Siamo nella prima metà degli anni Sessanta, da poco tempo la Lancia ha sfoderato la sua berlina media, la Fulvia, ideata per offrire alla sofisticata borghesia italiana il mezzo più congeniale per affrontare in comodità le traversate lungo lo Stivale. La sorellina della più voluminosa e prestigiosa Flavia è una macchina che riscontra da subito i favori del grande pubblico, perché possiede tutti quegli ingredienti che rendono le Lancia auto differenti dalle altre: sobria eleganza, comodità e prestazioni. Nel 1965, dalla matita del geniale Piero Castagnero, viene partorita la versione coupé di questa berlina che fa sussultare gli appassionati già dalla prima visione. La Fulvia Coupé è straordinariamente bella ed elegante, raffinata e sportiva. Un gioiellino che trae ispirazione dal mondo della nautica, come ci ricordano i suoi interni con gli inserti in legno e la strumentazione circolare in bella vista, più precisamente ai motoscafi Riva, il meglio che si possa desiderare. Questa signora altolocata, un giorno sporcherà i suoi abiti di fango e terra, danzerà tra il ghiaccio e la neve, per diventare una regina dei rally, con incoronazione nel Principato di Montecarlo dopo una notte magica che segnerà un vero "sliding doors" per la stessa Lancia.
Diventa "High Fidelity"
La vettura si presenta con una silhouette filante, una carrozzeria 2+2 che diventa il sogno di tantissimi professionisti alla ricerca di un'auto sportiva signorile, ma che non entri troppo nell'occhio. La prima Fulvia Coupé adotta sotto al cofano un motore 4 cilindri di 1216 cc da 80 cavalli, che ben presto cresce nella cilindrata a 1.3 e poi a 1.6 litri. La sportivetta torinese, oltre a fare centro con la massa, scatena l'interessa di un discreto numero di persone che la vogliono adoperare nelle corse, in special modo nei rally. In fondo, il telaio è eccezionale, meccanicamente ha dei punti di forza ragguardevoli e il motore V4 stretto prodotto dalla Lancia è un piccolo gioiellino pronto a regalare gioie. Sull'onda di questo entusiasmo prende vita la “Squadra Corse HF Lancia”, dove HF sta per High Fidelity, alta fedeltà. Praticamente un gruppo di feroci appassionati del marchio che amano in particolar modo le competizioni. I piani alti dell'azienda, invece, non vedono di buon occhio il rientro nelle corse, anzi, tutto il contrario. Il primo a non volerne sapere è Carlo Pesenti, seguito dall'Ingegner Fessia, i due uomini al timone del prestigioso costruttore italiano.
Si fa strada, tuttavia, la personalità di uno scaltro individuo fuori dal comune, Cesare Fiorio, figlio di quel Sandro che è capo della comunicazione di Lancia. Cesare è un pilota talentuoso ed è lui ad animare la Squadra Corse, che non ha ancora una sede e non riceve il minimo supporto (anche in termine di finanziamenti) da parte della casa madre. Soltanto la passione e l'entusiasmo muovono questo gruppo di anime corsaiole. In breve tempo, però, arrivano in listino le versioni HF che innalzano il livello di sportività della Fulvia che raggiunge gli 88 CV di potenza nella prima versione 1216 cc, e 101 CV nella 1.3 HF coi parafanghi allargati. Nel 1969 si aggiunge alla schiera la mitica la 1.6 HF detta "Fanalone" (o "Fanalona") per via dei fari abbaglianti maggiorati: tocca quota 115 cavalli (130 con la variante 1016) e viene costruita in 1258 esemplari, più venti riservati alla Squadra Corse. All'orizzonte si avvicina la Fiat, che muove i suoi lunghi e pesanti arti per accapararsi il marchio rivale e inserirlo nella propria galassia.
La Fulvia vince a Montecarlo e cambia la storia
La Fulvia Coupé è grintosa e viene scelta da moltissimi piloti per gareggiare nei rally. Il suo schema motore-trazione all'anteriore le dona diversi vantaggi, supportati da una leggerezza e da una manovrabilità fuori dal comune. Da annoverare tra le primissime vittorie della Fulvia Coupé 1.3 HF, quella di un equipaggio tutto al femminile al rally del Sestriere del 1968: Pat Moss, sorella del famosissimo pilota inglese Stirling Moss, in coppia con la svedese Elisabeth Nyström, conquista l'alloro con altre tre Fulvia HF dei piloti ufficiali Källström, Barbasio e Andersson. Quella mirabile vettura sfoggia una livrea di colore "Amaranto Montebello", con fascia gialla e blu (i colori di Torino) che attraversa longitudinalmente cofano, tetto e baule. Questa colorazione distinguerà quasi tutte le 1.2 e 1.3 HF e anche le prime 1.6 HF, fino all'arrivo del "rosso Corsa".
La storia dipinge la Fulvia con il cofano tinto in nero opaco per annullare i riflessi, la carrozzeria rossa e il numero di gara 14 sulle fiancate. La Lancia-Italia porta al Rallye Automobile de Monte-Carlo del 1972 la coppia Munari/Mannucci, che si impone sulle più potenti concorrenti nella leggendaria prova del Col de Turini il 28 gennaio 1972. In condizioni proibitive, tra pioggia, vento e neve la Fulvia spunta davanti a tutti sui ghiacciati tornanti del Turini, e risulta imbattibile. Quella notte memorabile cambia la storia della Fulvia e della Lancia. Quella vittoria epica innalza la Fulvia nell'Olimpo delle auto, guadagnando copertine di giornali, riprese televisive e una fama mai raggiunta negli anni precedenti. In Italia si accendono i riflettori sul mondiale rally e la Lancia si ritrova improvvisamente in casa un gioiello che tutti desiderano ma che, nei piani originali, doveva essere quasi prossima al pensionamento. Addirittura alla fine dell'anno, con la vittoria in Marocco e al Sanremo, la Squadra Corse Lancia vince il primo titolo mondiale rally. Quella scintilla avvitata a Montecarlo porterà la divisione sportiva di Cesare Fiorio ad avere più credibilità, spazio e investimenti. La "Fulvietta" del "Monte" diede l'abbrivio alla grande epopea della Lancia Rally, col suo elefantino volante in bella mostra, che infilerà nei vent'anni successivi altri 10 titoli iridati (record attualmente imbattuto). Per celebrare la vittoria al Rally di Monte Carlo, viene prodotta un'edizione speciale della Fulvia Coupé 1.3 S chiamata proprio "Monte-Carlo", che riprende il look dell'ormai leggendaria "Fulvia 14".
Lancia Fulvia Coupé, una leggenda
L'impresa di Munari e Mannucci porta la Lancia a misurarsi con qualcosa di imprevisto: una domanda che supera di gran lunga l'offerta. La Fulvia Coupé diventa la macchina del destino e del sogno, tanto che dai piani alti decidono di prolungare la sua permanenza sul mercato, nonostante l'arrivo della Lancia Beta Coupé, destinata a succederle dinasticamente.
Addirittura, viene sfornata la Fulvia di terza generazione, figlia dell'ondata propositiva generata dal mondiale rally. La storia della "Fulvietta" cessa nel 1976, dopo undici anni d'amore e 140.454 esemplari di cui 6.419 HF. Quando si dice i giochi imponderabili del destino.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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