamano una versione stringata di quelle dei nonni) coadiuvate però da prove perfette, figlie della tecnologia.

Un luogo che parla di sana

condivisone e conferma la bontà e l’utilità dell’Hi tech e dell’intelligenza artificiale se bilanciate da quella emotiva e reale. Di gente che non confonde la finzione con la realtà ma, se capita, è pronta a riderci sopra.

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