Il rischio della scienza piegata all'ideologia attraversa l'Europa e arriva fino a Panama. Nella capitale dell'omonimo Stato, infatti, a novembre di ritroveranno i rappresentanti di più di 180 paesi - compresa l’Italia - per la decima Conferenza delle Parti della Framework Convention on Tobacco Control (Fctc), la convenzione dell'Oms nata nel 2003 per regolare il tabacco e i prodotti contenenti nicotina. In quell'occasione verranno prese importanti decisioni sull'argomento, ma alla vigilia del meeting l'impressione è che l'approccio ai lavori sia già orientato verso una specifia linea: quella dell'equiparazione tra sigarette tradizionali e prodotti senza combustione, con controproducenti restrizioni per questi ultimi.
Le contraddizioni dell'Oms
La contraddizione è facile da comprendere anche per i non addetti ai lavori: le decisioni che riguardano la salute pubblica, infatti, non dovrebbero essere influenzate da tesi preconcette, ma seguire le evidenze delle più recenti analisi scientifiche. Secondo quanto certificato da un numero crescente di esperti in materia, infatti, i prodotti senza combustione stanno già giocando un ruolo fondamentale nel ridurre il numero dei fumatori, con effetti positivi sulla salute pubblica e sull'economia dei Paesi orientati a un approccio smoke free. Eppure, nonostante il potenziale rappresentato dai nuovi prodotti tecnologici e il fatto che la larghissima maggioranza dei fumatori in tutto il mondo utilizzi ancora le sigarette a combustione (in Europa il 78% dei fumatori sceglie le sigarette, mentre solo il 2% le e-cig), all'Oms sembrano ignorare il significato e le implicazioni di quei riscontri.
I report già "orientati"
Nelle scorse settimane la Fctc ha pubblicato due nuovi rapporti che rappresenteranno una base di discussione a Pamana, dai quali emerge un approccio fortemente critico nei confronti delle alternative più innovative (a partire dagli Heated Tobacco Products, i prodotti a tabacco riscaldato). I documenti, in sostanza, sembrano suggerire agli Stati un'equiparazione tra questi nuovi prodotti e le sigarette combuste, aprendo la strada a ipotesi ancora più drastiche come il divieto di produzione e commercializzazione. Anche in questo caso, tuttavia, l'orientamento prevalente nell'Oms appare contraddittorio.
Sul tema della combustione, infatti, l'agenzia delle Nazioni Unite afferma che, anche quando le sostanze vengono riscaldate, avviene una reazione dalla quale si genererebbe fumo nonostante non sia previsto un processo di combustione alla base. Secondo tale visione, l'aerosol emesso dai prodotti senza combustione andrebbe trattato come il normale fumo di sigaretta. Allo stesso tempo però, l'Oms ammette come studi indipendenti dimostrino che "le temperature raggiunte dai prodotti a tabacco riscaldato non sono sufficienti per dare origine alla combustione" e che molte sostanze tossiche presenti nel tabacco combusto siano "presenti a livelli significativamente più bassi nell'aerosol di Htp". In questo modo, però, la medesima Organizzazione riconosce che si tratta di un aerosol e che il passaggio completo ai prodotti a tabacco riscaldato può effettivamente ridurre l'esposizione ad alcune sostanze dannose.
La giravolta sui nuovi prodotti
Ora, però, la giravolta: l'orientamento in vista della conferenza di Panama sembra quello verso una ridefinizione forzata del concetto di fumo, affinché possa essere applicato anche all’aerosol dei prodotti senza combustione con l’obiettivo di cambiarne la regolamentazione. Ma tutto questo avrebbe a che fare con l'ideologia, più che con la scienza. E pensare che, nel 2015, la stessa Oms dichiarava che "lo sviluppo di nuovi prodotti del tabacco che sono meno tossici o che creano meno dipendenza potrebbe essere una componente di un approccio globale per ridurre i decessi e le malattie legate al tabacco". E ancora, teorizzava che "una regolamentazione completa dovrebbe incoraggiare l'uso di prodotti meno tossici, come la nicotina medicinale e i dispositivi per la somministrazione della nicotina, e dovrebbe ridurre la disponibilità e l'attrattiva di prodotti più tossici". Con l'equiparazione tra sigarette tradizionali e prodotti smoke free, tuttavia, quei buoni propositi verrebbero nei fatti annullati completamente.
L'Oms e le posizioni Ue
Prospettando un'equiparazione tra prodotti del tabacco da fumo e prodotti del tabacco non da fumo, peraltro, i report prossimamente al centro della conferenza di Panama vanno in una direzione diametralmente opposta a quanto stabilisce la normativa europea e nazionale, che invece differenzia tra prodotti combusti e prodotti che non comportano un processo di combustione. In teoria, i tecnici dei singoli Paesi Ue convocati a Panama dovrebbero ribadire gli orientamenti europei e nazionali, ma - viste le premesse ai tavoli di lavoro - vi è la concreta possibilità che questo non accada. E che, di conseguenza, vengano assunte posizione diverse da quelle espresse dai singoli parlamenti. In gioco ci sono i futuri orientamenti in materia di salute, ma anche risvolti economici significativi.
La tutela dell'interessa italiano
Al riguardo, ci sembra lecito domandarci perché gli uffici tecnici dei ministeri della Salute prenderanno decisioni che invece sono competenza dei colleghi dell’Economia, come quelle sui livelli di tassazione dei diversi prodotti. Quanto all'Italia (primo produttore agricolo di tabacco in Europa), un possibile accanimento a livello internazionale contro i prodotti senza combustione rischierebbe di avere ripercussioni negative sia in termini di salute, sia sul fronte delle attività produttive. Importante è capire se i tecnici nostrani saranno in grado di tenere la barra dritta a Panama, dando seguito agli aggiornamenti che a livello parlamentare erano stati adottati in materia di prodotti senza combustione. "Una tutela al commercio dei prodotti a tabacco riscaldato potrebbe orientare il consumatore e avere positivi effetti sulla tutela della salute pubblica, mirando anche a tutelare la filiera", aveva commentato la senatrice leghista Elena Murelli. E il senatore di Azione, Marco Lombardo, aveva ricordato come la filiera agro-industriale del tabacco riscaldato made In Italy occupi circa 40.000 addetti per la realizzazione di prodotti altamente innovativi.
La sfida sarà quella di far valere quelle istanze anche sui tavoli dell'Oms, dove prealtro non sono
previsti ruoli per il Ministero dell’Agricoltura e per il Ministero delle Imprese e del Made in Italy. Anche quest'ultima circostanza non rassicura più di tanto rispetto alla tutela dei nostri interessi.
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