I punti chiave
Tenere in mano quelle pagine voleva dire sfogliare un sogno, fantasticare con tutti quei volti veri e reali, impressi su carta con delle foto professionali scattate su set concreti. La sua funzione però era anche più nobile, perché nell'Italia del dopoguerra i "Fotoromanzi" non sono stati soltanto un mezzo di comunicazione per svagare le persone, per sollazzare le menti e rilassare i corpi, ma sono stati un veicolo di alfabetizzazione. In un Paese uscito con le ossa rotte da un conflitto bellico combattuto aspramente anche in casa, con cicatrici virulente lungo tutto il territorio nazionale, serviva sì dare un balsamo per l'animo ma anche una spinta alla società, per crescere e ripartire. In entrambe le missioni, i fotoromanzi hanno centrato gli obiettivi. Gli anni Cinquanta del secolo scorso hanno visto un boom esponenziale di questi contenitori di storie, con una circolazione di 1 milione e 600 copie al mese, ma soprattutto hanno garantito a tante ragazze di imparare a leggere.
Dall'Italia a mezzo mondo
Il fotoromanzo è un fenomento italiano, infatti nasce nel Belpaese con la paternità attribuita tanto a Cesare Zavattini quanto a Damiano Damiani. Il primo riuscì a persuadere il proprio editore, Arnoldo Mondadori, a pubblicare un giornale basato su dei fumetti, ma diverso da tutti gli altri poiché fotografici, chiamato "Bolero Film"; mentre il secondo allestì i set nei quali vennero realizzati i fotoromanzi della rivista "Il mio sogno". Siamo nel maggio del 1947, un'epoca lontana, ma quelle idee avrebbe avuto terreno fertile e sarebbero arrivate fino ai giorni nostri. Un anno prima nelle edicole sbarcava "Grand Hotel", un settimanale che offriva (e offre tutt'ora) anch'esso dei romanzi, anche se all'epoca soltanto disegnati, poi trasformati in foto sull'onda di un crescente entusiasmo e di una diffusione degli scatti su pellicola sempre più capillare. Dall'Italia il fotoromanzo si armò di passaporto per raggiungere nazioni vicine e lontane, dalla Francia alla Spagna, passando per il Portogallo, il Belgio e la Grecia, sbarcando persino in Sud America, attecchendo con favore in Brasile, Argentina, Cile e Venezuela.
I volti dei fotoromanzi
Spesso le protagoniste delle vicende sono delle donne povere, romantiche e un po' sognatrici, ma altrettanto risolute e armate di coraggio per conquistare i propri desideri. Le lettrici spesso potevano immedesimarsi in queste eroine, immerse in vicende comuni e in una quotidianità fatta di piccole cose. Perdersi dentro a un fotoromanzo dava speranza e faceva sognare, due ingredienti essenziali per non farsi fagocitare da un mondo spesso troppo crudo e ostile. Nei primi tempi, le storie venivano tratte da film, con fotogrammi recuperati dal cinematografo, poi le cose cambiarono e i racconti divennero inediti, ma sempre con i famosi volti del grande schermo a prestare le proprie sembianze. Ed ecco che arrivarono le dive Sophia Loren e Gina Lollobrigida, ma anche tanti attori che tramite queste riviste trovarono il proprio trampolino di lancio: Claudia Rivelli, Nuccia Cardinali, Adriana Rame, Michela Roc, Katiuscia, o Alex Damiani, Franco Dani e Sebastiano Somma. Negli anni Settanta le copie settimanali delle varie riviste toccava quota 8 milioni e mezzo, il suo apice maggiore.
Dalla crisi a oggi
Nella seconda metà degli anni Ottanta il fotoromanzo cala in appeal e segue un percorso di lenta ma costante decrescita. Nonostante tutto, sulle pagine delle varie riviste trovano ancora posto celebrità come: Raffaella Carrà, Orietta Berti, Ornella Muti, Franco Califano, Barbara De Rossi, Laura Antonelli, Francesca Dellera, Massimo Ciavarro e tanti altri ancora. Dopo quarant'anni sulla breccia dell'onda il calo è fisiologico, ma i suoi meriti restano intoccabili.
Oggi, il fotoromanzo continua a essere presente in edicola, appuntamento fisso per tante persone affezionate a questo genere che, seppure il mondo della comunicazione sia radicalmente cambiato, a certi sogni non rinuncerebbero mai.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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