Dopo l'affondo di Ermal Meta contro gli autori del terribile stupro di gruppo avvenuto a Palermo e la netta presa di posizione nel sostenere la necessità di adottare pene adeguate alla gravità del reato in maniera tale che queste possano fungere da deterrente, il cantante ha pubblicato le storie di alcune vittime che lo hanno contattato per raccontargli la loro esperienza.
"Se c'è una qualche forma di responsabilità collettiva nei confronti dei carnefici, allora dovremmo provare a sentirci responsabili anche per quella ragazza e per tutte le vittime di stupro perché è a loro che dobbiamo veramente qualcosa, sono le vittime che vanno aiutate a ricostruire la propria vita", aveva scritto senza giri di parole su X-Twitter l'artista. "Per quanto riguarda le pene esemplari credo che siano assolutamente necessarie per un semplice motivo: nessun atto criminale viene fermato dalla paura della rieducazione, ma da quella della punizione". Dopo la posizione netta assunta contro gli stupratori di Palermo, Ermal Meta ha ricevuto decine di messaggi di vittime di stupro, che hanno parlato del dramma vissuto e dei traumi impossibili da superare anche col trascorrere del tempo.
Il cantante ha voluto condividere coi propri follower sulle storie di Instagram alcune di queste esperienze, ed è voluto tornare sulle polemiche seguite dopo le sue parole sui social. "So di aver postato cose che fanno male, ma", scrive l'artista, "è un male necessario, reale". "Sono persone quelle che mi hanno scritto, persone reali, di un paese reale, con fardelli reali, da portare con sé in ogni momento della loro vita", aggiunge. "Provate a leggerli. Quando avrete finito di indignarvi per le mie parole, provate a mettervi nei loro panni. Chissà se arderete della stessa passione. Questo è il paese reale".
Ovviamente le vittime hanno voluto mantenere l'anonimato. "Caro Ermal, sono stata stuprata il 26 dicembre del 2000...dopo 23 anni non riesco ancora a confessarlo a mio marito, provo vergogna", scrive una donna. Un'altra racconta di essere stata violentata dallo zio a 5 anni: "Vorrei dire a quelle persone che parlano, parlano, parlano che vivere con un trauma così non è facile, lavarti fino a farti uscire il sangue dalla pelle perché ti senti sporca è un orrore", scrive la ragazza rivolgendosi a chi ha criticato le parole del cantante.
Una donna racconta invece il trauma vissuto da un'amica: nonostante una vita gioiosa con un marito amorevole al suo fianco e una figlia adorata, il trauma dello stupro è riemerso con forza anche a distanza di anni. Tornata a casa dopo aver accompagnato a scuola la bambina, aveva scelto di togliersi la vita impiccandosi.
"Mi sembra chiaro che servano leggi stringenti per far sentire le donne che subiscono abusi e molestie in grado di denunciare senza alcuna remora, senza sfiducia e senza paura", affonda ancora il cantante,"se per questo volete crocifiggermi, non stancatevi a tirarmi su che sulla croce ci salgo da solo".
A commentare il post anche Elena Sofia Ricci: "La tua anima bella non può essere fraintesa", scrive l'attrice.
"A 12 anni tentai di proteggermi con un disegno che avevo fatto... un foglio di carta colorato, dall'abuso di un signore molto grande e molto stimato che conosceva bene la mia famiglia. Ho potuto parlarne solo pochi anni fa. Segni che restano per sempre", conclude la Ricci.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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