I bene informati lo descrivono come uno stakanovista appassionato, che risponde a tutti al telefono a qualsiasi ora del giorno e forse anche della notte. E Pierantonio Vianello, 53enne di Venezia e brand manager Seat e Cupra dopo esperienze in Ford Italia, gruppo Volkswagen, Maserati e Audi, non lo nega: "Mi piace avere un rapporto diretto. Sento moltissimo i membri del team, non solo quello che mi è stato affidato, e anche l'intera rete. Abbiamo un intenso rapporto con gli imprenditori e con le persone che lavorano nei concessionari, che penso sia positivo. Sono sempre a disposizione affinché lo sia. Altrimenti non esisterebbe la Cupra Tribe".
Ecco, facciamo un passo indietro. Quali parole userebbe se dovesse spiegare cos'è Cupra?
"Intanto, siamo un brand contemporaneo. E non solo per il semplice motivo che siamo nati da pochissimo, ma anche perché ci affacciamo al pubblico di adesso. Non parliamo di passato, perché non ce l'abbiamo; vogliamo parlare di futuro, perché speriamo di averlo, ma soprattutto di presente. La contemporaneità è dunque una prima, importante, caratteristica che ci contraddistingue. La seconda è la passione. Parlando della nostra storia, invece, tutto è nato da alcuni appassionati che a Martorell, a Barcellona, in Spagna, si sono inventati un nuovo marchio. C'è quindi anche il tema della passione che caratterizza il nostro brand. Inoltre, noi pensiamo che l'automobile e la mobilità debbano divertire. Lo stiamo facendo anche attraverso l'elettrificazione della gamma".
In che senso?
"Mi spiego meglio: non vogliamo realizzare le auto elettriche soltanto perché rispettano l'ambiente – un aspetto scontato e giusto – ma anche per interpretare lo stile di vita, la sportività e la passione per le auto dei nostri clienti. E quando parlo di sportività non intendo soltanto la competizione. Il nostro cliente può infatti essere uno sportivo, e quindi desiderare un'auto che incarni tutte le sue esigenze, i suoi hobby e le sue passioni".
A proposito dei vostri clienti, per lo più giovani, qual è il loro “identikit”?
"Potrei rispondere alla domanda continuando a parlare del marchio Cupra, che rispecchia appieno l'identikit della nostra clientela. Ci definiamo unconventional, vuol dire che non siamo assolutamente convenzionali, abbiamo rotto lo status quo e sposato il tema di essere ribelli per una causa. Il nostro cliente, di fatto, rappresenta tutto questo".
Cosa significa “rompere lo status quo”?
"Un cliente che non è per lo status quo desidera un marchio che incarni i suoi valori. Perché lui stesso ha una personalità molto forte e non ha bisogno di un brand soltanto per esprimersi all'interno della società. Per quale motivo Cupra “rompe” lo status quo? Incarniamo idee e uno stile di vita trasversali, legati a doppia mandata alla contemporaneità. Siamo stati fortunati, perché il fatto di essere piaciuti ai giovani potrebbe innalzare l'aspettativa di vita del marchio. Essere acquistati o noleggiati da giovani e giovanissimi ci offre potenzialmente un orizzonte più lungo. Poi, certo, significa anche che stiamo interpretando la cultura attuale e non quella del passato, che è invece un tratto tipico dell'automotive".
Quali sono le maggiori difficoltà che avete avuto nell'introdurre un marchio nuovo sul mercato?
"Nessuna in particolare. Siamo nati in un momento terribile, in piena pandemia, e forse per questo abbiamo incarnato i sentimenti di cambiamento, di libertà, di voglia di riscatto richiesti dalle persone, riuscendo così a conquistare i loro cuori. Per questo dico che non abbiamo avuto difficoltà. Se devo però individuarne una, dico l'avere avuto a che fare con tutte quelle categorie che ancora rappresentavano e rappresentano lo status quo. Le difficoltà, semmai, ci sono state con chi non credeva in noi quando abbiamo scelto di introdurre sul mercato qualcosa di nuovo. Ma questo credo sia comune in ogni settore. Alla fine moltissimi si sono ricreduti".
Quali sono i tre valori che rappresentano il core business di Cupra?
"Ci definiamo una Cupra Tribe, e dunque uno dei nostri valori fondamentali e fondanti coincide con le persone. Sembra un'affermazione banale e scontata, ma rendere concreto questo valore è complicato. Per noi le persone sono state, sono e saranno indispensabili a più livelli. C'è, infatti, chi ha inventato il marchio, chi lo ha sviluppato e chi lo ha industrializzato. E, ancora, sui vari mercati troviamo le persone che hanno creduto in noi e ci hanno consentito di portare avanti il nostro successo. Arriviamo poi ai clienti, agli affezionati di Cupra, a chi ha acquistato una nostra auto ma - all'interno della Tribe - anche a chi aspira ad averne una o ammira il marchio. Accanto al concetto di persone troviamo poi la parte innovativa di design, molto più legata al prodotto. Dal nostro punto di vista un'auto deve piacere, e così abbiamo cercato di catturare l'attenzione anche su questo aspetto. Ci tengo a sottolineare, ed ecco il terzo valore, che lo abbiamo fatto e lo facciamo in modo sostenibile, considerando sia il tema delle emissioni sia il prendersi cura dei materiali utilizzati, oltre alle altre azioni che facciamo. Anche il fatto di partecipare all'Extrem E, una competizione chiusa e senza gli sprechi presenti in altri contesti, è ad esempio un modo evidente di come vogliamo rispettare il pianeta in cui viviamo".
