Autobianchi Y10, i primi quarant'anni dell'ammiraglia tascabile

Il 7 marzo del 1985 veniva presentata al Salone di Ginevra l'Autobianchi Y10, un'auto che ha cambiato il mondo delle utilitarie. I primi quarant'anni della macchina che piace alla gente che piace

Autobianchi Y10, i primi quarant'anni dell'ammiraglia tascabile

Come passa il tempo. Sono già trascorsi quarant’anni da quel 7 marzo del 1985, giorno durante il quale il mondo delle quattro ruote si arricchì di un nuovo pilastro: l’Autobianchi Y10. Sotto alle calde luci della più importante kermesse dedicata ai motori, il Salone di Ginevra, il Gruppo Fiat presentava con orgoglio una vetturetta destinata a segnare un’epoca e a solcare l’oceano degli edonistici anni Ottanta come un vascello a vele spiegate, determinata a conquistare il futuro come si fa quando compare all’orizzonte una nuova terra emersa. Non a caso la Y10 fu l’auto della “città del futuro”, planata nell’universo delle utilitarie al pari di un ufo. Merito delle sue linee innovative e fuori dagli schemi della tradizione, oltre che dell’ambizione del Gruppo italiano di coniugare i principi di una grande ammiraglia, ricca nelle dotazioni e confortevole nell’abitacolo, in un corpo vettura compatto. Una novità quasi assoluta. Tornando a quel suo primo bagno di folla, i responsi non furono esattamente entusiastici, ma decisamente più tiepidi. Il grande pubblico fu incuriosito, sorpreso ma non ancora conquistato. Poi, come ci racconta la storia, le cose sono progredite fino a trasformare la Y10 nella macchina che piace alla gente che piace. Un fenomeno di tendenza assoluto e un successo commerciale fragoroso.

Un design fuori dal coro

Cofano motore spiovente, parabrezza inclinato con un solo tergicristallo, maniglie incassate e coda tronca in nero lucido. Così l’aveva immaginata il designer Antonio Piovano del Centro stile Fiat, il papà di quella che, di fatto, è stata l’erede della celebre Autobianchi A112. Un progetto stilistico che piacque e che riuscì a prevalere persino su quello di Giorgetto Giugiaro, la matita del secolo, che disegnò la sua personale Y10 con un gusto più conservativo che questa volta non pagò.

autobianchi Y10

Salendo a bordo, invece, la scelta ricadde su un abitacolo pingue e sfarzoso, un vero salottino all’italiana. I materiali pregiati e le dotazioni erano quelle di modelli di categoria superiore. L'estremità più bassa della plancia infatti era completamente rivestita in Alcantara, al pari dei pannelli porta, mentre il cruscotto adottava un quadro strumenti con più indicatori retroilluminati ad intensità. Insomma, una Lancia Thema in miniatura. Poi, se si voleva osare di più, si poteva arricchire la Y10 con un quadro strumenti Solid State, tutto computerizzato con piccoli bottoni a Led. Una chicca da supercar e optional dal valore che superava 1 milione e duecentomila lire.

Una meccanica più tradizionale e il motore “Fire”

Al fianco di uno stile avanguardista, l’Autobianchi Y10 adottava una piattaforma più tradizionale, derivata direttamente dalla Fiat Panda seppur con alcuni sostanziali cambiamenti nel comparto sospensioni. Al posteriore, infatti, la Y10 manteneva un assale rigido, ma a differenza della piccola di casa Fiat faceva affidamento su un più raffinato ponte Omega con molle elicoidali. Inoltre, tutte le Y10 furono dotate di trasmissione manuale a cinque rapporti (salvo le Selectronic automatiche), non una cosa scontata per le “city car” del tempo.

