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Auto ferme e caloriferi spenti: gli eco-diktat di sinistra che non funzionano

L'utopia del progresso a impatto zero propone soluzioni facili a un problema complesso. Ecco le soluzioni green che suggestionano la sinistra senza aiutare davvero l'ambiente

Auto ferme e caloriferi spenti: gli eco-diktat di sinistra che non funzionano

La nuova religione green è in realtà roba vecchia. L'utopia del progresso a impatto zero (parente stretto della decrescita felice) aleggia infatti da qualche decennio pure nel nostro Paese, facendo proseliti anche tra chi ha responsabilità pubbliche di governo. Soprattutto a sinistra in molti ci sono cascati, abboccando alla retorica ambientalista che propone soluzioni facili a un problema in verità piuttosto articolato. Così, in ossequio all'intoccabile totem verde, sono stati via via introdotti e talvolta imposti alcuni eco-diktat dai risultati assai opinabili.

Le contraddizioni degli eco-diktat

Come sempre, le sperimentazioni pro-ambiente sono cominciate dalle grandi città con l'obiettivo di ridurre l'inquinamento prodotto dalle attività umane. Le soluzioni adottate non hanno però prodotto risultati degni di nota. Ricordate ad esempio i blocchi del traffico e le circolazioni a targhe alterne? Provvedimenti che in molti casi continuano ancora oggi a essere predisposti e che tuttavia mostrano puntualmente i loro limiti. La qualità dell'aria, infatti, migliora solo per brevi periodi, dopodiché si torna ai livelli d'emergenza. Peraltro, i lockdown del periodo pandemico avevano dimostrato il paradosso degli stop alle vetture. In quella fase, quando le auto in circolazione erano pochissime, in Lombardia non c'era stato un drastico calo degli agenti inquinanti.

I blitz degli ambientalisti d'assalto

"Il Pm10 nel 2020 é stato in linea con la media annua, ma come giorni di superamento è stato peggiore del 2019", aveva addirittura comunicato l'assessore all'Ambiente di Regione Lombardia, commentando i dati di un'analisi realizzata da Arpa. Contro le automobili, recentemente, sono scesi in campo anche gli ambientalisti d'assalto, con blitz senza senso e persino controproducenti: bloccando il traffico, infatti, gli attivisti non fanno altro che prolungare le emissioni delle macchine costrette a starsene incolonnate, in attesa che la protesta finisca.

Il bluff della mobilità sostenibile

Tra i sindaci, invece, adesso la tendenza è quella di promuovere la mobilità sostenibile. Concetto di per sé condivisibile, ma attuato senza criterio. Nelle più grandi città italiane, infatti, le condizioni dei mezzi pubblici non sono delle migliori, tra disservizi, ritardi e vetture talvolta fatiscenti. In molti, comprensibilmente, continuano quindi a prendere l'auto. Per non parlare dell'aumento al prezzo dei ticket, come avvenuto a Milano, e della nuova moda dei monopattini elettrici. Questi ultimi possono sfrecciare solo nelle zone centrali e non consentono in ogni caso di coprire ampie distanze. Sarà per questo che piacciono soprattutto ai radical chic delle aree Ztl?

La stretta sui termosifoni

Gli eco-diktat che suggestionano i progressisti sono ora entrati anche nelle nostre case: per il bene dell'ambiente dobbiamo abbassare i caloriferi e spegnere i condizionatori, ci dicono i profeti del green. E anche qui non mancano i paradossi legati agli edifici pubblici coi termosifoni a manetta pure di notte, festivi inclusi. Il mese scorso Striscia la Notizia aveva assegnato un tapiro d'oro al sindaco di Milano, Beppe Sala, dopo aver rilevato in alcuni ambienti di palazzo Marino una temperatura superiore ai 25 gradi.

"Se è così è profondamente sbagliato perché dovremmo dare il buon esempio", aveva replicato il primo cittadino.

E che dire degli ambientalisti che nelle recenti festività natalizie avevano chiesto di togliere le luminarie (ormai a led, quindi a basso consumo)? Strana ambizione quella di salvare il Pianeta spegnendo la luce.

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