Quasi un laureato su due in 3 anni lascia il posto fisso

Analizzati gli sbocchi professionali in Lombardia dopo la laurea: grande difficoltà a reperire personale

Quasi un laureato su due in 3 anni lascia il posto fisso
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In Lombardia i giovani laureati trovano lavoro più rapidamente (rispetto al resto del Paese), guadagnano un po' di più (1.399 euro dopo la triennale, l'1% in più, e 1.484 dopo la magistrale, rispettivamente l'1,1% e il 3,6% in più rispetto alla media nazionale), sono meno propensi ad accettare un'occupazione non coerente con gli studi, in 3 anni fanno carriera con il 43% che migliora la tipologia di contratto. Ma sono pronti in altrettanti tre anni a mollare il posto fisso senza troppi patemi: quasi uno su due chiude il contratto a tempo indeterminato nell'arco di 36 mesi. Vogliono uno stipendio più alto? Cercano una crescita professionale? Un maggiore equilibrio tra vita lavorativa e personale? Le motivazioni ormai sono tante e tutte vere ma quel che è certo in Lmbardia il mercato del lavoro risulta essere sempre più mobile e flessibile, in cui stabilità contrattuale non sempre equivale a stabilità lavorativa. Sono questi alcuni dei risultati emersi dal Terzo Rapporto del Milan Higher Education Observatory (MHEO) «Dopo la laurea: gli sbocchi occupazionali dei laureati lombardi» promosso dall'Università degli Studi di Milano e dall'Università gli Studi di Milano-Bicocca in collaborazione con Unioncamere, Almalaurea, Università di Pavia e Deloitte. Una fotografia che ha incrociato percorsi e carriere e che certifica come in Lombardia crescono i contratti a tempo indeterminato (7% in più per i laureati tra il 2017 e il 2023 dell'Università Statale di Milano e dell'Università di Milano-Bicocca), che nel 2023 il tasso di occupazione dei laureati lombardi a un anno dalla laurea (2022) è superiore alla media nazionale, così come le retribuzioni medie lombarde, che rendono la Lombardia la regione italiana che attrae maggiormente i laureati italiani. Tuttavia, aumenta anche la difficoltà da parte delle aziende a intercettare personale giusto, in particolare in ambito Stem. Più di 1 azienda su 2 riferisce di aver riscontrato difficoltà nel trovare profili Stem, in particolare negli ambiti di ingegneria (63%) e tecnologia (55%). Inoltre il 60% delle aziende afferma che l'IA aumenterà la domanda di profili STEM nel prossimo futuro. in generale, tra mancanza di candidati o loro inadeguatezza, di fatto le imprese sottolineano la difficoltà nel reperimento di personale del 49%. Il report ha anche esaminato quali siano le caratteristiche maggiormente richieste dalle aziende nei candidati da assumere e se e come siano mutate dopo la pandemia di Covid-19: è emerso così che ad oggi si cercano più frequentemente che nel 2019 figure con conoscenze digitali, green e capacità di gestire processi d'innovazione della digital transformation. In qualunque settore. PTra i tanti dati anche il numero di entrate nel mondo del lavoro, è stato superiore nel 2023 per la maggior parte degli indirizzi di laurea, ed in particolare quello delle scienze matematiche fisiche ed informatiche (circa +200%), medico e odontoiatrico (+210%), insegnamento e formazione (+66%), indirizzo economico (+50%). Le entrate previste per profili con altri indirizzi di laurea hanno invece registrato un calo.

È questo il caso di «Altri indirizzi di ingegneria» (-55%), indirizzo linguistico, traduzioni e interpreti (circa -30%), scienze biologiche e biotecnologiche (-20%). L'altro dato evidente è la preminenza dell'indirizzo economico come indirizzo di laurea richiesto per l'attivazione di contratti che, nel 2019 e 2023, ha costituito infatti il 28% e il 35% del totale.

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