Mercedes-Benz Classe G, il giro del mondo di "Otto"

Gunther Holtorf ha viaggiato per 26 anni insieme alla sua Mercedes Classe G in 215 Paesi diversi, macinando quasi 900.000 chilometri di strada

Gunther Holtorf e la sua Classe G in zona Everest - 2011
Gunther Holtorf e la sua Classe G in zona Everest - 2011

Da Est soffia un vento pronto a spezzare via le catene di un mondo diviso in due blocchi, con la città di Berlino epicentro del cambiamento con le sue tensioni che stanno per espoldere dalla parte orientale del Muro che divide in due la vecchia capitale prussiana. Ebbene, il viaggio in giro per il mondo di Gunther Holtorf parte nel 1989 quando esitono ancora due Germanie, e lui compie 50 anni di età. Dopo 30 anni spesi come manager di successo della Lufthansa, compagnia di bandiera tedesca, giunge il momento di andare a visitare veramente quei posti che ha potuto vedere - spesso - soltanto dall'oblò di un aereo di linea. Il primo passo, però, è quello di acquistare il mezzo ideale: una Mercedes-Benz Classe G. Il massiccio e robusto fuoristrada, a quattro ruote motrici, che non ha paura di nessun ostacolo perché i tecnici di Steyr-Puch, specialisti del settore, lo hanno messo duramente alla prova sul monte Schöckl. Sceglie la versione 300D del Geländewagen, quello che sotto al cofano nasconde il 3.0 5 cilindri in linea aspirato da 88 CV, rigorosamente a gasolio. Il piano originale prevede come prima tappa l'Africa, l'affascinante Continente che si presta al coraggio di un vero avventuriero. Una volta convinta la sua terza moglie, Beate, giunge il momento di mettersi in marcia verso i deserti e le alture di quel mondo che i greci antichi avevano battezzato come Libia.

Prima tappa l'Africa

L'idea è quella di stare lontani da casa per almeno due anni, ma i primi diciotto mesi nel Continente Nero hanno i connotati dell'incubo. Il nativo di Gottingen prende per cinque volte la malaria, rischia la pellaccia ripetutamente, a differenza di quanto non accada alla sua Mercedes che festeggia tra sabbia, fango e polvere i suoi primi 100.000 km. Chi, invece, getta la spugna è Beate che si arrende e lascia il marito, non solo come compagna di avventura, ma definitivamente. Il signor Holtorf non si perde d'animo e lancia un annuncio per trovare una nuova persona che gli faccia da spalla in questo epico viaggio. All'appello risponde Christiane, una 34enne tedesca, che si unisce volientieri all'ex manager di Lufthansa. Il viaggio in Africa riprende a pieno carico, ma non basta una foto con il cartello e un timbro sul passaporto, per conoscere davvero queste Nazioni serve altro: "L’unico modo di viaggiare è attraversare il Paese in questione, entrare in contatto con le persone del luogo e conoscere tutte le loro sfaccettature". Così il tempo scorre, da che dovevano essere due anni di pazzia, l'assenza da casa diventa molto più duratura.

Otto
Otto in Guinea 1991

Due persone e una Mercedes

Gunther e Christiane convolano a nozze e dall'Africa si spostano al Sud America, una porzione di mondo che li conquista. Insieme alla fidata Mercedes, soprannominata "Otto", attraversano Cile, Perù, Brasile, si bagnano i piedi nei mari caraibici e osservano da vicino i ghiacci della Terra del Fuoco. Proprio in Argentina, la Classe G taglia il traguardo dei 200.000 km ed è qui che i due sembrano volersi stabilire, prima che l'istinto da nomade riprenda il sopravvento. Gli anni passano e la mappa si riempie di nuove bandierine, tutti e tre sempre insieme, esseri umani e macchina. Visitano Centroamerica, Stati Uniti, Australia, Nuova Zelanda, Indonesia e Medio Oriente. Qui non sono esenti le avventate sortite in scenari di guerra, come in Afghanistan e Iraq. Poi Asia, il viaggio attraverso il 38° parallelo, la Cina, il Kazakhistan (con contachilometri a quota 500.000), la Siria, l'India, il Giappone e addirittura la Corea del Nord. Nel 2010, la moglie Christiane muore per un tumore, ma il viaggio prosegue anche se ormai rimangono soltanto Gunther, sempre più anziano, e Otto che sfiora gli 800.000 km.

Otto
Otto in India, 2005

Le ultime tappe

Le ultime tappe sono il Vietnam e la Cambogia, poi tocca alla cara e vecchia Europa, prima del trionfale rientro a Berlino, con foto di rito di fronte alla Porta di Brandeburgo, in uno scenario totalmente mutato rispetto a quella della sua partenza. La lancetta del tempo si ferma a 26 anni di viaggio, nel 2014, mentre quella dei chilometri a 900.000 circa. In totale Gunther Holtorf, insieme al fido "Otto", sono stati in 215 Paesi diversi, a esclusione di sole tre nazioni: Somalia, Ciad e Sud Sudan, zone di conflitto e troppo pericolose. L'Africa è la parte a cui sono legati i momenti più spaventosi, come quello nel quale si è trovato faccia a faccia con una iena, e quelli più carichi di emozione: "La pace che regala il deserto è qualcosa di impagabile. Sotto quel cielo immenso, indescrivibile, eravamo solo io, Christine e le sonate di Beethoven a tenerci compagnia", raccontava in un'intervista. Il tedesco ha superato indenne alcune disavventure, come la perdita della chiave di accensione, la rottura dei cuscinetti mentre si trovava sulle Ande a 5.000 metri di altitudine, e un ribaltamento in Madagascar. Otto è stato un fedele e perfetto compagno di viaggio, la Classe G ha avuto solo qualche guaio meccanico, ma niente di serio. "Ho trattato il fuoristrada come fosse mia nonna: non ho mai superato gli 80 km/h", spiegava l'avventuriero. "Ho sempre riparato tutto con le mie mani.

Con un’auto di oggi sarebbe impossibile: troppa tecnologia ed elettronica". Gunther Holtorf è morto nel 2021, mentre il suo amato "Otto" è finito in buone mani, essendo esposto come una reliquia nel museo Mercedes di Stoccarda, con il pregio di essere finito direttamente nel Guinnes dei Primati.

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