È morto ieri all’Ospedale di Cecina (Livorno), dove era ricoverato in gravi condizioni in seguito a una setticemia, Oliviero Toscani. Il fotografo, 82 anni, abitava a Casale Marittimo (Pisa) e da due anni soffriva di amiloidosi. I funerali si svolgeranno in forma privata, poi il corpo sarà cremato.
Lo aveva rivelato lui stesso lo scorso agosto, in un’intervista al Corriere della Sera: era malato di amiloidosi, una malattia degenerativa e incurabile.
Fino a poco tempo prima, Oliviero Toscani aveva lavorato «come a 30 anni». E invece di anni il fotografo milanese morto ieri ne avrebbe fatti tra poco 83, tutti vissuti sulle montagne russe dell’acclamazione infarcita di polemica, sempre in giro per il mondo per poi poter tornare nell’amatissima tenuta di Casale Marittimo ad allevare cavalli, produrre vino e olio, in quella Maremma aspra e sanguigna che tanto gli somigliava.
Patriarca sui generis e personalità ingombrante (sei figli, con rapporti non sempre facili, e tre mogli), Toscani trova il vero amore dalla metà degli anni Settanta con la compagna Kirsti Moseng, ex modella norvegese. $ l’unico punto fisso di una biografia concitata dove a innegabili successi professionali e geniali trovate pubblicitarie sono seguite cadute, polemiche (epiche quelle con Vittorio Sgarbi, che lo volle assessore alla creatività al comune di Salemi) e procedimenti giudiziari (l’ultima condanna, per diffamazione aggravata, è di due anni fa).
Come racconta nel suo ultimo libro Caro Avedon (Solferino editore), una raccolta di 25 lettere ai grandi maestri della fotografia di ieri e di oggi, Toscani pubblica il suo primo scatto a soli 14 anni sul Corriere della Sera di cui il padre Fedele è fotoreporter di punta: si trovava con lui a Predappio per immortalare la tumulazione di Mussolini e mentre il padre era concentrato sulla cerimonia, il piccolo Toscani fissava con la sua macchina fotografica il volto di donna Rachele. Quella è la foto che finirà in pagina.
Il talento innato dietro l’obiettivo e gli studi in fotografia e grafica all’Università di Zurigo sono la combo perfetta per una carriera che, in cinque decadi di lavoro, ha spaziato tra fotografia, pubblicità, editoria, videomaking. Le sue creazioni sono entrate nei musei (Biennale di Venezia inclusa) e la ultima mostra, realizzata a Palazzo Reale di Milano nel 2022, era intitolata Professione fotografo proprio a ribadire il desiderio di riprendersi un’identità avvertita come sbiadita dal lavoro commerciale. Toscani è stato infatti l’alleato perfetto di ogni campagna pubblicitaria tra gli anni Ottanta e i Duemila (ne ha firmate per Chanel, Fiorucci, Toyota, Inter, Prenatal, anche per il ministero del Lavoro e per quello dell’Ambiente) e il sodalizio con Benetton ha fatto la storia. $ con il marchio veneto che Toscani spinge al limite la sua estetica dello choc, usando il brand come veicolo per campagne che un tempo venivano definite di sensibilizzazione sociale e che oggi si chiamerebbero di posizionamento. Ha puntato il suo obiettivo - citiamo in ordine sparso - sull’uguaglianza razziale, la lotta all’Aids, la critica all’omofobia, l’abolizione della pena di morte. L’idillio con Benetton che ha partorito, tra le altre cose, la rivista Colors e la nascita del centro di ricerca artistica Fabrica - termina bruscamente. Toscani è accusato negli Usa di frode per aver scattato ritratti a condannati alla sedia elettrica senza specificare loro l’uso commerciale delle immagini per la campagna Benetton: ne seguiranno accuse, boicottaggio dei negozi del marchio, chiusura di vari punti vendita e divorzio tra l’artista e il gruppo (ci sarà un riavvicinamento tra il 2018 e il 2020, ma una infelice battuta di Toscani sul crollo del Ponte Morandi mette il punto definitivo alla storia).
Indiscusso maestro della fotografia come strumento di comunicazione di massa, dotato di uno stile inconfondibile, improntato sul paradosso e gli eccessi, Olivero Toscani è talvolta inciampato nei rischi dello choc-vertising, vittima della sua stessa fame di provocazione.
E se negli anni Novanta il bacio tra un prete e una suora sorprende ma neanche troppo, una delle sue ultime campagne contro l’anoressia nervosa ha sollevato un vespaio di polemiche: era il 2007 e per uno di quei curiosi cortocircuiti che nella vita di Toscani mescolano continuamente altari e polveri, proprio quell’anno il fotografo italiano è stato consacrato creative hero dalla prestigiosa agenzia Saatchi&Saathci.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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