Da decenni, più o meno da quando sono nati i videogiochi, da quando ancora c’erano i cabinati, negli anni Ottanta, dove inserire le famose duecento lire, si sente dire che i videogiochi fanno male, che rimbecilliscono. C’è sempre poi un sociologo o uno psicologo di turno a fare la morale. In realtà in questi anni sono usciti moltissimi studi che dimostrano esattamente il contrario: i videogiochi fanno bene al cervello. L’ultimo studio è stato presentato al Manchester Science Festival a pubblicato online su PsyArXiv. I videogiochi aumentano le capacità cognitive e di apprendimenti, i riflessi, le abilità strategiche, e anche l’abilità nel risolvere i problemi. Non solo, ma apportano anche buoni risultati per chi soffre di ansia e depressione. Aggiungerei anche che per molti giovani sono diventati un lavoro e perfino redditizio, basti vedere streamer come Velox o Kyborg o molti altri (certo, bisogna avere un talento, anche lì, non solo a giocare ma anche a intrattenere).
D’altra parte molti videogiochi sono stati classificati come e-sports, e si organizzano veri e propri tornei nazionali e internazionali. Eppure dagli anni Ottanta a oggi il pregiudizio dovrebbe essere sfatato, e invece perfino quando per esempio negli Stati Uniti si alza un matto con un fucile d’assalto e fa una strage c’è sempre qualcuno che dà la colpa ai videogiochi, magari perché giocava a un gioco di guerra come Call of duty (ci giocano mezzo miliardo di persone, ci sono mezzo miliardo di killer? Magari Putin giocasse a Call of Duty).
Il problema sarà magari che i fucili d’assalto si trovano facilmente, ma non sono convinto neppure di quello: lo psicopatico sarebbe stato tale anche se avesse visto un film il personaggio di Michael Myers. In quel caso sarebbe bastato un coltello per andare in giro a uccidere persone, colpa dei coltelli?- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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