"L'Italia che non capisce". Augias offende chi vota Salvini

Il giornalista commenta le critiche di Salvini agli studenti andati allo scontro con la polizia. "Che i giovani contestino è nella natura delle cose. Salvini rappresenta l'Italia che non capisce la Costituzione"

"L'Italia che non capisce". Augias offende chi vota Salvini
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Che pretese. Ora Corrado Augias si arroga persino il diritto di stabilire chi comprende la Costituzione e chi no. Ovviamente in base a criteri del tutto soggettivi e secondo un orientamento che non si fatica a immaginare. Ieri sera, intervenendo a diMartedì su La7, il giornalista si è scagliato infatti contro Matteo Salvini e contro chi condivide le sue idee, con particolare riferimento alla condanna che il leader leghista aveva rivolto ai manifestanti andati allo scontro con la polizia. "Questa è l'Italia vecchia, l'Italia che non ha capito bene. Salvini rappresenta e incarna quell'Italia che non ha capito bene cosa c'è scritto nella Costituzione", ha sentenziato lo scrittore romano, ergendosi di conseguenza a interprete della Carta.

"Che i giovani contestino è nella natura delle cose, i giovani hanno sempre contestato, guai a quella generazione che non contesta i suoi padri. Fa parte dell'ordine naturale della successione tra una generazione e l'altra", ha proseguito Augias. Ma riproverare a Salvini di non sopportare il dissenso e le contestazioni è abbastanza pretestuoso, comunque la si pensi: nella propria carriera, infatti, il leader leghista ha subito contestazioni anche animate ma non ne ha mai fatto un dramma. Cosa diversa invece sono gli insulti alla polizia e gli scontri fisici fatti passare come una libera espressione del pensiero.

"Ovviamemte questo non vuol dire che bisogna andare in strada a rovesciare le automobili e spaccare le vetrine. No, quello ovviamente non fa parte della contestazione...", ha giustamente precisato Augias su La7. "Ma la contestazione sì, compresa la contestazione nei confronti della polizia", ha proseguito. Il punto è che le legittime (benché non condivisibili) manifestazioni del dissenso studentesco si stanno trasformando sempre più spesso in occasioni per provocare, delegittimare o addirittura aggredire gli uomini e le donne delle forze dell'ordine, rappresentati poi erroneamente come giustizieri dal manganello facile.

Criticare chi manifesta in maniera non autorizzata e cerca il tafferuglio è forse contro la Costituzione? Certo che no. Anzi, semmai significa richiamare tutti a un basilare pricipio di fondo della convivenza democratica: chi manifesta è libero di farlo, puché ciò avvenga entro il perimetro delle norme valide per l'intera comunità.

Non vorremmo che, per ragioni di ostilità politica, si confondessero i sacrosanti valori costituzionali con lo spirito sessantottino che ancora aleggia in certi ambienti intellettuali e del movimentismo studentesco.

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