Un memoriale digitale per il santo di internet

Un pulsante rosso sullo sfondo giallo e bianco che permette di accedere alla voce di Carlo Acutis, ricostruita digitalmente grazie all’intelligenza artificiale in ventisette lingue

Un memoriale digitale per il santo di internet
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Essere santo è un’opera d’arte semplice e contemporanea: vale per la persona di Carlo Acutis, che sarà canonizzato domenica 27 aprile, e anche per il Memoriale con il bottone rosso che restituisce la sua voce digitalizzata. «La nostra meta deve essere l’infinito, non il finito» dice, e parla di tempo e spazio che ci intrappolano e costringono lo spirito. Concetti importanti per un ragazzo morto ad appena quindici anni, sepolto, anzi esposto in teca nel santuario della Spoliazione di Assisi, lì dove trascorreva le estati e aveva chiesto di riposare, e questo dice già tanto del giovane uomo con le scarpe da ginnastica che si vede adesso dietro il vetro. Per ricordare che era uno come gli altri, o almeno cercava di nascondersi in quest’apparenza, perché scavando come è accaduto dopo, questo «ragazzo normale», bello e solare come lo definiscono tutti coloro che lo hanno incontrato, aveva una vita interiore ricca di Dio e del prossimo.

L’opera digitale «Questo è uno spazio nel quale riecheggia la voce di Carlo Acutis ricomposta digitalmente in diverse lingue», realizzata da Riccardo Benassi, artista visivo cremonese classe 1982, è un sito web a cui si può accedere liberamente. Cuore dell’opera è un pulsante rosso sullo sfondo giallo e bianco che permette di accedere alla voce di Carlo Acutis, ricostruita digitalmente grazie all’intelligenza artificiale in ventisette lingue: la devozione in tante parti del mondo è tale che Nicola Gori, postulatore della causa di beatificazione, già nel 2022 era stato costretto a segnalare la circolazione di reliquie di dubbia provenienza. Ad accompagnare le parole di Carlo una traccia di musica elettronica di sottofondo realizzata da Benassi che fa parte del medesimo lavoro, presentato a Palazzo Reale a cura dall’Ufficio Arte negli Spazi Pubblici del Comune in accordo con la famiglia Acutis. Carlo era appassionato di internet e se ne serviva per raccontare la sua fede: in un sito aveva raccolto centoquarantadue miracoli eucaristici avvenuti in tutto il mondo.

Opera Carlo Acutis

«L’Eucaristia è la mia autostrada per il Paradiso» dice Carlo Acutis e lo è stata davvero. Ogni giorno si sedeva in preghiera sull’inginocchiatoio davanti al tabernacolo della chiesa di Santa Maria Segreta e questo è stato uno dei «segreti» per diventare santo, il colloquio quotidiano con il suo Dio. Non l’unico, perché ai suoi funerali, celebrati il 14 ottobre 2006 nella sua chiesa stracolma, oltre agli amici c’erano tantissimi poveri, venuti a salutare Carlo che li aveva aiutati con cibo e coperte e con la sua vicinanza piena di preghiera.

Si inizia dalla fine, come spesso accade per i santi. Il suo cuore aveva smesso di battere giovedì 12 Ottobre alle 6.45 del mattino, dopo essere entrato in coma per un’emorragia cerebrale scatenata dalla leucemia fulminante di tipo M3 che lo ha portato in cielo in soli dieci giorni. Sembrava una banale influenza ma alle prime avvisaglie del male Carlo aveva chiesto di ricevere l’unzione degli infermi e la comunione, sicuro che sarebbe morto a breve. È facile immaginare lo sgomento di chi gli viveva intorno: allora Carlo frequentava il liceo classico all’istituto Leone XIII dei Padri gesuiti. Meno immediato comprendere la sua serenità, pur nella prospettiva di trovarsi finalmente in cielo. Una morte esemplare, come si direbbe. Aveva frequentato la scuola materna all’asilo comunale di Parco Pagani a Milano, poi le scuole elementari all’Istituto San Carlo: dopo tre mesi, per ragioni di praticità viene spostato all’Istituto Tommaseo delle suore Marcelline dove frequenta tutte le scuole elementari e medie.

«Perché gli uomini si preoccupano tanto della bellezza del loro fisico e non si preoccupano invece della bellezza della loro anima?» dice dal suo Memoriale. Nato il 3 maggio del 1991 a Londra, Carlo ha vissuto la sua vita quasi interamente a Milano, tra la casa, la chiesa e la scuola.

Quasi perché amava Assisi come una seconda patria ed è questa la ragione per cui oggi tanti devoti vanno a trovarlo lì dove son Francesco si spogliò degli abiti paterni e iniziò la sua vita da frate. Guardarlo è commovente: un’opera d’arte che sembra ancora viva e sorridente. Ora gli è stata restituita anche la parola.

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