Al trotto ma senza frustino. "Più rispetto per i cavalli"

La prima volta all’ippodromo Breda di Padova per iniziativa di un privato: 8 corse senza colpire gli animali

Al trotto ma senza frustino. "Più rispetto per i cavalli"

Il cavallo è bellezza allo stato puro, amicizia, empatia e nel corso dei secoli è stato il partner più importante per l'uomo in mille ambiti. L'essere umano, fortunatamente con preziose eccezioni, è invece stato storicamente capace di brutture nei suoi confronti (e non solo), spesso incapace anche solo di dimostrargli gratitudine e riconoscenza. A volte siamo davvero incivili. E stupidi. Al punto di cercare di obbligare i cavalli con la forza e la coercizione a fare cose che farebbero molto meglio con il rispetto e la collaborazione, la complicità, insieme.

Anche nell'ippica, sport nobile e un tempo seguitissimo anche in Italia, ora da noi in aperta crisi per vari motivi, primi tra tutti l'autoreferenzialità, la mancanza di trasparenza e, appunto, di un rapporto costruttivo con l'animale e anzi spremerlo come un limone già da puledrino, ricorrere ai veleni del doping, non curarsi di che fine faccia a carriera conclusa e magari, picchiarli con la frusta, cosa che non solo è controproducente ai fini del risultato sportivo ma è del tutto inaccettabile, all'alba del terzo millennio, per le nuove sensibilità. Spiegava anni e anni fa William Casoli, allenatore e driver del trotto capace di vincere in tutto il mondo, «che siccome cavallo davanti e guidatore dietro, non c'è verso di convincere un cavallo a fare ciò che non si sente di fare e semmai il segreto è fargli piacere quel che tu vorresti facesse, cioè correre, cosa che tra l'altro è nel dna e nell'istinto dei cavalli e ancor più nei cavalli da corsa, brocchi o campioni che siano». E se nell'ambiente di esempi bellissimi ce ne sono ancora, dove l'ottusità e la bestialità imperano è tra i nostri politici. Tanto che l'encomiabile proposta di legge che, oltre all'abolizione graduale della frusta tratta il benessere dei cavalli a 360° e che è stata depositata nella scorsa legislatura dalla deputata Elena Lucchini ora Assessore al Sociale in Lombardia, è chiusa nei cassetti della Commissione Agricoltura da dove, si spera, qualcuno voglia e sappia stanarla e trasformarla - raccoglierebbe consensi trasversali, almeno tra i cittadini e in prima linea troveremmo senza dubbio anche Michela Brambilla - appunto in legge.

Intanto, dopo la Norvegia, dove i frustini sono proibiti da sempre, ci siamo fatti superare anche dalla Svizzera (dove fino a poco tempo fa l'ippica era solo uno spettacolo sul ghiaccio per i milionari di St.Moritz) che non solo ha bandito la frusta ma anche le corse dei 2 anni, perché a 2 anni un cavallo è ancora un bambino, non sempre maturato e pronto sia fisicamente sia psicologicamente. Noi, invece, abbiamo il numero di corse e le dotazioni più alte (le più basse, invece, per i cavalli anziani) d'Europa. Per fortuna, si diceva, qualcosa sta cambiando e grazie all'impegno e all'esempio, alla passione di alcuni campioni a 2 zampe, prima tra tutte l'ex fotomodella ora ingegnere Jessica Pompa, diventata popolarissima perché ha sempre gareggiato (e spesso vinto, battendo da dilettante anche il miglior guidatore italiano in un race off che fece epoca) senza frusta e con un approccio civilmente evoluto, nonché alle richieste della Uet, l'Unione Europea del Trotto, dove da pochi giorni è stata nominata vicepresidente la dottoressa Tamara Papiccio (guarda caso un'altra donna), oltre che per la scelta di campo del nuovo direttore generale per l'Ippica Remo Chiodi e del suo incaricato per il benessere Germano Di Corinto, si è arrivati a scrivere nel regolamento che la frusta, primo passo, può essere portata in pista ma usata solo come segnale direzionale, senza mai colpire il cavallo. È qualcosa, ma si può e si deve fare di più, molto di più. E deve essere la politica ad accorgersene e cambiare marcia, anche investendo nell'ippica, nella formazione del personale e come opportunità economica, di lavoro e di socialità, in una rivoluzione culturale, invece del mero assistenzialismo di oggi che, oltretutto, non assiste nessuno se non i soliti noti, «amici e amici degli amici».

Lo ribadisce proprio Jessica: «Sì è un fatto di civiltà ed evoluzione sociale e noi, in scuderia e in gara, dobbiamo cambiare mentalità: non cercare di costringere il cavallo ma correre insieme, dare il meglio l'uno per l'altro, con l'altro». E insiste: «Ho un passato da atleta e reputo i cavalli da corsa siano atleti e sono sicura che né a Bolt, né, per dire a Sinner, piacerebbe correre o giocare a tennis con qualcuno che ti frusta. E se accadesse, sia Bolt sia Sinner arriverebbero sempre ultimi, anzi, smetterebbero di gareggiare». Chi ha deciso di muovere il primo, clamoroso, passo in quel senso è l'imprenditore Giuseppe Stefanelli (grande sportivo e talento del basket, innamorato della sua Padova e uomo di signorilità ed etica) che in un momento così difficile per il settore, ha dapprima investito qualche milione di euro per acquistare e rilanciare l'Ippodromo Breda - il più antico d'Italia - poi si è concretamente impegnato per il benessere dei cavalli, rimettendo in ordine le scuderie, riportando la pista ai fasti di un tempo e curandola minuziosamente, togliendo amianto e altri veleni e installando le telecamere necessarie alla sicurezza e ai controlli.

Ebbene, sabato 22 febbraio, per decisione di Stefanelli e della sua famiglia -avallata dal Masaf di Chiodi e Di Corinto e sottoscritta anche dai professionisti e dagli operatori locali- per la prima volta in Italia da quando, in Italia, si corre al trotto, tutte le 8 gare del pomeriggio saranno disputate senza frusta. Una «prima» da applausi, un evento da non mancare. Farà di tutto per esserci la «Bandolera» Jessica. E, con tutto il cuore, ci saremo anche noi...

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