Abbiamo ancora in fondo agli occhi la Chevelle Malibu di Pulp Fiction

Era l'auto di un rosso fiammeggiante dove Vincent Vega e Mia Wallace conversano amabilmente per lunghi tratti del film: Chevrolet la produsse a partire dal 1964

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Vincent Vega e Jules Vinnfield parlano veramente di cose banali, ma sembrano dargli particolarmente peso. Sono due gangster, e si stanno dirigendo verso un condominio popolare per recuperare una valigetta sottratta al loro capo, Marsellus Wallace. Accennano anche alla moglie di Marsellus, Mia, di come Vincent debba scortarla la sera stessa in un posto e di quanto il boss vada fuori di testa per lei, al punto da aver gettato dalla finestra un membro della gang che aveva osato massaggiarle i piedi. Il film è ovviamente Pulp Fiction e l'anno il 1994. Diventerà un pezzo iconico del cinema contemporaneo, rilanciando la carriera appannata di John Travolta, rinsaldando quella di Samuel L. Jackson e consacrando Uma Thurman.

Ed è proprio quando entra in scena Mia, insieme a Vincent, che fa la sua comparsa un'altra solenne protagonista della pellicola: una Chevrolet Chevelle Malibu dalla livrea di un rosso fiammeggiante. Comparirà in molte scene, diventando habitat perfetto per i discorsi tra Travolta e Thurman, ma si presterà anche ad accelerate disperate, quando lui cerca di salvarla in seguito ad una overdose.

Venne prodotta da Chevrolet a partire dal 1964 e diventò subito un successo per la seduzione estetica che era in grado di esercitare e le prestazioni. Montava, infatti, un propulsore V8 sportivo 6,6, che le garantiva performance effervescenti. Deve il suo nome all'omonima località californiana e, inizialmente, rappresentava semplicemente un allestimento della Chevelle. Poi diventò un modello a parte.

La prima serie, uscita fino al 1967, era dunque un segmento esclusivo, l'allestimento di punta verso il quale poteva orientarsi la classe medio-alta americana, specialmente nel nord del paese. Malgrado le sue prestazioni, venne pensata per rispondere ad una molteplicità di esigenze differenti: così nacquero le versioni berlina, coupé e cabrio. La cura degli interni era uno dei pezzi che facevano crescere l'appeal della Malibu. La tappezzeria era in tessuto e vinile, mentre i rivestimenti del pavimento in moquette.

C'era anche una versione esclusivamente sportiva, la Malibu SS, che presentava una strumentazione aggiuntiva, copricerchioni speciali e, per l'ambizione che manifestava, escludeva la berlina. Fino al 1967 la Malibu Chevelle fu rivista con piccoli accorgimenti, come la dotazione di una nuova calandra e luci posteriori avvolgenti. Nella versione familiare, inoltre, sfoggiava inserti in finto legno ed era pure disponibile un lettore di nastri Stereo8.

A partire dall'anno successivo venne completamente rivista e continuò a reinventarsi serie dopo

serie (arrivando fino all'ottava). Quel primo sensazionale modello, però, è quello che più resta in fondo agli occhi di tutti: Pulp Fiction e la Chevelle Malibu furono un matrimonio perfettamente assortito.

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