Chris Bangle, un designer dalla forza dirompente

Chris Bangle è una delle figure più influenti del design automobilistico, fautore di rivoluzioni che hanno destato scalpore e ammirazione

Chris Bangle nel 2009 - Wikipedia
Chris Bangle nel 2009 - Wikipedia

Influente, tranciante, scoppiettante, ammirato, studiato, invidiato ma anche controverso, discusso e criticato. Quanti aggettivi potrebbero essere collegabili alla figura di Chris Bangle, il geniale architetto e designer, probabilmente la figura più influente degli ultimi venticinque anni di automotive. L'americano è stato un uomo di rottura, si è smarcato dalla tradizione sposando l'innovazione. Non ha avuto la paura di dare un tocco personale ai suoi progetti e di cambiare linguaggi stilistici inossidabili, né il timore di non essere capito o di distinguersi dalla massa. Per questo le creazioni di Bangle fanno discutere ancora oggi, trovando da una parte molteplici consensi e da un'altra giudizi poco lusinghieri. Pensare che si è ritirato dall'automotive nel 2009, quando era ancora giovane e con una fucina carica di idee. La vita, però, lo ha portato a dedicarsi ad altro, predilegendo aspetti più veri e sinceri. Il design resta il suo core business, ma al di fuori delle quattro ruote. Quel mondo può essere spietato, perché è troppo competitivo e stressante. Alla lunga questa perenne lotta non fa bene allo spirito. Oggi vive in Italia, a Clavesana in Piemonte, contemplando la natura che circonda l'Alta Langa, insieme alla sua famiglia. Non prendetelo, però, per un buen retiro.

L'Italia nel destino

Se nasci a Ravenna un legame con l'Italia lo instauri sin dalla nascita, anche se non si tratta della cittadina imperiale sull'Adriatico, ma di un'amena località dell'Ohio. Ed è proprio lì che Bangle nasce nel 1956. Una volta completata la sua sua formazione all'Art Center College of Design di Pasadena, in California, e dopo un Master of Science in Industrial Design presso l'Università del Wisconsin-Madison, è tempo di prendere un biglietto aereo verso la vecchia Europa. Lo scalo di arrivo è Francoforte sul Meno, la destinazione finale Rüsselsheim. Il giovane americano si getta in una bella avventura, andando a serrare le fila dei tecnici dello stile di Opel. Ha appena 27 anni, ma si fa già valere, perché ha occhio e inventiva. Osserva tutto, capta in profondità ciò che lo circonda. Il primo grande banco di prova è la concept car Opel Junior del 1983. Il designer americano ha la missione di dare personalità all'abitacolo di quel veicolo. La catena svedese di arredamento, Ikea, è la sua fonte di ispirazione che scatena la fantasia. Anche se a quei tempi in Germania ne esistono poche filiali, Bangle ne è già cliente. Quell'ambiente gli piace, così come il meccanismo che lo guida. Dunque, perché non adattare un concetto simile anche a quell'abitacolo? "Era un’auto giovane e l’idea era che arrivasse nuda al cliente, praticamente vuota. Ognuno, successivamente, poteva riempirne gli interni come voleva, con vari pezzi come l’autoradio, il contagiri, gli indicatori della temperatura dell'olio o dell'acqua e aggiungerli man mano secondo i propri gusti. Un po' come si fa all'Ikea", svela Bangle. Quel colpo di genio lo fa salire subito alla ribalta, venendo premiato per originalità al Salone di Francoforte. Poi, alla sua porta bussa l'Italia. È tempo di andare al cospetto della grande palestra dei maestri del design. Bangle, dunque, plana a Torino.

Opel Junior
Opel Junior - Concept del 1983

Bangle in Fiat e Alfa Romeo

L'Italia è un altro mondo, non solo rispetto agli Stati Uniti, ma anche alla Germania. Poi, specialmente in quegli anni, Torino resiste ancora come capitale del design automobilistico. Qui incontra Ermanno Cressoni, che lo mette sotto la sua ala. In breve tempo l'americano spicca il volo e diventa prima il capo designer degli esterni, poi in un secondo momento, responsabile del Centro Stile di Fiat. La sua impronta si vede nell'Alfa Romeo 145, ma soprattutto nella Fiat Coupé, forse una delle auto da lui più amate, come ha spesso dichiarato: "Sono molto felice di quell'auto, mi piace ancora molto. Stavo vedendo un film con Peter Fonda ("Zozza Mary, Pazzo Gary"), quando a un tratto si vede una Dodge Charger ripresa dall'alto. Tra l'altro quella macchina è praticamente una coprotagonista della pellicola. Beh, la telecamera indugiava sopra alla vettura andando avanti e indietro, così io ho bloccato il videoregistratore e riguardato quella scena non so quante volte per vedere bene quell'enorme tappo della benzina ben evidente sulla carrozzeria". Il tappo della benzina esterno, diventa uno dei punti di forza della Coupé. Così come lo sono i fari posteriori incastonati nella scocca, o quelli anteriori "a doppia bolla". Qualcuno osava dire che somigliassero al seno di una donna. Bangle, a tal proposito ha reso famoso un aneddoto: "Ricordo quando Ermanno Cressoni, allora direttore del Centro Stile Fiat, aveva presentato l'auto, quando un ingegnere gli chiese: 'Come si lavano questi fari?', e la sua risposta fu: 'Con amore ingegnere, con amore".

Fiat Coupé
Fiat Coupé

L'epopea di BMW

Negli anni '90 il canto delle sirene di BMW diventa più di una tentazione, così Bangle decide di salire su un volo di sola andata per Monaco di Baviera. Si impone immediatamente come capo designer e attua gradualmente una rivoluzione con gradissimo coraggio. Lui sa che da una semplice linea, un'unica traccia, si può determinare lo stile di una vettura. Non per forza questa deve essere simile a qualcosa di già visto. L'americano introduce un linguaggio stilistico di completa rottura con il passato del marchio tedesco, così conservatore e ancorato alla tradizione. La prima innovazione è quella del grande X5, il SUV nato per rispondere alle esigenze di chi voleva un mezzo polivalente, che combinasse bene il comfort di una berlina con la forza di un fuoristrada. Il vero sconvolgimento si realizza, però, con le BMW Serie 7 (E65) e Serie 5 (E60), due auto dalle linee scultoree, imponenti, audaci e ardite. Con un colpo di mano Bangle si irradia nel futuro. Entrambi i modelli sono in armonia per innovazione, superfici e volumi. La vecchia guardia, gli integralisti di BMW, vanno su tutte le furie. Si scatena un polverone tale che viene scaraventata online una petizione per cacciare Bangle dal timone del centro stile dell'Elica. Una richiesta che, per fortuna, cade nel vuoto. Quelle vetture hanno fatto scuola, hanno un'impronta così marcata e personale che ancora adesso che sono passati quasi vent'anni, sembrano attuali. La firma di Bangle è riconoscibile e diventa conosciuta in modo universale. Anche chi mastica poco di automobili, sa chi è il designer americano e distingue le sue creature. Nel 2009, dopo aver regalato un corso dorato a BMW, esce di scena. Infine arriviamo a oggi, dove Bangle si occupa di management del design e strategie aziendali.

Se vi trovate a Clavesana, in provincia di Cuneo, e vedete una panchina gigante, alta due metri e larga quattro, sappiate che anche quella è opera sua. Quella di un instancabile e coraggioso precursore dello stile, una delle figure più innovative e dirompenti nella lunga storia dell'automobile.

BMW Serie 5
BMW Serie 5 (E60)

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