Da dove nasce l'animo giovanile di Cupra?
"Nutriamo un grande rispetto verso le nuove generazioni. Spesso il rispetto per i più giovani si riduce ad un ascolto delle loro idee, anche se poi le decisioni vengono prese dai membri appartenenti alla generazione precedente. Noi la vediamo diversamente. Da noi ci sono delle equipe, dei gruppi, dei team, formati da persone giovanissime che comandano, che prendono decisioni. Non ci limitiamo ad ascoltarli e rispettarli: a loro abbiamo dato una leadership. Nella progettazione di Urban Rebel ci siamo spinti addirittura a coinvolgere persone che non avevano nemmeno la maggiore età, per studiare gli interni, i comandi e l'interfaccia dell'auto. Hanno utilizzato i loro sensi, come ad esempio il tatto, perché saranno loro, in futuro, a guidare quelle auto. Abbiamo poi potuto constatare che i giovani hanno un rapporto con i propri sensi e con l'ambiente completamente diverso rispetto agli altri".
Qual è il valore aggiunto di Cupra in vista della Vision 2025?
"Fa un po' ridere parlare di Vision 2025 perché in pratica è già successo... Io penso che la Vision sia orientata al 2030. Anche perché il 2025, per noi, è una realtà ormai disegnata. Per quella data avremo completato la seconda tornata di gamma e avremo un numero interessante di modelli, che coprirà tutti i powertrain, sia a combustione interna che a combustione elettrica. Avremo inoltre diverse both type, quindi avremo vetture “accessibili” come Urban Rebel, e vetture più iconic come Tavascan. Il tutto con una gamma consolidata anche nelle vetture tradizionali. Per essere un marchio appena nato, abbiamo carne al fuoco".
Poi c'è la community, il mondo del padel e, più in generale, il senso di appartenenza che ruotano attorno a Cupra?
"Rispecchia i nostri valori. Faccio l'esempio proprio dei centri padel, una community nella community. Una volta iniziata la nostra attività in Italia abbiamo parlato ai concessionari del padel. Molti non sapevano nemmeno che sport fosse, però ci hanno ascoltato. Oggi abbiamo 86 centri padel in Italia, oltre ai concessionari. È come una rete. Il padel, poi, rispecchia i nostri valori. È uno sport che diverte perché anche se non sei capace puoi giocarci. È trasversale, in quanto include chiunque abbia voglia di fare sport e divertirsi. Incarna il tema della competizione sana, e cioè dell'essere competitivi ma corretti nei confronti del prossimo. C'è anche un'anima latina, dal momento che stiamo parlando di uno sport nato in America Latina, che si è poi sviluppato in Spagna (e noi siamo di Barcellona). In Italia, il padel è diventato un fenomeno meraviglioso".
Qual è il vostro rapporto con la musica?
"Siamo molto legati alla musica. Per noi rappresenta il linguaggio universale per eccellenza. Non c'è miglior modo di comunicare con il mondo. Vogliamo quindi sostenerla, a modo nostro, mandando sempre dei messaggi attraverso ciò che facciamo. Nello specifico, stiamo per annunciare una partnership con una potentissima rappresentante del mondo musicale quale è Rosalia. Lei rappresenta le nuove generazioni, il nuovo modo di fare musica ed è nata a pochi chilometri da dove siamo nati noi. Siamo inoltre il main sponsor del Primavera Sound, uno dei più bei festival musicali d'Europa e forse del mondo. E questo è appena l'inizio".
Perché secondo lei l'italiano è ancora così scettico sull'elettrico e perché, dall'altro lato, la politica si è mossa poco?
"Non so se l'italiano sia davvero scettico sull'elettrico. Penso piuttosto che sia razionale. Se l'auto elettrica non si sta diffondendo in Italia come in altri Paesi, credo sia perché l'italiano sta ancora ragionando su alcuni punti focali. Relativi, ad esempio, all'accessibilità - anche economica – di un'auto elettrica, alla mobilità, al tema, ancora poco chiaro, delle infrastrutture. Io credo molto al fatto che gli italiani possano essere pronti al passaggio all'elettrico, e credo anche che, da un certo momento in poi, possano farlo in maniera più rapida rispetto ad altri popoli.
Bisogna solo creare le giuste condizioni. E sta a noi costruttori, alle amministrazioni locali, ai governi, e a chi gestisce le infrastrutture, creare le giuste condizioni e i giusti presupposti per innescare l'intero processo".
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