La salute mentale sui social: i rischi per i giovani

I social media sono ormai parte integrante della vita di tutti noi, ma il loro utilizzo smodato nasconde rischi da non sottovalutare, in particolare per i giovani

La salute mentale sui social: i rischi per i giovani
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I social media sono ormai parte integrante della vita di tutti noi. Stando ai dati di Audicom per il 2024, in Italia Youtube, Facebook e Instagram hanno superato i 33 milioni di utenti, seguiti da TikTok, con oltre 22 milioni, e da X. Eppure, per quanto siano fondamentali per svago, ricerca del lavoro o per mantenere contatti interpersonali, un loro uso smodato potrebbe avere conseguenze negative sulla salute mentale, e in particolare nei giovani.

Secondo le rivelazioni dell’Istat per il 2023, e riferite alla fascia di età tra gli 11 e i 19 anni, il 62% di ragazzi e ragazze ha profili su diverse piattaforme, il 45% utilizza internet per creare nuovi rapporti e il 40% si connette più di una volta al giorno per comunicare con i propri amici. Diversi studi hanno collegato questa costante esposizione alla rete con la crescita di vari disturbi, tra cui l’ansia e la depressione.

Uno studio condotto dalla Società italiana di Pediatria, che ha esaminato la letteratura scientifica dal 2004 al 2022 e si è concentrato sui periodi pre e post Covid, ha evidenziato che nel 27% dei lavori esaminati è stata riscontrata una correlazione tra l’uso dei social e sintomi depressivi. Gli stessi rilevati un altro studio condotto nella prima fase della pandemia, durante la quale il numero di giovani e giovanissimi ricoverati in pronto soccorso per patologie neuropsichiatriche è aumentato dell’84%.

Mentre nel 2023, un rapporto dell’Istituto superiore di sanità ha stabilito che i membri della fascia d’età tra gli 11 e i 13 anni hanno una probabilità dieci volte superiore di sviluppare ansia sociale grave a causa di dipendenza dai social network.

Ma cosa provoca questi sintomi? I colpevoli sarebbero una serie di meccanismi cognitivi, i cui più importanti, secondo i ricercatori, sarebbero il costante confronto sociale con chi ha più successo, il feedback che si riceve dagli altri, con approvazione o cyberbullismo che possono avere conseguenze anche nella vita di tutti i giorni, e la cosiddetta FOMO, ovvero la paura di perdersi qualcosa, che sia un trend o una moda, e di essere quindi esclusi dai propri coetanei e dal proprio circolo sociale.

A questi, si potrebbe aggiungere anche la tendenza ad autodiagnosticarsi un problema, una conseguenza degli sforzi di divulgazione e sensibilizzazione volti ad aumentare la consapevolezza sulla tematica delle malattie mentali.

Questi tentativi hanno sicuramente permesso di ridurre la stigmatizzazione sociale e facilitare l’accesso ai trattamenti, ma l’essere esposti a contenuti brevi, che trattano di argomenti complessi in modo superficiale e con fini eterogenei, può spingere a pensare di soffrire di determinate patologie senza le necessarie conoscenze sul tema o il parere di medici ed esperti.

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