Appello del Pdl al Consiglio di Stato

«Spes ultima dea», dicevano i latini. La speranza non muore nel Pdl romano che, in seguito alla mancata ammissione della sua lista provinciale da parte dell’ufficio elettorale circoscrizionale, ha deciso di affidarsi al Consiglio di Stato. La vicenda, per quanto intricata e complicata, è ormai nota a tutti. Il primo ricorso era stato rigettato dallo stesso ufficio elettorale. Poi il Tar del Lazio aveva respinto la richiesta di sospensiva avanzata dal Pdl nonostante nel frattempo fosse entrato in vigore il decreto interpretativo del governo sulla legge elettorale. E ieri sera il nuovo «niet».
Ma il vero nocciolo della questione è proprio l’applicabilità del provvedimento del governo al caso di Roma. I giudici amministrativi avrebbero preso un abbaglio nel respingere la richiesta del Pdl. Secondo loro, infatti, il decreto interpretativo delle norme sulla presentazione delle liste non dovrebbe riguardare il Lazio perchè questa regione ha già legiferato in materia, approvando una sua legge elettorale. Invece, come spiega il consigliere del Pdl Erder Mazzocchi (che di professione fa l’avvocato) «il Tar non aveva alcuna difficoltà o impedimento legale a recepire una normativa nazionale, proprio perché quando scrivemmo la legge elettorale regionale, facemmo appositamente in modo di richiamare la normativa nazionale in materia di presentazione delle liste. La volontà del legislatore era chiara e non a caso non vi è alcun articolo regionale che parli di presentazione delle liste. Il decreto interpretativo varato dal Governo, fornisce una interpretazione autentica che vale ora per allora, quindi relativamente a quanto non previsto dalla normativa regionale, il decreto è valido e fornisce una interpretazione che il Tar doveva considerare». «Nel comma 3 del primo articolo - fa notare Mazzocchi - inserimmo appositamente queste parole che sono chiarissime anche a chi non è un esperto giurista: “Si applicano inoltre, in quanto compatibili con la presente legge, le altre disposizioni vigenti nell’ordinamento in materia”. Per questo mi domando ancora adesso cosa abbia impedito al Tar del Lazio di recepire la normativa nazionale, con la certezza che il Consiglio di Stato ribalterà la decisione».
Intanto gli avvocati del Pdl hanno fatto sapere che chiederanno al Consiglio di Stato una fissazione celere dell’udienza entro sabato e l’autorizzazione a notificare tutti gli atti a mezzo fax o email.

Non è escluso che i giudici amministrativi di secondo grado possano fissare l’udienza già domani. Questo per non inficiare le altre n orme che prevedono un congruo arco di tempo per lo svolgimento della campagna elettorale.

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