da Parigi
Lauto francese è in affanno. La crisi che morde Psa Peugeot Citroën, la cui nuova guida Christian Streiff ha appena annunciato un urgente piano di rilancio, toglie il fiato anche allex Régie: per il gruppo Renault un conto economico 2006 con molte ombre, seppure con dati a consuntivo migliori delle attese, ma soprattutto un significativo balzo indietro nella quota di mercato, in calo in Europa dell1,2%. Se svolta non dovesse essere, è a rischio lattuale posizione di Renault tra i costruttori europei: già a novembre il gruppo Fiat aveva sopravanzato i francesi nelle vendite continentali e, complice la nuova Bravo, il sorpasso potrebbe consolidarsi, facendo di Renault la prima vittima della rinascita torinese.
Che a Parigi sentano il fiato sul collo di Fiat lo dimostra bene Carlos Ghosn, il ceo di Renault, che glissa indispettito. A un anno di distanza dal programma «Contrat 2009», da lui lanciato con lobiettivo di riguadagnare competitività, il fatturato è sceso a 41,53 miliardi, con una flessione dello 0,8%, il risultato netto si è ridotto da 3,45 miliardi a 2,94, lutile operativo è quasi dimezzato a 877 milioni, mentre le vendite mondiali (2,4 milioni di veicoli) sono calate del 4% rispetto al 2005; in Europa è stato anche peggio, con una diminuzione dei volumi dell8,7%. Ciononostante Ghosn si è mostrato fiducioso: «Il piano per ridurre i costi, migliorare la qualità e le performance del gruppo ci ha permesso di raggiungere il margine operativo prefissato. Nel primo semestre continueremo a scontare gli effetti di una congiuntura sfavorevole, ma già a partire dal secondo cominceremo a raccogliere i frutti».
Larretramento rispetto al bilancio precedente è mitigato dalla crescita delle vendite nelle regioni dellEuromed, nelle Americhe e in Asia, salite nel complesso dell8,6%, grazie anche al successo della Logan in Russia. «In Francia e in Europa la riduzione del fatturato si lega al trend del comparto (le immatricolazioni hanno segnato rispettivamente un meno 3,3% e un più 0,7%), allaumento dei costi delle materie prime e agli oneri del passaggio alla norma Euro4, non trasferiti sui prezzi delle vetture». E si aggiunge anche la politica commerciale selettiva, tesa a elevare la marginalità delle vendite. Preoccupano pure i conti di Nissan (di cui Renault detiene il 44% e grazie a cui forma un aggregato al 4° posto tra i costruttori): il calo del 22,6% dellutile netto nellultimo trimestre ha segnato una forte battuta darresto. «È una momentanea crisi di performance.
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