"La Russia non è nostra nemica". L'intelligence indaga sulla regia dei manifesti pro-Putin

Inchiesta sugli autori e finanziatori delle numerose e costose affissioni 3x2 presenti in tutta la città di Roma (e non solo) con lo slogan a favore della Russia: Italia Viva presenta un'interrogazione a Piantedosi

"La Russia non è nostra nemica". L'intelligence indaga sulla regia dei manifesti pro-Putin
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I manifesti filorussi apparsi in diverse città italiane ora diventano un vero e proprio caso sul quale ora indaga anche l'intelligence. Di dimensione tre metri per cinque la scritta "La Russia NON è il mio nemico" sembrerebbe infatti qualcosa ben più grave e complesso di un messaggio innocuo a favore della pace e che, non a caso, ha messo in allerta i nostri servizi di sicurezza. Da Roma a Milano, da Sondrio a Lamezia Terme, passando per Modena e a Verona, sono diversi i poster in cui appare una gigantografia poster di una stretta di due mani - una avvolta con un tricolore italiano, l’altra dipinta con i toni della bandiera russa - corredata spesso anche da una didascalia: "Basta soldi per le armi a Ucraina e Israele. Vogliamo la Pace e ripudiamo la guerra".

Più che una normale schermaglia dovuta a un'iniziativa politica ci potrebbe essere un tentativo di influenzare il nostro dibattito democratico da parte di uno Stato straniero. Un dubbio che è sorto non solo alle forze di intelligence ma anche a vari esponenti politici: come Enrico Borghi, senatore di Italia Viva e influente membro del Copasir, e il collega di partito Ivan Scalfarotto, che hanno presentato un'interrogazione parlamentare per comprendere il senso della storia dei manifesti. Attualmente, infatti, nella sola città di Roma sono stati segnalati almeno una ventina di manifesti affissi da oltre due settimane e almeno cinque vele motorizzate che girano la città. Secondo esperti del settore, l'ammontare di una campagna pubblicitaria di tali dimensioni "è pari a un costo tra i 30.000 euro e i 50.000 euro - scrivono nel testo i due senatori di Iv - Di fatto una cifra significativa che merita approfondite indagini volte a verificare se non via sia un sostegno economico da parte di soggetti o enti esteri".

Negli scorsi giorni il sito Linkiesta aveva fatto il nome dell’ex consigliere municipale del Movimento 5 Stelle Domenico Agliotti, da sempre molto vicino a Virginia Raggi e che risultava tra i responsabili a Roma. Oggi il quotidiano Repubblica aggiunge qualche ulteriore elemento, sostenendo che dietro in realtà ci sia una rete di persone – molti dei quali vicini ai movimenti no vax e sovranisti – che sta presentando la documentazione in tutta Italia. Lo stesso Agliotti aveva raccontato che si tratta di "centinaia di cittadini che hanno aderito all’iniziativa versando una piccola quota volontaria a titolo personale". Qualcuno ha messo 10 euro, qualcun altro cinque: numeri molto diversi rispetto alla campagna che si sta organizzando. "Ma non è vero che si parla di 50mila euro, sono molti meno".

E così l'opposizione chiede l'intervento direttamente del ministro degli Interni, Matteo Piantedosi, per accertare quali siano i soggetti che hanno "pianificato, ordinato, coordinato e finanziato (anche solo indirettamente) stampa e l’affissione dei suddetti manifesti, quali siano le reali motivazioni di tali iniziative, e se vi siano soggetti o organizzazioni stranieri che hanno finanziato l'affissione".

Quello che è certo che l'intera rete social che tradizionalmente rilancia la propaganda russa si è mossa per “La Russia non è nemica” in un periodo in cui sembra che si stia rialzando la tensione, soprattutto contro i media italiani. Esempio su tutti la dichiarazione formale di "ricercati" contro l'inviata del Tg1 Stefania Battistini e il collega Simone Traini per essere entrati in Russia con l’esercito ucraino.

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