Fin dall'alba dei tempi il pane ha rappresentato per l'uomo qualcosa di ben più di un semplice alimento.
L'arte della panificazione ha accompagnato il sorgere delle prime società civili, di pari passo con la nascita dell'agricoltura e delle prime comunità stanziali. Frutto del duro lavoro dell'uomo, beneficiato dal Divino con abbondanza di messi, il pane da sempre ha costituito un elemento sacro e immancabile sulla tavola di tutte le genti.
Gli antichi egizi offrivano pane e focacce ai loro dei e quando seppellivano un Faraone ne portavano in abbondanti scorte nella tomba, parte fondamentale del ricco corredo, tra meraviglie e tesori, affinché non venissero mai a mancare al sovrano neppure nell'aldilà. In tutto il mondo antico il pane rappresentava il cibo simbolo dell'ospitalità.
Greci e Romani accoglievano ospiti e viaggiatori offrendo loro pane, sale e olio, in rispetto della legge divina che voleva l'accoglienza sacra e inviolabile. Il pane non mancò neppure sulla tavola più celebre di tutti i tempi, quelle del Cristo e gli Apostoli durante l'Ultima Cena. In un rituale divenuto fondamento stesso del Cristianesimo, il pane nostro quotidiano divenne parte della Divinità stessa, offertasi in comunione con gli uomini in remissione dei loro peccati. Un cibo sacro e importantissimo, presente nella casa di tutti.
Sprecarlo è considerato peccato, così come posizionarlo rovesciato sulla mensa è di cattivo augurio. Un pasto senza pane non è un vero pasto, la tavola senza pane è incompleta, mutila. In ogni ristorante che si rispetti pane e panificati vengono portati agli ospiti non appena si siedono, prima ancora di ordinare dal menù, in ossequio a quella sacra tradizionale della ospitalità che è tra le regole fondanti della nostra civiltà.
In Italia il pane viene solitamente incluso nel coperto, una voce spesso mal tollerata nel conto finale, soprattutto dagli stranieri, che affonda le sue origini addirittura nel Medioevo.
A quell'epoca viandanti e pellegrini potevano sostare nelle locande che trovavano lungo il cammino e consumare il cibo che si portavano dietro "al coperto", riparati sotto un tetto, in cambio di una cifra modesta che a volte, a discrezione dell'oste, comprendeva anche una piccola pagnotta. Questo è solo un brevissimo accenno alla millenaria storia del pane a tavola, sia che ci si trovi a casa o in un ristorante. Fa sorridere quindi l'ennesima castroneria dell'influencer di turno sui social, dove spesso l'ignoranza regna sovrana.
Secondo una sedicente ( ma purtroppo seguitissima) esperta di alimentazione ( e complotti) l'usanza di portare il pane a tavola altro non sarebbe che una subdola astuzia dei ristoratori in tal modo favorirebbero un repentino innalzamento della glicemia al fine di aumentare l'appetito delle ignare vittime che così si ritroverebbero ad ordinare di più per placare una fame dolosamente indotta. È proprio vero che chi più "ignora" è spesso chi parla di più a vanvera.
Consiglio a questa influencer, se teme di esser raggirata, di non andar più a mangiare nei ristoranti e piuttosto di starsene a casa a leggere qualche libro, che credo potrebbe solo giovarle.Nel frattempo il pane continuerà ad esser portato su ogni tavolo, così come accade da millenni.
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