Giuseppe nel Presepio è generato dal bambino. E trasforma i suoi dubbi in impegni e certezze

Il sapiente falegname di Nazareth mi sorride: "Quando ho visto nascere Gesù mi chiedevo se mai mi avrebbe chiamato papà. Io non l'ho generato, però gli ho dato la vita, nel senso che gli ho offerto tutta la mia vita e ho fatto quanto potevo perché avesse la vita che voleva. Non è stato facile!

Giuseppe nel Presepio è generato dal bambino. E trasforma i suoi dubbi in impegni e certezze
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Nell'approssimarsi del Natale, dopo aver immaginato di incontrare le statuette più famose del presepe (l'oste, la sentinella, il vecchio accompagnato dal bambino, la donna con l'anfora e infine il pastore dormiente) oggi ho il desiderio di dialogare con San Giuseppe. Non ho l'ardire di farlo entrare in confessionale! Sono io che lo raggiungo. L'ho sempre visto come l'uomo dei dubbi. Tutti li hanno, ma pochi li sanno affrontare come lui. «Scusa, Giuseppe. Posso? Ti confesso che a volte mi sento confuso. Vorrei una fede più splendente e invece è tremula come la fiamma di una candela che ogni tanto va riaccesa perché si spegne con i venti contrari della vita. Vorrei una speranza più determinata e invece mi lascio inquinare da frustrazioni, rabbie, pessimismi, permalosismi. Vorrei un amore più limpido e invece mi ingarbuglio nelle mie fragilità che fatico ad ammettere. Mi sveli il tuo segreto? Ma tu come fai?».

Il sapiente falegname di Nazareth mi sorride: «Quando ho visto nascere Gesù mi chiedevo se mai mi avrebbe chiamato papà. Io non l'ho generato, però gli ho dato la vita, nel senso che gli ho offerto tutta la mia vita e ho fatto quanto potevo perché avesse la vita che voleva. Non è stato facile! A volte è proprio complicato amare, soprattutto quando chiede di mettere da parte un orgoglio ferito. Quando Maria è venuta a dirmi che era incinta (e non ero stato io!) mi è crollato il mondo. Mi sentivo trascurato, deluso, amareggiato. Colpa sua? Colpa mia? Disagio mio che proiettavo su

di lei? In quel momento non eravamo sposati e le leggi del nostro tempo, in quell'angolo del mondo di cultura araba e di religione ebraica, stabilivano il peggio: per Maria c'era la pena di morte per lapidazione. Avevo davanti la strada di un amore assurdo, apparentemente impercorribile, perché vedevo ferita la mia immagine di uomo, perché vedevo inquinata la mia storia di coppia, perché vedevo sgretolarsi i miei progetti e perché sentivo calpestata la mia sensibilità. Eppure il noi era più importante di ogni ferita, di ogni fatica, di ogni colpa, di ogni mancanza. Ho messo da parte il mio ego ferito e ho scelto il noi. Se Maria ha fatto nascere Gesù, io ho fatto vivere lei, per amore, solo per amore. Il noi, grazie a lei, ha ridato vita a me. Perché avrei dovuto buttare via tutto ciò che di vero, di bello, di buono avevamo condiviso fino a quel momento? Ho guardato in modo diverso me stesso e la donna che amavo. Non solo mi sono fidato, soprattutto mi sono affidato. Il dubbio sull'amore mi ha insegnato che se e quando non si ama troppo, non si ama abbastanza. Il dubbio sul futuro mi ha insegnato che il segreto dell'esistenza non è comprendere la vita, ma gustarla. Il dubbio sulla fede mi ha insegnato a non chiedermi soltanto cosa voglio dalla vita, ma anche a domandarmi cosa vuole la vita da me. Il dubbio sulla fiducia mi ha insegnato l'importanza del tornare a sorridere vincendo i fantasmi che corrodono e incupiscono. Il dubbio su cosa fare mi ha insegnato a mettermi

in discussione e a rimettere tutto in gioco. Ora sono l'uomo più felice del mondo per aver scelto di essere il custode. Custode di una vita nuova, dono di Dio, che appena ha stretto con la sua manina il mio dito calloso ha sciolto tutta la mia durezza, ruvidezza, freddezza. Custode di una donna che mi ha cambiato, nella buona e nella cattiva sorte, perché mi ha completato e mi fatto sentire pienamente uomo. Custode di me stesso, con le mie fragilità e i miei dubbi, che hanno bisogno di sentirsi compresi. Custode di un noi in una storia che sono certo essere divina perché anche nelle stagioni più difficili sa riempire l'anima. Questa forza mi è venuta in quella notte di Natale, al gelo, nel buio, tra mille punti di domanda. Quel bambino ha fatto venire alla luce me e quanto c'era nel mio cuore. Ho scelto questo e ho abbandonato i dubbi.

Provaci! La fatica e il dolore spaventano, ma possono essere doglie che trasformano anche grida di rabbia in vagiti di vita nuova, di amore rinnovato».

«Grazie, Giuseppe! In questo Natale mi hai fatto il più bel regalo: mi hai donato la logica preziosa del comunque e nonostante tutto. È divina!».

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