La musica che non parte è quella che fa più rumore. The show must not go on. Il concerto non deve andare avanti, anzi, non deve proprio iniziare. Il senso civico anteposto a tutto il resto. Il più bel testo di Luca Blindo (foto) è quello che non ha scritto. Lui è un rapper napoletano di nascita ma afragolese di adozione che a 31 anni vive nel difficile rione Salicelle, uno di quei posti in cui la legalità fatica a farsi strada e dove le istituzioni latitano. Non per nulla viene considerato alla stregua di zone come Secondigliano, Scampia e Caivano. Proprio per questo il messaggio che l'artista ha lanciato acquista una forza dirompente. Davanti a una piazza gremita, ha deciso di cantarle al «gruppo di villani» (parole sue) che, poco prima dell'inizio dello spettacolo, aveva aggredito un suo allievo rompendogli il setto nasale.
«Davanti alla violenza non si può rimanere indifferenti. Prima della musica c'è il fattore umano, non me la sento di cantare. Mi dispiace per i miei ragazzi, qualcuno sta piangendo, avrebbe voluto cantare, vi chiedo scusa, ma non mi è mai successa una cosa del genere». Una lezione (Blindo è anche un insegnante di canto) di coraggio, uno schiaffo alle baby gang. In un momento storico in cui i trapper spesso finiscono nella bufera per la violenza e l'ambiguità dei messaggi che diffondono, c'è n'è uno che sceglie di imboccare una strada diversa, sicuramente più complicata.
Perché a farne le spese per l'annullamento del concerto è stato lui in primis, ma anche gli addetti ai lavori, gli amici accorsi lì da altre città, il pubblico e i ragazzi che avrebbero dovuto esibirsi. Ma non importa. «Non tutto il male viene per nuocere», ha chiosato. Adesso, costi quel che costi, è tempo di fermarsi a riflettere e a elaborare. Per la musica ci sarà sempre un'altra occasione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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