L’amara lettera di A. M. (il Giornale 28/11) ci mostra la triste realtà di questo mondo. Le donne sognano il Principe Azzurro delle favole ma poi non sono disposte a comportarsi da leggiadre principesse. Il mio ideale di donna è quello descritto da Dante nella Vita nova: «e par che sia una cosa venuta da cielo in terra a miracol mostrare» «che dà per li occhi una dolcezza al core che ’ntender no la può chi no la prova» «che va dicendo a l’anima: “Sospira!”». Capite bene quindi quanto sia difficile per me il rapporto con il gentil sesso. Se al primo appuntamento vai subito al dunque puoi finire sui media come l’ennesimo caso di tentativo di violenza, se prendi tempo per guardare le stelle seduto in spiaggia scatta subito il gossip che sei impotente o peggio gay... Io dedico a tutto il mondo femminile la canzone di Roberto Vecchioni Voglio una donna (con la gonna). Desidero precisare che nonostante la citazione colta sono uno studente quasi coetaneo di A.M.
Salvatore D. Faedda
Distinti saluti
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Caro Salvatore, in effetti mi colpisce che il «grido di dolore» arrivi da un poco più che ventenne e non mi riferisco alla citazione (apprezzatissima), ma al fatto che giunga da qualcuno che è «direttamente sul campo», che per ragioni anagrafiche non può avere nostalgie dei bei tempi andati e che ciononostante si trova spiazzato dall’andatura che le relazioni e gli inizi delle relazioni hanno preso.
Non sa quanto mi dispiaccia che vi troviate a vivere (e ancor di più a non vivere) tempi così strani, ci penso più di quanto possa immaginare perché ho un figlio quindicenne. È allegro, pieno di amici, di tanto in tanto infatuato di qualche ragazzina della quale vengo a sapere solo da suoi amici meno reticenti di lui, ma quando lo osservo vivere non posso fare a meno di stupirmi e rammaricarmi di tante cose. Dei contatti filtrati e guastati dai social, del modo sbrigativo di rapportarsi, dei «ruoli» talmente scavalcati e stravolti da non esistere più neppure nell’accezione bella e giusta.
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