- Parliamo del caso di Ilaria Salis, le cui immagini incatenata e tenuta al guinzaglio in in tribunale ungherese fanno discutere. L’obiettivo politico di tutto questo ambaradan è proprio lui, Viktor il cattivo, e attraverso Orban il governo italiano. Come al solito però si fanno figli e figliastri. Qualche mese fa infatti, in Belgio, con la scusa del Qatargate, un’altra signora è stata imprigionata in via preventiva e tenuta diversi mesi in carcere senza poter vedere la figlia. Eva Kaili, ex vicepresidente del Parlamento Ue, è stata separata dalla bimba di pochi mesi: quando si sono incontrate, in carcere, la piccola non ha riconosciuto la mamma. Kaili denuncia di non aver potuto chiamare gli avvocati, di essere stata tenuta in isolamento, senza cappotto in pieno dicembre, di non aver avuto accesso all’acqua corrente nonostante avesse le mestruazioni. Ovviamente, nessuno ha sollevato il polverone di polemiche e indignazioni che oggi segue il caso Salis, come se la violazione di un diritto umano fosse più grave se a copiarla è un Paese sovranista come quello di Orban. Per il democratico Belgio, tutti zitti. Due pesi e due misure.
- Ilaria Salis va trattata con tutti i crismi. Lo abbiamo scritto e lo ribadiamo. Non solo: il governo fa bene a muoversi per garantire un giusto processo e un adeguato trattamento del detenuto (innocente, fino a prova contraria). Però questo non significa santificare Ilaria, le cui simpatie politiche ed ideologiche, nonché questo vizio di accompagnarsi ad “antifascisti di professione”, sono legittimamente criticabili.
- In Francia 10mila agricoltori hanno allestito 100 posti di blocco in tutto il Paese. La cosa si ingrossa e va seguita, soprattutto perché coinvolge in maniera trasversale diversi Paesi: la Germania, il Belgio, l’Italia, Bruxelles. È arrivato il momento di scegliere, per i partiti europei: schierarsi a favore del Green Deal, cioè di chi combatte le scoregge delle mucche e vorrebbe regolare ogni singolo chicco di grano seminato in campo; oppure al fianco di chi “ha sempre gestito la campagna”. La protesta sembra dire agli esponenti politici: decidete, o noi o loro.
- Pare che il ricco matrimonio tra Roberto Mancini e l’Arabia Saudita sia già ai titoli di coda. Lui è uscito dal campo prima che la lotteria dei rigori fosse finita (con una deludente sconfitta) e la stampa saudita non glielo ha perdonato. Risultato: si parla già di un possibile siluramento. Il che, devo dire, non credo che preoccupi molto l’ex ct degli Azzurri: essere cacciato significherebbe, al netto di clausole contrattuali strane, godersi lo stipendio multimilionario a casetta fino al 2027. Mica male. Dove si mette la firma?
- Jannik Sinner piazza due ace nient’affatto male. Il primo riguarda Sanremo: il tennista, che aveva già fatto sapere di non voler fare alcuna passerella all’Ariston, resta coerente con se stesso e declina l’invito. Frasi di circostanza: “Farò il tifo da casa”, ma preferisco tornarmi ad allenare e a lavorare. Tanti saluti e grazie. A farci la figura del fesso è Amadeus che s’è esposto con quel rivedibile video social in cui lo invitava a prendersi la standing ovation del Festival. Il filmato riparatore con cui Ama ha cercato di correggere il tiro (“non volevo metterti in imbarazzo”, “non immaginavo tutto questo rumore”) sembra quasi raccontare una certa irritazione da parte di Sinner venuta fuori nel dietro le quinte dell’Ariston.
- Altro punto in battuta è stato la risposta sulla residenza a Montecarlo. Dovete sapere che da giorni dotti giornalisti, vedi Aldo Cazzullo, criticano il tennista per aver spostato altrove la “sede legale” così da pagare meno tasse. Sintesi: non puoi essere il “nostro campione” se non contribuisci alla fiscalità generale. Una sorta di ius taxis: sei italiano solo se paghi le imposte qui. Scemenze. A cui Jannik ha risposto con una semplicità disarmante: “Lì ci sono tanti tennisti con cui allenarsi, le strutture sono buone e mi sento a casa. Posso andare al supermercato con zero problemi”. Lì “sta bene”, capito? È liberissimo di scegliere dove campare. E se la cosa gli permette di pagare meno tasse, beato lui.
- Il Corriere si accorge che nel Pd c’è un "problema cattolici". O meglio: i cattolici hanno un problema con il Pd. Dopo la cacciata di Anna Maria Bigon in Veneto, accusata di aver violato la disciplina di partito e di aver votato secondo coscienza sul fine vita, adesso Delrio, Guerini, Serracchiani e tanti altri capiscono che il Pd di Elly è troppo radicale: pro-palestina, pacifista isterico, ambientalista spinto. I cattolici di sinistra sono condannati a restare nel Pd, sia chiaro: extra dem, nulla salus. Però sta finalmente venendo a galla l’errore di fondo con cui è stato fondato il partito: unire “i valori dell’umanesimo cristiano con quello socialista”, in nome dell’anti-berlusconismo, non ha funzionato. E si vede ad ogni crisi interna.
- In Lettonia una parlamentare europea è accusata di essere una spia dei servizi segreti russi. Tutto da provare ovviamente, ma non è questo che ci interessa. A far sganasciare dal ridere è il fatto che Tatjana Zdanoka sia stata eletta a Bruxelles nelle file dei Verdi. Riassumiamo quindi le ultime scorribande elettorali della sinistra-verde in questi mesi: il Qatargate, la spia russa, Soumahoro. Mi sa che devono rivedere le tecniche di reclutamento.
- Maurizio Landini affida alle agenzie un comunicato su Ilaria Salis. Ora, va bene tutto. Ma non riesco a capire per quale motivo un sindacalista dovrebbe mobilitarsi per un'attivista andata a cercar rogne in Ungheria. Non sarebbe più logico preoccuparsi delle strategie aziendali di Stellantis?
- Milioni di appassionati di calcio, internauti, smanettatori sui social e telespettatori sono in lutto. Diletta Leotta ha detto sì e si sposa con Loris Karius, papà della loro figlia. Si infrange il sogno di milioni di italiani che almeno una volta avranno sognato di dire: Diletta, marry me.
- Beatrice Venezi è il nuovo nemico numero uno della sinistra. L’accusa adesso è di non essere in grado di guidare un’orchestra o di non essere la migliore. Insomma: una capra.
Per spiegarlo, il cronista di Repubblica riporta il giudizio di un noto commentatore musicale che in un articolo ha scritto: Venezi è «Figlia di un politico neofascista», «amica personale di Meloni» e «consigliere del ministro della Cultura». Alla faccia del giudizio musicale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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