Che sfiga la Schlein, qualcuno fermi il Codacons e Ferragnez: quindi, oggi...

Quindi, oggi...: si lasciano Chiara Ferragni e Fedez, le divisioni nella maggioranza e Putin

Che sfiga la Schlein, qualcuno fermi il Codacons e Ferragnez: quindi, oggi...

- Chiara Ferragni e Fedez si sono lasciati, lo dice Dagospia, lo confermano il Corriere, le agenzie e pure l’Ansa. Lui sarebbe andato via di casa domenica e lei pare non fosse preparata alla separazione, tanto che ancora starebbe cercando di capire se è una cosa seria oppure no (e noi di comprendere se è tutto vero o una messa in scena). Non ricameremo su quella che resta una tragedia: la fine di un matrimonio, se vissuto veramente, lascia strascichi importanti anche tra gli ori di City Life. Auguri.

. Però, dico però, i Ferragnez non vengano a chiedere “privacy” o "riservatezza”. Sono una coppia pubblica, hanno mostrato tutto e adesso devono prendersi oneri e onori del loro benessere che, da questa esposizione, deriva.

- L’insulto di Joe Biden a Putin (“Sei un figlio di p***”) non solo è un clamoroso errore dal punto di vista diplomatico (ha ragione da vendere Emmanuel Macron quando sostiene che i leader dovrebbero “evitare le escalation verbali”), non solo alimenta le insinuazioni di chi lo considera un po’ rimbambito, ma sono tecnicamente pure contrarie all’ideologia femminista-woke di cui Joe è paladino. Voglio dire: puoi dire a Putin che è un macellaio, un pazzo, un criminale, un dittatore, ma perché prendertela con la povera mamma di Vladimir definendola “putta**”?

- "Mesi fa ho affermato di essere tra i primi 5 registi al mondo e nessuno mi ha creduto. Ma io credo in me stesso, conosco le mie qualità e non ho paura di nessuno. Quei gol che segno, nessuno li fa,(…) faccio cose difficili”. E ancora: “Sono il numero uno degli attuali registi al mondo”. Calhanoglu, il Re dell’umiltà.

- Certo che Elly Schlein è proprio sfigata. Oggi sul terzo mandato ai governatori il centrodestra si è spaccato, con FdI e Fi che hanno votato contro la proposta leghista, poi bocciata in Commissione. Letto il risultato, Elly coglie la palla al balzo per picchiare duro contro il governo (“ci saranno ripercussioni sulla tenuta dell’esecutivo”, dice), ma appena finisce di parlare ecco che anche il suo Pd si divide. Sempre sul terzo mandato. L’area di Bonaccini infatti è sconcertata dal voto contrario del partito e, a differenza di Lega e FdI, che tutto sommato gettano acqua sul fuoco, accettando il risultato del voto, nei dem se le danno di santa ragione: “Forte disappunto da parte dell'area di Energia Popolare per il voto espresso dal Pd in Senato - dicono i bonacciniani - Non è stato rispettato l'accordo preso in direzione e non si è salvaguardata l'unità del partito. Ora andrà gestito anche il malcontento di sindaci e presidenti”. Tradotto: nel giorno in cui il Pd avrebbe dovuto sottolineare la spaccatura del governo, lo stesso Pd finisce col frantumarsi. E in maniera molto più evidente. Che sfiga, Elly.

- Un commercialista di Bologna era un evasore totale per 130 mila euro. Era talmente bravo a gestire le sue finanze che era riuscito pure a percepire il reddito di cittadinanza e nel suo ufficio la compagna lavorava in nero. Mi date il suo numero?

- Riprendiamo il discorso di ieri sul Ppe, su Weber (“i popolari sono il partito del Green Deal”) e su Ursula von der Leyen che intende lavorare, da candidata alla nuova Commissione, solo “con i partiti pro-Ue, pro-Nato e pro-Ucraina”. Tutto ruota attorno a Giorgia Meloni: non è un mistero che la leader dei conservatori europei stia cercando di spostare l’asse dell’Ue verso destra, trascinando il Ppe verso posizioni più conservatrici ed evitando un nuovo accordo con i socialisti. L’intenzione di Ursula invece sarebbe quella di “dividere” i conservatori, selezionando i filo-Ue e separandoli dai filo-Putin (vedi Orban) e dagli euroscettici. Piccolo problema: Meloni ha sempre denunciato le follie verdi del Green Deal che invece il Ppe rivendica. E infatti Carlo Fidanza, che di Giorgia è il punto di riferimento europeo, afferma: “Il Ppe dovrebbe chiedere scusa agli elettori di centrodestra per aver utilizzato i loro voti per imporre politiche orientate a sinistra, a partire dalla follia denominata Green Deal”. Qui c’è puzza di un Timmermans bis, anche se tutto dipenderà dal risultato elettorale.

