Filippo Perini, la scuola italiana del design passa dalle sue mani

Filippo Perini è uno dei grandi designer dell'era contemporanea, uno di coloro che ha già lasciato il segno in alcune delle case automobilistiche più prestigiose del globo

Filippo Perini, la scuola italiana del design passa dalle sue mani
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Sono in pochissimi coloro che possono vantare un curriculum come il suo, ma quello che più conta è che sono ancora meno i custodi della più classica tradizione di car design all'italiana, un tempo la più prestigiosa del globo. Filippo Perini può gloriarsi di essere il diretto successore di quei giganti che nel Novecento hanno fatto la storia, regalando al mondo delle vetture così aggrazziate, seducenti e irresistibili da restare scolpite nelle menti di ogni appassionato. Così il piacentino, oggi 58enne, sfogliando il suo album dei ricordi può conteggiare delle figurine pazzesche, dall'Alfa Romeo alla Lamborghini, dall'Italdesign ad Aehra, la sua ultima fatica. L'anagrafe ci suggerisce un'età sempre verde per non interrompere il flusso di creatività, dunque possiamo sperare che nei prossimi anni arrivino tante altre gustose sorprese da inserire al suo già ricco palmarès a quatto ruote.

Dall'Alfa Romeo alla Lamborghini

Perini conferisce la laurea in ingegneria meccanica al Politecnico di Milano, e consegue un Master in design dell'automobile. Da quel momento incomincia a muovere i primi passi all'interno di un settore stimolante e affascinante come quello delle quattro ruote. Inoltre, partire con il ruolo di collaboratore esterno all'Alfa Romeo, è quello che si può considerare un buon inizio. Le sue doti e capacità vengono notate, così non passa molto prima di vederlo assunto a tempo pieno dal Centro Stile Alfa Romeo partecipando alla creazione delle GTV e Spider del 1995, 156 del 1997, 166 del 1998, e delle due concept car Nuvola e Kamal. Il piacentino viene nominato capo del design degli esterni nel 2001, e in questa nuova veste firma la 147 e la concept car 8C Competizione rivelata nel 2002.

Nel 2003, convocato da Walter de Silva con cui aveva già lavorato a stretto braccio tra le fila del Biscione, passa al rinnovato Gruppo Audi e nel 2004 assume il ruolo di direttore del design degli esterni alla Lamborghini sotto la guida di Luc Donckerwolke. È l'ingresso in un mondo dorato, in un'azienda da sogno, quello che sperano di fare molti bambini alle prese con le matite e un foglio bianco: disegnare le supercar più belle del mondo. Ed è quello che riesce a Perini, partecipando ai progetti delle nuove evoluzioni delle Muciélago e Gallardo. Nel 2006 diventa capo design della casa del Toro, dando una rinfrescata alla gamma con Aventador e Huracán, e immetendo linfa vitale con le esclusive Reventón, Aventador J, Veneno e Centenario, e le relative versioni roadster. Sotto alla sua egida escono tantissime concept car: Estoque, Sesto Elemento, Urus e Asterion. Tutte speciali ed eccentriche, come ogni veicolo del genere dovrebbe essere.

Lamborghini

Perini alla Italdesign

Nel 2015 de Silva, ottenuta la carica di presidente dell'Italdesign al posto di Giorgetto Giugiaro, nomina Perini direttore dello stile. La prima concept svelata al mondo è la GTZero, una shooting brake elettrica. In seguito, contribuisce alla creazione del marchio Italdesign Automobili Speciali per la realizzazione di vetture a tiratura limitata, per la prima volta nella storia dell'azienda, che non aveva mai venduto auto in modo autonomo, con la propria effige in bella mostra. Il primo modello mostrato al pubblico è la coupé Zerouno, seguito l'anno successivo dalla roadster Duerta. Come direttore del design presenta anche altre concept a marchio IDG, come il modulo PopUp a decollo verticale in collaborazione con Airbus, e DaVinci, prototipo elettrico per i 500 anni dalla morte del grande Leonardo. Da una collaborazione tra i centri stile di Italdesign e Nissan nasce GT-R50 by Italdesign, che verrà prodotta in serie limitata di 50 esemplari.

Nel presente e nel futuro

A 13 anni Perini spediva i suoi disegni alle riviste specializzate con la speranza nel cuore di vederli pubblicati e di diventare un giorno un designer automobilistico. Quel sogno di bambino si è realizzato grazie alla sua caparbietà, al suo talento e alla sua volontà. Oggi, dopo aver lavorato per due anni nel Gruppo Hyundai, è sbarcato ad AEHRA un nuovo capitolo che lo proietta nel futuro della mobilità.

“Disegnare la forma come logica e scultorea interpretazione della funzione, cercando il massimo equilibrio delle masse e delle proporzioni", questo è il suo mantra. Sicuramente, come si suol dire in questi casi, il bello deve ancora venire.

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