Autobianchi Y10

Tuttavia, il vero vanto della Y10 era quell’operoso cuore nascosto sotto al cofano spiovente: il modernissimo motore “Fire, un propulsore che ha fatto scuola. L’”ammiraglia compatta” è stato il primo modello del Gruppo Fiat a muoversi grazie al “Fire”, presentato al cospetto del Presidente della Repubblica, Sandro Pertini, il 30 marzo del 1985 nello stabilimento di Termoli. Accanto al 999 cc da 45 CV, la Y10 aveva i motori ad aste e bilancieri come il 1.049 cc da 56 CV, o il mitico 1.049 cc da 85 CV dotato di turbina e intercooler della versione “Turbo”.

Autobianchi Y10 e il suo tormentone pubblicitario

Dopo il lancio commerciale, la missione era penetrare nella testa e nel cuore della gente. Il Gruppo Fiat utilizzò tutti i mezzi possibili per far conoscere e apprezzare la neonata Autobianchi Y10, ma fu soprattutto la campagna pubblicitaria filtrata attraverso lo schermo della televisione a rivelarsi come la carta vincente, ricordata ancora adesso con simpatia. La frase designata fu in grado di conficcarsi come una freccetta nel centro del tiro a segno: "la macchina che piace alla gente che piace".

Ad accompagnare il motivetto e a sfilare a bordo della Y10 comparivano alcune delle personalità più in voga dell'Italia rampante degli anni '80, dai personaggi dello spettacolo agli sportivi di grido. "Chi si nasconde dietro alla Y10? Ah, ma è Ruud Gullit", soltanto per fare un esempio. Quindi avevamo il Pallone d'oro del Milan di Sacchi, poi Stefano Tacconi, portiere della Juventus, il presentatore Gerry Scotti e la collega Maria Teresa Ruta, il regista Gianni Boncompagni, l’attrice Eleonora Brigliadori e gli attori Michele Placido, Giuliano Gemma e Sergio Castellitto. Ciliegine finali, alcune delle donne più desiderate del momento: Carol Alt ed Heater Parisi. Quella campagna di marketing trasformò la Y10 in un oggetto del desiderio. La strada verso il successo era stata imboccata.

Milioni di esemplari venduti

Nel 1985, il listino della Autobianchi Y10 partiva dall’allestimento base al prezzo di 10.894.000 lire, poi, c’erano il più ricco “Touring” da 11.420.000 lire e il top di gamma “Turbo” da 13.195.000 lire. Un anno dopo venne lanciata la “Fire”, che rinunciava all’Alcantara per sposare dei rivestimenti più semplici, al prezzo di 9.399.000 lire, mentre la precedente versione di ingresso venne battezzata “LX Fire”. Sempre nel 1986 approdava in listino la 4WD, a trazione integrale, poi si susseguirono nel corso del tempo molte serie speciali, alcune firmate dai più prestigiosi protagonisti della moda (e non solo), come Fila, Missoni e Martini solo per citarne alcune. Nel 1989, la Y10 si aggiornava con la seconda serie, mentre la terza arrivava nel 1992, e coincideva con lo spostamento della produzione dallo storico stabilimento di Desio a quello di Arese, fabbrica dell'Alfa Romeo per antonomasia.

Autobianchi Y10

Il cerchio si chiudeva nel 1995, con un tramonto dolce e mai malinconico, perché la Y10 seppe incarnare con personalità e vigore la sua epoca, diventandone un simbolo autentico. Il suo testimone fu raccolto dalla prima generazione di Lancia Y, che fu in grado di replicarne il successo, dopo aver fatto compagnia a 1.133.774 automobilisti nell’arco di dieci anni. A onor del vero anche la Y10 fu commercializzata su taluni mercati esteri, ad eccezione di quelli francese e giapponese, col marchio Lancia.

In ogni caso, l’ammiraglia tascabile rimane l’ultimo modello commercializzato dall’Autobianchi, il guizzo finale dello storico marchio lombardo, ma soprattutto resta per ognuno di noi “la macchina che piace alla gente che piace” anche dopo quarant’anni di storia.

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