- I Jalisse correranno al festival di San Marino nella speranza di poter partecipare all’Eurovision. Io sogno, sogno davvero, che ci riescano. E che magari arrivino pure sopra a Angelina Mango in barba ad Amadeus e a Sanremo.

- Il ministro Valditara vuole vietare del tutto cellulari nelle scuole dell’infanzia, alle elementari e alle medie. I maestri non dovranno utilizzarli nemmeno per scopi didattici. È una scelta corretta: capisco le lavagne multimediali, i tablet per gli esercizi e i computer in classe. Non possiamo certo pensare di non insegnare ai giovani l’uso di strumenti che, con l’avvento dell’Ai, saranno necessari come il pane. Ma il cellulare non serve e gli alunni ne fanno già ampio uso durante il resto della giornata. Sarebbe carino se, almeno in aula, si occupassero di mandare a memoria un paio di poesie o di imparare le tabelline.

- Occhio a voler allargare le norme del codice degli appalti anche ai cantieri privati. Perché non è possibile chiedere a chi sistema un appartamento di compilare tutte le scartoffie di chi costruisce un palazzo da milioni di euro di investimenti.

- Resta un mistero glorioso il motivo per cui se i leader del centrodestra salgono insieme sul palco, i giornali li dipingono come “divisi”. Se invece quelli del “campo largo” si ignorano per tutta la campagna elettorale in Sardegna, e sul palco insieme manco ci vanno, nessuno osa considerarli disuniti. Ha senso?

- Esistono il reato di omicidio e quello di omicidio stradale, eppure ogni giorno vengono commessi delitti di entrambi i tipi. Introdurre il reato di “omicidio sul lavoro” difficilmente farebbe scomparire le morti bianche e sicuramente rischierebbe di rendere ancor più complesso un sistema già di per sé burocratico. Questo vale per ogni cosa: prima di introdurre nuove norme sarebbe buona cosa riuscire a far rispettare quelle che già ci sono. Altrimenti è solo propaganda.

- Nel giorno in cui Repubblica e La Stampa conducono la loro battaglia contro le morti sul lavoro, legittima anche se un tantino pompata, muore un operaio nella fabbrica Stellantis di Avellino. Il povero lavoratore, dipendente di una ditta esterna, è stato schiacciato da una macchina su cui stava effettuando lavori di manutenzione. Visto il tema del momento, dove andrebbe secondo voi la notizia sui siti homepage dei quotidiani progressisti? Ovviamente in cima. E invece - guarda caso - Rep la rifila come 15esima notizia e La Stampa riesce a non scrivere mai nel titolo la parola “Stellantis”. Com’era la storia dell’indipendenza della stampa?

- Il Codacons diffida Fabio Fazio dal mandare in onda l’intervista a Chiara Ferragni senza contraddittorio. Il motivo? L’associazione ritiene “inaccettabile” che una tv dia spazio “ad un soggetto sotto indagine” per “reati gravissimi contro i cittadini”. Sarebbe “un vero e proprio insulto da parte di Fabio Fazio e Nove agli italiani” perché Chiara potrebbe parlare “del caso pandoro Balocco senza alcun contraddittorio, riportando solo il suo punto di vista sulla vicenda a discapito dei telespettatori che da casa vedranno il programma”. Il Codacons mi sta pure simpatico (non vorrei finire in una delle sue querele), però sbaglia di grosso. Ferragni è indagata, ma resta innocente fino a prova contraria quindi ha diritto di parlare dove e quando vuole.

Fazio invita chi gli pare e piace, pure Satana se vuole. E poi non sta scritto da alcuna parte che in una tv privata sia obbligatorio portare il contraddittorio. Qualcuno fermi il Codacons, che adesso sta un po’ esagerando.

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