"Bellezza inarrivabile" tra business e intuizione. Lo stile italiano che genera valore

Nel mondo globalizzato, mentre la Cina avanza e i consumatori cambiano abitudini, la bellezza italiana continua a fare la differenza e a generare valore economico

"Bellezza inarrivabile" tra business e intuizione. Lo stile italiano che genera valore
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La "bellezza inarrivabile" di cui l'Italia è culla e laboratorio non è una fortuita casualità. Piuttosto, è la conseguenze di un processo evolutivo storico, culturale e umano che ancora oggi continua. E che si adatte alle circostanze del tempo. Ieri l'Italia della bellezza era quella espressa da Michelangelo e Leonardo, oggi - nel mondo globalizzato - il genio italiano è tramandato dalle imprese che portano le nostre eccellenze all'estero. E creano benessere economico. Il tema è al centro del primo panel dell'evento fiorentino organizzato da Il Giornale. Ne discutono Roberta Benaglia (Ceo di StyleCapital sgr) e Andrea Falchetti (Responsabile Corporate Finance Mid Cap – Divisione IMI Corporate & Investment Banking di Intesa Sanpaolo). A moderare il dialogo, il vicedirettore de Il Giornale, Osvaldo De Paolini, affiancato dalla giornalista Daniela Fedi.

Apre Falchetti: "Interpretiamo il futuro guardando alla storia. Per i talenti emergenti si tratta di finanziare le startup e la banca è organizzata per questo, abbiamo attenzioni specificamente riferite a questa parte del mercato e un centro a Torino specializzato. Dall'altra parte ci attendiamo un approccio proattivo e strutturato, l'imprenditore deve farci capire che c'è un progetto e che i profitti arriveranno in futuro". Interviene Benaglia, che prosegue: "Il mercato tiene conto del potenziale di crescita e del valore intrinseco del brand, ma anche della resilienza del consumatore". La moda ha parametri diversi rispetto alle altre valutazioni di mercato? Ancora Benaglia: "Il segmento del lusso si è sempre ritenuto resiliente rispetto alle crisi di mercato, ma ora il paradigma sta cambiando e abbiamo assistito a casi di cali importanti di valurazione".

La giornalista Fedi alza la palla per Roberta Benaglia: come ha fatto a convincere la moda che le sneakers sono prodotti di lusso? "Ho preso spunto da Remo Ruffini, che presentava i suoi piumini come prodotti di lusso. Io credo nelle cose e nelle strategie semplici. Di fronte al trend della sostenibilità credo che anche l'atteggiamento del consumatore ricco sia oggi più consapevole. Il successo di Autry è la risposta a questo. Si tratta di un prodotto trasversale, adatto a diverse geografie, con un prezzo smart ma posizionato in una distribuzione selettiva. Così abbiamo risposto alle esigenze di un consumatore che non voleva più spendere 500 euro per una sneaker ma trovare comunque un prodotto interessante. Io la chiamo smart luxury".

Falchetti risponde al vicedirettore Osvaldo De Paolini, che lo interroga sul ruolo della banca nelle dinamiche di mercato: "La banca sosteneva il gruppo Prada quando funzionava e anche in un momento di difficoltà. Noi siamo partner dell'imprenditore e facciamo di tutto per uscire dai problemi insieme a lui. La decisione tecnicamente è stata quella di approfondire il business plan, le risorse umane e il loro valore. Intesa Sanpaolo per le proprie dimensioni può permettersi di fare la propria parte e di finanziare ciò che è bello e valido, lì c'erano tutti i presupposti". Domanda a Falchetti dalla giornalista Fedi: lei andrebbe in un Cda in sneakers? "Per il lavoro che facciamo, forse oggi è ancora meglio presentarsi in abito e cravatta. Ma effettivamente me lo chiedo e ci sono prodotti più informali molto interessanti".

Benaglia su Zimmermann: "Prima del Covid ho seguito con molta attenzione questo brand, quando ero Ad di Golden Goose. Quando andavo in America notavo questo brand australiano che strizzava l'occhio all'America e vedevo come la macchina retail funzionasse bene. Quando entro in un negozio ho sempre un occhio tecnico e vedevo che la macchina del retail era perfetta, poi c'era anche la parte estetica. Durante il Covid mi sono chiesta cosa avessero voluto le donne da lì a tre anni e pensai: vorrà una vita più rilassata e sono andata in Cda ad annunciare di aver trovato un'azienda con un prodotto incredibile, affordable rispetto ai competitor e con un retail gestito benissimo. La mia sfida è stata portare quel modello in Europa".

La parola torna quindi a Falchetti: "Nell'ambito della moda abbiamo più di 4mila clienti, anche imprese molto piccole. I francesi sono molto bravi a far crescere le loro aziende anche all'estero, ma si sono forse persi una parte di manifattura che invece noi abbiamo ancora. Il Made in Italy è un brand e ha un valore, per questo nelle acquisizioni vengono mantenuti i lavoratori e il loro know how". Benaglia: "I francesi, gli americani o gli australiani vengono a produrre in Italia perché qui c'è un'arte del sapere fare che altrove non si trova. Oggi non mi spaventano la Francia e l'America, il mercato che ci copia di più è quello asiatico e cinese in particolare, che sta riempiendo un gap manifatturiero. Oggi realizzano prodotti a basso prezzo con una qualità che si sta incrementando".

Ancora Benaglia: "Noi siamo bravissimi nell'arte del saper fare ma purtroppo abbiamo perso alcune competenze che dobbiamo cercare altrove. Per mantenere una qualità alta a un prezzo accessibile bisogna usufruire del meglio del mercato mondiale e il cliente lo riconosce. Si può ancora fare Made in Italy di qualità a prezzi accessibili, i brand del lusso hanno sfruttato la resilienza del cliente per spingersi oltre i limiti. C'è un mondo intermedio di Made in Italy di qualità che ha prezzi accessibili, quindi non è vero che ci sono solo il lusso inaccessibile e il mass market".

Quanto tempo ci vorrà per recuperare il tasso di crescita degli ultimi anni? La previsione di Benaglia: "Stiamo assistendo a un rallentamento legato secondo me a geografie specifiche, al fatto che fino a due anni fa i brand del lusso cavalcavano i mercati emergenti. Il rallentamento della Cina sta quindi rallentando quella crescita. Ma ci sono brand meno esposti sul mercato asiatico che stanno crescendo. Quindi dipende dalla tua esposizione; se sei un brand più esposto sul mercato asiatico potresti non avere una grossa crescita entro il 2025".

Falchetti: "C'è una complessità che rende difficile qualsiasi previsioni. Ma la frenata è dovuta a ragioni geopolitiche inedite, c'è un tema di cambio di paradigma e di direzione che ha un costo. C'è un tema di resilienza anche per la moda".

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