Ankara - I rapporti fra Turchia e Israele sono ai minimi storici. Questa mattina Ankara ha espulso l'ambasciatore israeliano e sospeso tutti i contratti militari dopo le mancate scuse di Tel Aviv per l’incidente della Mavi Marmara, l’assalto della marina israeliana a una nave umanitaria turca costato la vita il 31 maggio del 2010 a nove cittadini turchi.
L'annuncio è arrivato direttamente dal ministro degli Esteri turco Ahmet Davutoglu, aggiungendo che la rappresentanza turca in Israele viene declassata e che vengono sospesi anche i contratti in campo energetico. “In questa fase,-ha spiegato il Ministro turco- prendiamo le seguenti misure: le relazioni tra Turchia e Israele sono ricondotti a livello di secondo segretario d’ambasciata. Tutti i responsabili con un rango superiore a quello di secondo segretario, come l’ambasciatore, rientreranno nel loro paese entro mercoledì”. Nella vicenda pesa anche un rapporto delle Nazioni Unite che ha chiarito che il blocco navale applicato da Israele in acque internazionali, in base al quale la marina di Tel Aviv intervenne, era legale, ma che la reazione dei militari israeliani fu “eccessiva”. Da Tel Aviv un alto funzionario del Governo fa sapere che "Israele si dispiace per la perdita delle vite umane ma non si scuserà per azioni di autodifesa condotte dai propri militari". "Lo stato di Israele-ha aggiunto il funzionario-spera che sarà trovata una via per superare questo disaccordo e continua a lavorare per raggiungere questo obiettivo".
Intanto in Israele continuano le proteste degli “indignados” che chiedono una grande riforma sociale al governo di Nethanyau. Ma se si tornasse a votare oggi, i partiti nazionalisti e confessionali riceverebbero 69 dei 120 seggi alla Knesset. Il partito centrista Kadima crollerebbe da 28 a 18 seggi, mentre i laburisti - dopo la scissione condotta da Ehud Barak - avrebbero solo 10 seggi. Il Likud quindi tiene e resiste alla pressione della piazza mossa e sostenuta dal quotidiano Haaretz vicino ad ambienti di sinistra.
E domani dopo sei settimane di serrate manifestazioni di protesta gli "indignados" israeliani si accingono a raggiungere il culmine delle loro attività quando cercheranno di
trascinare nelle strade complessivamente un milione di dimostranti in una quindicina di città fra cui Tel Aviv, Gerusalemme, Haifa, Eilat (mar Rosso) e Kiryat Shmona (al confine con il Libano). La tensione rimane alta.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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