Toti prigioniero politico, com'è buona l'Ungheria e Salis: quindi, oggi...

Quindi, oggi...: la proposta di Putin, Luca Mercalli e Gentiloni

Toti prigioniero politico, com'è buona l'Ungheria e Salis: quindi, oggi...

- È adorabile che Luca Mercalli, noto climatologo, uno di quelli convinti che rischiamo l’estinzione, volto noto di Che tempo che fa, si sia candidato alle elezioni in un Comune torinese di 200 persone e non abbia preso neanche un voto. Zero. Quindi, forse, nemmeno il suo. Alla Stampa ha detto che forse gli abitanti hanno temuto che con la sua elezione, e con quella del sindaco a lui collegato, sarebbero stati costretti a installare pannelli solari e diavolerie simile green. E così gli hanno dato il benservito, a dimostrazione che l’ideologia nulla può di fronte ai conti della serva.

- Ha detto Mercalli: “I Verdi in passato mi hanno proposto molte volte cariche politiche, anche a livelli più alti. Ma io, pur sapendo di avere un mio elettorato, non ho mai fatto l’amministratore della cosa pubblica”. S’è visto qual è “il suo elettorato”.

- Il Nobel Parisi scrive favole per suo nipote. E ci tiene a farcelo sapere. Non mi stupirei se gli conferissero una laurea in letteratura ad honorem. Tanto quella non si nega a nessuno.

- Nuova inchiesta di Fanpage stavolta sui giovani di Gioventù Nazionale che fanno saluti romani e intonano inni identitari. Primo appunto: perché non infiltrare qualcuno nei gruppi antagonisti, invece di concentrarsi sempre su FdI? Secondo: Meloni è al G7, forse lo vedrà a cose fatte, e non le farà piacere. Di sicuro prenderà provvedimenti, visto che ha più volte chiesto ai suoi dirigenti e esponenti di non mostrare il fianco a facili attacchi della stampa sul ritorno del fascismo. Ma tutto sommato credo sia più facile ripulire un'associazione giovanile da certe derive goliardiche che riportare a più miti consigli collettivi e anarcoidi vari che distruggono università, pestato poliziotti e impediscono ai ministri di parlare.

- La democrazia è quel sistema politico in cui il popolo vota i propri rappresentanti i quali, in virtù di una maggioranza stabilita in base al sistema elettorale, vanno al governo e detengono il potere. Vale sia quando a trionfare sono i partiti di centro, sia quando vince il Pd e pure quando gli elettori scelgono i “destri”. Questo breve riassunto è scritto a favore di Paolo Gentiloni il quale forse non ha ben capito il funzionamento del sistema essendo arrivato a Palazzo Chigi senza passare dalle urne. Quando sostiene che un’eventuale vittoria di Marine Le Pen avrebbe “effetti sistemici” e sarebbe “un campanello d’allarme assordante” sta insultando i milioni di francesi che tifano RN. In democrazia nessun eletto è “un pericolo”, se il voto è libero. Anche Meloni era considerata un’appestata e non mi pare che il mondo sia crollato con la sua elezione.

- La proposta di Vladimir Putin all’Ucraina sarebbe questa: firmiamo il cessate il fuoco se Kiev rinuncia alle quattro regioni filorusse già annesse. Zelensky ovviamente dirà di no. E fa pure bene, altrimenti si precluderebbe qualsiasi trattativa al tavolo della pace. Però nella storia sono ben pochi i conflitti che si sono conclusi senza cessioni di territorio o con la totale sconfitta di una delle due parti.

- Il video di Biden che si distrae durante l’esibizione dei paracadutisti è oggettivamente preoccupante. Soprattutto se lo si aggiunge ai tanti filmati in cui dimostra di avere più di un acciacco fisico. Non è l’età a definire le capacità di un presidente di guidare il mondo, ma lo stato in cui ci si arriva. E qui non siamo messi bene.

- Ilaria Salis è libera. I cattivoni ungheresi, s’intende la magistratura di Budapest che è stata vituperata per settimane dalla stampa italiana, ha fatto bene e in fretta: appena saputo dell’elezione a Bruxelles, le ha rimosso il braccialetto elettronico e potrà tornare a casa. Tutti felici? Sì. Ma proprio oggi si palesa un incredibile paradosso. Mentre Ilaria viene liberata dalla cattivissima Ungheria, l'Italia tiene ai domiciliari un governatore democraticamente eletto. Parliamo di Giovanni Toti. Perché li paragoniamo? Toti e Salis stanno vivendo la stessa identica situazione giudiziaria. Sono entrambi presunti innocenti. Sono entrambi indagati. Ed entrambi sono stati posti agli arresti domiciliari e non. Le accuse differiscono, sia per entità che per gravità, ma entrambi non sono ancora stati giudicati per quei presunti reati. Della innocenza presunta di Ilaria devono essere convinti anche Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni, altrimenti non l’avrebbero candidata a Bruxelles per toglierle le catene dai polsi. Allo stesso modo, il discorso dovrebbe valere per Giovanni Toti. Invece no. Oggi infatti il Gip ha respinto l’istanza di revoca dei domiciliari al Toti, sostenendo che governando potrebbe reiterare il reato o inquinare le prove. Legittimo? Certo, rientra nei poteri del Gip. Criticabile, eccome. Ma non è questo il punto. Perché oggi ci troviamo di fronte ad un paradosso. Il paradosso di vedere “l’orbaniana” Ungheria -dove lo stato di diritto secondo alcuni non esisterebbe- che non esita a scarcerare Ilaria in virtù della sua elezione. E dall’altra la democratica Italia dove un governatore, che si dichiara innocente, verrà privato della libertà sulla base di indizi e accuse tutte da confermare. Cari Bonelli e Fratoianni, ci ricordiamo bene le vostre ire quando i giudici ungheresi negarono la prima volta i domiciliari a Ilaria e quando si rifiutavano di liberarla. Dunque è arrivato il momento di farsi sentire. Per Toti.

- Il Gip che ha respinto l'istanza di scarcerazione di Toti ritiene che potrebbe ancora inquinare le prove o reiterare il reato. Impensabile. Non solo perché solo un cretino commetterebbe lo stesso crimine ora pur avendo media e pm alle calcagna. E poi perché alle prossime competizioni elettorali evocate nel dispositivo, le regionali del 2025, ad oggi Toti non può neppure partecipare per sopraggiunto limite di mandati. È inconcepibile che un giudice invochi le elezioni come motivo per privare un innocente, tale è Toti, della libertà. Ancora più grave che ponga un limite temporale così lontano nel tempo. E ancor peggio che si consideri l'atto stesso di governare, ruolo per cui è stato eletto, un possibile viatico di reati. La carcerazione preventiva deve essere usata con parsimonia, in casi gravi ed evidenti. Invece qui il Gip sembra mettere Toti con le spalle al muro per dirgli: o ti dimetti, o resti dentro.

- Il governatore non deve arrendersi.

E non deve farlo neanche la maggioranza di centrodestra. Perché cedere alla magistratura il potere di far dimettere un politico eletto solo arrestandolo sulla base di indizi e teoremi significa danneggiare la democrazia.

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