Audi A2, un fallimento ricco di ambizione

Presentata nel 1999, l'Audi A2 nel corso del suo quinquennio di commercializzazione non ha raccolto quanto sperato in partenza. Storia di un'auto ambiziosa

Audi A2, un fallimento ricco di ambizione

Alex Proyas nel 2004 dirige una pellicola di ampio respiro commerciale e ispirata ai romanzi di fantascienza di Isaac Asimov. Si tratta di "Io, robot", nel quale il protagonista è Will Smith, anche se salgono alla ribalta delle auto volanti che hanno l'aspetto delle Audi di inizio terzo millennio, intente a mischiarsi con disinvoltura nel tecnologico mondo del domani. Non si può fare a meno di notare - fra queste - la piccola A2, che sembra totalmente a suo agio in uno scenario che brilla per futuribile fantasia. D'altronde la compatta prodotta nello stabilimento di Neckarsulm è una vettura all'avanguardia, talmente sofisticata da essere poco compresa dagli automobilisti che non hanno la voglia di conoscerla a fondo e di capire i principi costruttivi che stanno alla base del suo mirabile progetto. Più facile farsi distrarre e abbagliare da ciò che si vede, attirati dal superficiale scintillio del metallo, come succede alle gazze ladre. Forse è anche per questo che l'ambiziosa Audi A2 è stato un flop commerciale, uno dei più roboanti della recente storia del marchio di Ingolstadt.

L'ambizione di Audi A2

Partiamo, dunque, dal fondo che ci racconta di un inatteso insuccesso commerciale. L'Audi A2 è costata la bellezza di 1,33 miliardi di euro e per ogni vettura assemblata, tra il 2000 e il 2005, i Quattro Anelli perdevano ben 7.530 euro. In appena un quinquennio ne sono stati venduti 176.377 esemplari, al di sotto di quanto si aspettassero dai piani alti del Gruppo Volkswagen. Uno dei motivi per i quali la A2 ha raccolto meno di quanto meritasse è forse relativo al suo prezzo di listino, apparentemente altissimo, tuttavia, legato inscindibilmente al suo processo costruttivo. La A2 non è una semplice monovolume compatta, categoria tanto in voga nella sua epoca, ha più di qualcosa in comune con l'ammiraglia A8. Prima di tutto dispone di un telaio space frame in alluminio saldato al laser, più leggero del 43% rispetto a uno di uguali caratteristiche realizzato in acciaio. Tutto ciò permette di sfoggiare un risultato sulla bilancia da stropicciarsi gli occhi: l’ago si ferma a 895 kg e, a seconda delle motorizzazioni, non supera mai i 1.000. L'obiettivo principale dei tecnici di Audi è quello di permettere a questa compatta di consumare il meno possibile, quindi la stadera deve essere accompagnata da un'eccellente aerodinamica. Gli ingegneri e i designer passano un enorme quantitativo di tempo in galleria del vento per regalare alla A2 una silhouette discendente e personale con un piccolo spoiler che divide il lunotto. Queste forme che all'apparenza possono sembrare bizzarre, sono funzionali a fendere l'aria e, inevitabilmente, il risultato è da record: il Cx è compreso tra 0.25 e 0.29 a seconda delle versioni.

Audi A2

La cura del dettaglio

Niente può essere trascurato. Ai progettisti viene imposto di trasferire il non plus ultra di Audi nella A2. I Quattro Anelli hanno sgomitato per raggiungere il prestigio e la fama che li ha portati nell'olimpo dell'automotive, battagliando fianco a fianco con i connazionali BMW e Mercedes-Benz, spesso superandoli per qualità costruttiva e precisione degli assemblaggi. La sfida di tornare dopo due decenni a cimentarsi in un segmento basso, come quello della piccola monovolume, non deve essere un pretesto per abbassare gli standard qualitativi conquistati, anzi, se possibile meglio smarcarsi dalla massa e offrire qualcosa di mirabolante. Nell'abitacolo della A2, dunque, compaiono materiali pregiati per la plancia paragonabili a quelli della A8, vertice della gamma, mentre il rumore delle portiere in fase di chiusura viene messo a punto con un'attenzione certosina. L'assemblaggio, poi, è fenomenale e viene reso ricco da molteplici dettagli in alluminio, visibili anche all'interno. Il rovescio della medaglia, tuttavia, è l'abitabilità che viene ridotta a solo quattro posti, con un bagagliaio molto piccolo. Inoltre, l'esasperazione aerodinamica taglia centimetri vitali alle sedute posteriori, decisamente sacrificate per chi ha un'altezza medio alta.

Audi A2

Consumi da record

L'Audi equipaggia la A2 col quattro cilindri benzina 1.4 16V da 75 CV e, con la stessa potenza, il 3 cilindri 1.4 TDI a gasolio. Entrambi sono abbinati alla sola trazione anteriore e al cambio manuale a 5 rapporti. Nel 2001, un anno dopo il debutto, introduce anche il 1.2 TDI da 61 CV, sempre 3 cilindri, stavolta con il cambio automatico-robotizzato. Proprio quest'ultimo propulsore è l'osservato speciale di una missione di Audi, che ha un doppio significato. Si tratta di percorrere con un solo pieno la distanza che intercorre tra Stoccarda e Milano, per dimostrare i consumi esegui di questo gioiellino della tecnica. Ma perché partire proprio dal capoluogo del Baden-Württemberg? Semplice, è un guantone di sfida a Mercedes-Benz e alla sua Classe A, la rivale di riferimento. La bavarese si dimostra particolarmente attenta ai consumi, arrivando in riva al Naviglio con una media di 33 km con 1 litro. È il periodo d'oro del diesel, pronto a spopolare e a soppiantare nei consensi la benzina. Altri tempi. L'Audi vince la sua battaglia, però, soccombe nella guerra. Gli automobilisti continuano a preferire la Mercedes, più economica e spaziosa dell'ambiziosa Audi.

Audi A2
Audi A2

La sottovalutazione

Audi con l'A2 non ha percepito l'importanza di una comunicazione d'assalto, non ha saputo trasformare la sua piccola star in un fenomeno di tendenza. Ambire a possedere la monovolume compatta dei Quattro Anelli doveva affascinare il cliente, che poteva toccare con mano un'ammiraglia tascabile, non solo un'auto parca nei consumi. Il secondo guaio è quello di non aver acceso i riflettori su ciò che si nascondeva sotto la veste.

L'utente medio non era (e non è) pronto a pagare per ciò che non si vede. Forse, con un messaggio diverso, il destino della A2 sarebbe stato differente e oggi avremmo una sua erede in listino. Queste, però, restano solamente delle suggestioni.

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