Trentatré bambole stese a terra davanti alla procura. Allineate su un telo e ricoperte di scartoffie. O meglio, di raccomandate provenienti proprio dal tribunale. Stamani nella città veneta il clima era caldissimo e non solo per le temperature canicolari di inizio estate. Le famiglie arcobaleno sono scese in piazza per manifestare contro l'impugnazione di 33 atti di nascita di bambini con due mamme, provvedimento emesso per l'appunto dalla procura padovana e accompagnato da alzate di scudi nell'area progressista. E l'estetica scelta per il sit-in è stata proprio quella choc dei bambolotti disposti sull'asfalto. A rappresentare altrettanti bambini finiti inconsapevolmente al centro del dibattito d'attualità.
Gli attivisti Lgbt hanno scelto il capoluogo di provincia come luogo simbolo della loro protesta, a pochi giorni dal pronunciamento della procura sugli ormai noti 33 atti di nascita. "Io sono tenuta a far rispettare la legge e con l'attuale normativa non posso fare altro", aveva spiegato la dottoressa Valeria Sanzari, procuratore di Padova facente funzioni. Ma niente: da sinistra si era levato il coro degli indignati contro quella istanza di rettifica ritenuta discriminatoria. E quell'indignazione ha trovato stamani nuova linfa, con tanto di appoggio politico del Partito Democratico.
"Quello deciso dalla procura, che interviene anche retroattivamente, è un atto politico che avrà effetti disastrosi anche sulla vita futura di questi bambini", ha lamentato il deputato dem Alessandro Zan, in prima fila al presidio. Altrettanto polemica la posizione di Chiara Gribaudo, deputata e vicepresidente del Partito Democratico della parlamentare. "Abbiamo avvertito tutta la grande preoccupazione di famiglie che rischiano di essere distrutte da un colpo di penna, rendendo queste bambine e questi bambini di fatto orfani di una delle due madri, e ce ne facciamo carico: la loro battaglia è la nostra, nel solco dei principi fissati nell'articolo 3 della Costituzione", ha premesso l'esponente dem, sferrando poi un attacco al governo.
"Le politiche persecutorie del governo Meloni e le parole d'odio che troppo spesso escono dalle bocche di esponenti dell'esecutivo e delle istituzioni hanno generato un clima discriminatorio, già degenerato in decisioni come questa", ha proseguito Gribaudo, confondendo però i piani.
Il pronunciamento della procura è avvenuto infatti con riferimento alle norme vigenti in Italia e alle sentenze di Cassazione; sostenere che a ispirare tale disposizione sia stato il presunto clima ostile creato dal governo ci sembra fantasioso e irrispettoso nei confronti della procura stessa. Durante il sit-in, le manifestanti hanno esibito un cartello con la seguente scritta: "Siamo famiglie!".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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