“No alla bandiera dell’Ucraina”. La figuraccia del Torino Pride

No alle bandiere nazionaliste o atlantiste, in piazza per l’orgoglio gay solo con bandiere arcobaleno. Travolti dalle polemiche, gli organizzatori ci hanno ripensato

“No alla bandiera dell’Ucraina”. La figuraccia del Torino Pride
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Un post da brividi e non in senso positivo, uno schiaffo in faccia ai tanti attivisti impegnati al fronte contro le truppe di Vladimir Putin. Il riferimento è alla “geniale” mossa del Torino Pride di vietare bandiere “nazionaliste e atlantiste” all’evento in programma sabato 17 giugno. Tradotto: guai a portare le bandiere dell’Ucraina. Una decisione scellerata e inspiegabile, come testimoniato dalle tante critiche destinate agli organizzatori della kermesse dedicata all’orgoglio gay. Preso atto della stupidaggine commessa, è arrivata la marcia indietro.

La figuraccia del Torino Pride

“Al Pride ci aspettiamo di vedere tante cose e ci auguriamo che siano tutte belle. Ci sono però alcune cose che non vorremmo vedere: bandiere nazionaliste (non siamo a giochi senza frontiere), bandiere atlantiste (il pride ha una posizione pacifista) e altre cose di questo genere”, quanto scritto in una storia su Instagram dagli organizzatori del Torino Pride. In altri termini, sostenere la Nato significa essere guerrafondai: un ragionamento visionario.

E ancora: "Non vorremmo vederle perché il Pride guarda a una comunità allargata che è fuori da confini, barriere, frontiere: anzi, proprio le frontiere non riusciamo a sopportarle, noi che transitiamo dentro e fuori i generi e che attraversiamo silenzi e pregiudizi". Un lungo discorso per provare a dare un senso a ciò che senso non ha:"Le nostre bandiere, nelle loro sfumature, non chiedono il passaporto, non controllano la residenza, non verificano il conto in banca. I colori dei nostri vessilli ogni anno si fanno più stretti per lasciare posto ad altri colori e altre sfumature identitarie. Le bandiere con pochi colori, definiti e inamovibili, ci sembrano solo molto tristi. Se ci saranno bandiere di questo tipo chiederemo gentilmente di abbassarle".

La stragrande maggioranza della comunità Lgbt ha stroncato senza mezzi termini l’orientamento degli organizzatori del Torino Pride, inclusivi a targhe alterne. Una filosofia quasi filo-putiniana che ha indispettito molti, considerando l’atteggiamento del Cremlino nei confronti dell’universo arcobaleno. Il post è diventato subito virale e tradotto in altre lingue, dando alla figuraccia un valore internazionale. “Se proprio noi abbiamo un problema con le differenze e la libertà di pensiero non capisco davvero a cosa serva, il Pride”, il condivisibile j’accuse del renziano Ivan Scalfarotto.

La presa di posizione del Torino Pride è arrivata sino a Sarah Ashton-Cirillo, giornalista di guerra transgender. “La bandiera ucraina rappresenta l’orgoglio e la libertà per tutte le persone”, la sua lezione ai soloni.

Ed ecco la marcia indietro da parte dell’organizzazione, che ha tirato pateticamente in ballo presunti “malintesi”: “Ci dispiace che la nostra richiesta sia stata interpretata come un divieto alla presenza delle bandiere ucraine, non è né nostra intenzione né nostro interesse”.

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