«L'isola di Creta è oggi teatro di una scoperta archeologica destinata a rivoluzionare le nostre conoscenze sul più lontano passato del Mediterraneo». lo scrive Louis Godart su «L'Osservatore Romano», riferendo che «in una piccola località della Creta sud-occidentale a Plakias di fronte al Mar Libico, una èquipe greco-americana ha scoperto un abbondante materiale litico composto da oltre 2.000 pietre lavorate che si dividono tra piccole asce, raschiatoi, perforatori, scalpelli».
Lo studioso spiega che «non è la quantità imponente del deposito a colpire, ma la sua datazione. Sembra infatti assodato, secondo l'archeologa greca che conduce la ricognizione Eleni Panagopoulou, che sono due gli strati archeologici attestati a Plakias: il primo, più recente, risalirebbe all'inizio dell'olocene, circa 11.000 anni fa; il secondo, quello più ricco di reperti, al pleistocene, ovvero a un periodo nel caso specifico risalente a circa 130.000 anni fa. L'archeologa non esclude che la fase di occupazione del sito sia addirittura molto anteriore a questo periodo».
Si chiede Godart: «Chi sono stati gli artefici di questi manufatti? Gli utensili più antichi databili a circa 130.000 anni fa possono essere stati realizzati da neandertaliani oppure da coloro che li hanno verosimilmente combattuti e soppiantati, quelli appartenenti alla specie 'sapiens', quelli che sono i nostri diretti antenati. La precisa datazione dei primi esemplari della specie sapiens, tradizionalmente posta a circa 130.000 anni fa, è stata spostata dalle scienze paleontologiche indietro nel tempo, a circa 195.000 anni. Gli uomini della specie definita 'sapiens sapiens' secondo le più recenti ricerche paleontologiche sarebbero partiti dall'Africa orientale alla conquista dell'Europa e dell'Asia solo 60.000 anni fa».
Ma allora: «Come conciliare questi dati con la presenza a Plakias di manufatti risalenti a un periodo anteriore di circa 70.000 anni alla migrazione della specie 'sapiens sapiens'? Plakias - deduce Godart - si potrebbe far risalire l'apparizione dell'uomo sapiens a un periodo anteriore a 200.000 anni fa e considerare che la sua irradiazione dalla culla africana sia avvenuta molto prima di 60.000 anni fa».
Lo studioso sottolinea poi che «la considerazione più sconvolgente riguarda il problema dell'approdo a Creta degli autori di questi manufatti. L'isola di Creta si è staccata dal continente oltre cinque milioni di anni fa ed è escluso che un abbassamento del livello del mare o un periodo di glaciazione abbiano mai consentito di raggiungerla a piedi. Quindi gli artigiani del pleistocene di cui troviamo le tracce a Plakias hanno dovuto necessariamente raggiungere Creta a bordo di una o più imbarcazioni. Una semplice occhiata alla carta dà un'idea del livello dell'impresa».
Del resto, «le ricerche archeologiche condotte a Milos hanno accertato che il territorio dell'isola non è stato abitato prima dell'inizio del III millennio prima dell'era cristiana. Occorre quindi immaginare che marinai non abbiano esitato ad affrontare oltre 100 chilometri di mare aperto in un viaggio di andata e di ritorno per recarsi a Milos e procurarsi l'ossidiana indispensabile al loro artigianato.
Potremmo pensare - conclude godart - che una o due navi abbiano permesso a questi primi marinai della storia di raggiungere l'isola di Creta».
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