Le aperture turche non bastano l’Europa congela i negoziati

I ministri degli Esteri dei Venticinque d’accordo per sospendere 8 dei 35 capitoli della trattativa. L’ultima parola passa al summit dei capi di governo

Alessandro M. Caprettini

nostro inviato a Bruxelles

La Turchia nella Ue? Resta la posizione di stand-by. I ministri degli Esteri dei 25, riuniti ieri nella capitale belga per mettere a punto le materie di loro pertinenza che saranno oggetto del Consiglio dei capi di Stato e di governo di fine settimana, hanno deciso di far propria la linea della commissione Barroso per il «congelamento» di 8 dei 35 capitoli dei negoziati: in pratica una parziale sospensione della trattativa. Ma, per aprire a Ankara, hanno anche raggiunto un’intesa per porre fine all’isolamento commerciale di Cipro nord, punto che sarà ratificato a gennaio.
Una strada obbligata, in un certo senso, viste le divisioni emerse nuovamente nel corso dell’appuntamento tra chi chiedeva maggiore rigore con Ankara - come francesi, olandesi e naturalmente i ciprioti - e chi invece si faceva fautore di una linea più morbida (la Gran Bretagna, l’Italia, la Spagna). «Le posizioni sono molto distanti - ha del resto ammesso il ministro degli Esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier, rilevando tuttavia di essere «fiducioso sul fatto» che di qui al summit potrebbe sempre «trovarsi un accordo». Si riferiva all’ipotesi che al mezzo passo avanti di Ankara - che ha fatto sapere solo verbalmente di pensare di poter aprire un porto e un aeroporto in Turchia permettendo ai prodotti ciprioti di fare ingresso nel Paese per un anno e che qualche effetto l’ha prodotto tra i 25 - ne possano seguire altri. Solo che una nota formale del ministro degli Esteri Gul diramata giusto ieri e in cui si sono contestati i «no» a quell’idea tanto del capo di stato maggiore delle forze armate turche, generale Yasar Buyukanit, che del presidente della Repubblica, Ahmet Necdet Sezer, ha finito per fare da contrappeso alla parziale apertura. Tornando a bloccare il tutto.
Rappresentata a Bruxelles dal sottosegretario Crucianelli, la posizione italiana è stata ribadita a Roma da Emma Bonino: «Non si può rischiare che l’adesione alla Ue della Turchia si areni - ha detto il ministro per il Commercio estero - mentre occorre smetterla di usare Cipro come alibi, più o meno bizantino, rispetto a resistenze politiche o a confini elettorali e che non hanno una visione strategica dei nostri interessi». L’Italia avrebbe ben visto la riduzione del contenzioso tra Bruxelles e Ankara a solo 3 capitoli anche per via dei segnali di apertura mostrati dal Governo di Tayyp Erdogan, lodati anche dal vicepresidente della Commissione europea Franco Frattini, secondo il quale «Ankara deve poter raggiungere il suo obiettivo europeo» anche se «ed è bene sottolinearlo, non si possono fare scorciatoie». Alla fine, complici i dinieghi a un ammorbidimento della linea giunti in particolare dal francese Philippe Douste Blazy, si è scelta la via già indicata dalla commissione Barroso.

Di qui a giovedì, apertura del summit, gli sherpa dei 25 più i turchi lavoreranno per allargare i margini di una possibile intesa. Ma è opinione comune che ormai la parola passi a capi di Stato e di governo. Col rischio di una nuova, pesante spaccatura interna tra i 25.

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