nostro inviato a Bruxelles
«Uningiustizia». Così il premier turco Recep Tayyip Erdogan sul congelamento delle trattative tra il suo Paese e la Ue dopo la decisione dei ministri degli Esteri dei 25 e una notte passata a decidere il da farsi. Niente gesti irrazionali, meno che mai minacce di rottura completa. Ankara ha riflettuto sullidea di marciare più lentamente e ha deciso che può stare al gioco. E del resto, nel documento di stop ai negoziati emanato a Bruxelles ci sono anche due codicilli di non poco peso per Erdogan: lassicurazione che la Ue chiederà allOnu di far ripartire la trattativa per un accordo a Cipro e, ancora, lidea che fin dai prossimi mesi lEuropa possa rivedere il suo atteggiamento nei confronti della parte nord dellisola, in mano turca dal 1974 e fin qui disconosciuta.
Così se Erdogan, davanti al suo partito si è ieri lamentato del congelamento, accusando i greco-ciprioti di operare contro la Turchia e sottolineando comunque che il suo governo andrà avanti «con la stessa determinazione» nel processo di riforme necessarie per ladesione alle norme europee, il ministro degli Esteri Abdallah Gul, ha scelto la concretezza per chiedere a chi tra i suoi connazionali si oppone ad aperture ai ciprioti «quanto sarà utile ai greco-ciprioti lapertura di un porto turco e quanto sarebbe utile alla Turchia lapertura dellaeroporto nord-cipriota di Ercan al traffico internazionale?». Risposta morbida, insomma. Come non è ultimativo latteggiamento di Atene, stretta alleata di Nicosia, visto che il ministro degli Esteri greco ha parlato di misure «soddisfacenti». «Il messaggio è chiaro - ha spiegato Dora Bakoyannis -: la porta dellEuropa resta aperta per la Turchia, ma a condizione che Ankara accetti e rispetti lacquis communautaire».
Non è comunque certo che il nodo turco a questo punto resti fuori dalla porta nel summit dei capi di Stato e di governo dei 25 che si terrà a Bruxelles tra domani e venerdì.
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